Un enorme campo da esplorare.
In Olanda, Germania, Belgio e Paesi Scandinavi, sono stati istituiti servizi di “assistenza sessuale per i disabili” che offrono ai disabili dei due sessi, compresi gli omosessuali, prestazioni sessuali.Le problematiche che ne derivano si rifanno all’etica e alla morale.
In Italia , Debora De Angelis ,31 anni di Roma, testimonial del progetto Love Giver, si batte per vedere riconosciuta la professione di Love Giver, NON RELEGATA ALLA PROSTITUZIONE, che mira a dare assistenza sessuale alle persone disabili. Perché il sesso è un diritto.«Una lovegiver è qualcuno di completamente a posto col proprio corpo e con la propria sessualità, dotato di grande empatia, che può aiutare a risolvere problematiche legate alla sessualità senza alimentarle ai fini di preservare una clientela. Tutto questo si raggiunge in parte con una naturale inclinazione, in parte attraverso una formazione adeguata con psicologi e sessuologi. È inutile confrontare assistenza e prostituzione; appena si approfondisce la questione, si capisce quanto siano diversi questi due approcci alla sessualità».
Queste le parole pronunciate da Debora De Angelis , nel corso di un’intervista di Lorenzo Sani , che mira a predisporre e promuovere una proposta legislativa di iniziativa popolare per il riconoscimento della figura professionale dell’assistente sessuale, al fine di garantire il benessere psicofisico delle persone con disabilità o in condizioni di emarginazione affettiva e sessuale.
È una professione che in Italia non esiste, e che, anzi, viene giudicata ed etichettata subito sotto mascherata prostituzione, mentre così non è.
«Tutto ebbe inizio tre anni fa, quando lessi la storia del fisico nucleare Fulvio Frisone, una delle menti più brillanti d’Italia, e di sua madre, Lucia. La donna si rese conto di quanto l’impossibilità di esprimersi sessualmente, per suo figlio, affetto da tetraparesi spastica, fosse un problema a cui trovare soluzione a ogni costo. La signora Lucia lottò per garantire a suo figlio l’aiuto di donne, prostitute, che frequentavano la sua casa e alleviavano quella che evidentemente per Fulvio era una terribile sofferenza. Subito mi chiesi come ci si potesse sentire all’interno di un corpo che ha fortissimi impulsi sessuali, se non si potessero usare nemmeno le mani per alleviare quella tensione. Immediatamente dopo, però, mi convinsi che avrei saputo aiutare quella persona».
«Di lì a poco incontrai un ragazzo disabile, con cui condividevo la passione politica. Anche lui era affetto da tetraparesi, come Frisone. All’epoca non era tanto il fatto che un disabile non potesse fare l’amore a crucciarmi, perché pure a molti normodotati capita di non essere fortunati nell’ambito intimo e relazionale. L’autoerotismo, o meglio la sua impossibilità, era ciò che mi stonava. Presumevo che per un uomo gli impulsi sessuali fossero anche più pressanti e frequenti, rispetto a una donna, volevo sapere dal mio amico se la disabilità, per caso, li attenuasse. Senza molta sorpresa, mi rivelò che non li attenuava affatto. Semmai, l’impossibilità di esprimerli, li amplificava fino a farli diventare una specie di pensiero fisso, un’ossessione».
Disabili e Sessualità -Come Funziona in Altri Paesi
Il sesso fa anche esso parte dei diritti umani. E quindi anche il tema Disabili e Sessualità ne fa parte. Ne sono convinti i servizi sociali di alcuni comuni della Gran Bretagna, che per i disabili e sessualità stanno sfruttando i soldi del programma del governo “Putting People First” (“prima la gente”) per pagare rapporti con prostitute o visite a spettacoli di lap dance. Il caso, anzi lo scandalo, è scoppiato sulla stampa inglese quando è stata diffusa la notizia che un comune finanzierà una vacanza ad Amsterdam per un giovane di ventuno anni con ritardi di apprendimento. Il ragazzo potrà qui avere il suo primo rapporto sessuale. “E’ stato a due corsi di salute e coscienza sessuale, e vuole provare di che si tratta”, ha spiegato un’assistente sociale al Daily Mirror. “Le ragazze ad Amsterdam sono molto più protette di quelle sulle strade britanniche: lasciamolo divertire, rifiutargli questo servizio sarebbe una violazione dei suoi diritti umani”.
Le polemiche oltremanica non sono tardate ad arrivare. Ma il caso del disabile iniziato al sesso è solo la punta di un iceberg. Il programma del governo britannico è infatti molto consistente dal punto di vista economico: per i disabili e sessualità stanziati ben cinquecentoventi milioni di sterline. Sarebbero quattro i comuni cha hanno usato i fondi per fornire ai clienti disabili servizi di natura sessuale a pagamento. In UK, andare con prostitute non è reato.
Il programma del governo britannico che mette al centro l’uomo è molto flessibile rispetto all’uso dei fondi. Il 97% dei comuni ha dichiarato di non avere politiche “ufficiali” in materia di disabili e sessualità e di lasciare la decisione finale alla discrezione degli assistenti sociali, che hanno un’apertura mentale inimmaginabile per il nostro paese. Oltre ai rapporti sessuali, per i disabili e sessualità sono anche finanziati: spettacoli a sfondo sessuale, chat erotiche, ma anche vacanze nel Mediterraneo.
Disabili e Sessualità Sondaggio Per L’ Assistenza Ses
In un sondaggio su disabili e sessualità proposto su Internet, otto disabili su dieci si rivolgerebbero ad un “assistente sessuale”.
Un tema così delicato come quello che nasce dall’accostamento delle parole disabili e sessualità che sono due temi ancora tabù.
Il sondaggio nasce in seguito alla notizia che in Svizzera svolgono regolarmente la loro attività dieci assistenti sessuali professionisti, che propongono ai disabili psichici che lo richiedono, massaggi, carezze, esperienze sessuali e giochi erotici. Sono sei donne e quattro uomini: dopo aver seguito un corso di formazione su disabili e sessualità svolgono questa attività a una tariffa di centocinquanta franchi l’ora. In questo caso si tratta di disabili psichici, ma evidentemente il problema riguarda anche molti disabili motori che, a seconda delle patologie, si trovano in difficoltà nel momento in cui hanno bisogno di espletare normali e consuete pulsioni sessuali.
I risultati del sondaggio sono chiari: il dato del 77% dei favorevoli va suddiviso tra chi “prenderebbe in considerazione questa proposta” (44%), chi l’accetterebbe data la presenza di professionisti (26%), e chi infine “non ne farebbe uso, ma non ci vede nulla di male” (7%). Ma un buon 5% dei navigatori non approva questa iniziativa su disabili e sessualità perchè “sarebbe come legalizzare la prostituzione”.
Giudicare il risultato del sondaggio disabili e sessualità dal punto di vista di chi la disabilità non la vive rischia di essere fuorviante. Bisognerebbe invitare chi confonde l’amore con il sesso, o chi fa professione di romanticismo per negare il diritto al tema disabili e sessualità a spogliarsi di pregiudizi culturali e/o religiosi, per immedesimarsi nello strazio interiore di chi, per un handicapfisico o psichico, non può fare sesso come chiunque.
L’esperienza sessuale è un bisogno fisico primario e in quanto tale va somministrato, anche nel campo disabili . Dal momento che chi soffre di qualche disabilità spesso non riesce ad avere alcun tipo di rapporto, questa iniziativa potrebbe essere una soluzione terapeutica valida: “…non importano i mezzi, importa il fine”.
In Inghilterra si parla del progetto“Putting People First” per il quale alcuni comuni inglesi hanno stanziato 520milioni di sterline ... si parla di assistenti sociali che pagando prostitute ai disabili, senza che ai responsabili del progetto interessi come vengono impiegati questi fondi ...
Non mi sembra il principio di qualcosa che va verso il disabile e le sue problematiche sessuali. Mi sembra, di contro, che sia un mezzo per arricchire qualche assistente sociale smaliziato, a discapito della condizione fisica e psicologica del disabile.
L'iniziativa che viene citata in Svizzera, è senz'altro più interessante e meglio organizzata anche se, purtroppo, non ha fondi cospicui come gli inglesi.
Ad ogni modo, se proprio non vogliamo definirlo un diritto è comunque una parte fondamentale della vita! E,finalmente,si puo' cominciare a parlarne senza sentirci dei poveri matti e "zozzoni"...: FORSE!
E' ORA CHE DOPO TANTO BUNGA BUNGA SI PENSI AI NOSTRI SIMILI MENO FORTUNATI...CARI POLITICI.
Annamaria... a dopo
DISABILI E SESSUALITA'
RispondiEliminaIl tema è di una serietà straordinaria e merita delle considerazioni serie.
Domanda: perché ne parlo? Perchè è un diritto godere la propria sessualità anche in condizioni di gravissime deficienze fisiche e/o psichiche. Il problema non esiste se la coppia è costituita tra due persone "sane" e neanche tra un partner sano e uno "leso", PURCHE' essi si AMINO. E quando non esiste il sentimento come si inquadra "il rapporto"?
Siamo in presenza di solo sesso e non credo che una "datrice di sesso" stia a fare sesso per un senso umanitario, cioè gratis o altrimenti detto a titolo di liberalità! Allora pur riconoscendo l'esigenza di soddisfare la propria sessualità da parte di una "persona lesa", come si fa a riconoscere, nel nostro ordinamento giuridico un'attività di commercio carnale, alias prostituzione?
DOMANDA FEROCE: immaginate due protitute, una si "presta" a tutti clienti sani, e un'altra si dona, sempre con tariffa, con tutti i clienti handicappati. Chi delle due è nella norma? Entrambe, una sola delle due o nessuna delle due? Pur evitando discorsi etici, il Diritto è sempre da rispettare.
ENZO
Entrambe.
RispondiEliminaEnzo sei andato fuori tema, secondo me: non trattiamo la parte etica. La prostituzione esiste da secoli.Chi costretta e chi per libera scelta. L'argomento verte sulla necessità di intervenire in persone disabili che, a differenza di soggetti normali, presuppone un approccio e una tecnica diversa. In molti casi sono le madri costrette ad intervenire per soddisfare le esigenze dei figli disabili. Non sempre ad un disabile necessita un rapporto completo. Il contesto è delicato e impone una preparazione qualificata. Poi,in entrambi i casi cambia il termine, la prestazione, ma si tratta sempre di prostuzione tariffata.
RispondiEliminaAndato fuori tema? Non credo proprio! Ho riconosciuto il diritto di fare sesso degli handicappati, perché di sesso si tratta. Ho analizzato "la realtà": rattasi di prostituzione sotto l'aspetto femminile; trattasi di necessità biologica sotto l'aspetto maschile. E allora? Ho toccato en passant, ma solo en passant, l'aspetto etico della donna: mestiere antichissimo e attuale. E' prostituzione! Non occorre alcuna preparazione socio-psico-filosofica per esprimersi nella fattispecie. E per concludere un ultima riflessione: delle due prostitute preferisco il "coraggio" della seconda.
RispondiEliminaENZO
N.B. La tua prima frase? Una toppa: meno disinvoltura e più attenzione, prego!