giovedì 24 gennaio 2013

L'ITALIA NECESSITA DI UN NUOVO RISORGIMENTO.






Da Dove Siamo Partiti, Dove Siamo Arrivati e Dove Stiamo Andando: Votando(li) e non



1992-1994 e’ il biennio in cui, una crisi finanziaria dovuta a malgoverno ed eccessi della classe politica, vede l’Italia fuori dallo SME e svalutare la lira. Gli italiani credono che muoia la Prima Repubblica e l’Italia volti finalmente pagina: Mani Pulite, la scomparsa della DC, del PSI, nuovi partiti e nuova legge elettorale, il Mattarellum.

L’anomalia del tutto Italiana, del passaggio alla Seconda Repubblica, si riscontro’ nel cambiamento che avvenne all’interno del sistema politico, piuttosto che nel cambiamento del sistema politico stesso.
Cosi’, le facce dei nuovi governanti erano si nuove ma non sconosciute, il loro modus operandi lo stesso di quello della classe dirigente precedente, il loro status quo non intaccato. Cosi’ come cambia il dittatore nel passaggio di mani tra padre e figlio, il passaggio alla Seconda Repubblica ha visto la vecchia classe dirigente scalzata dalla presunta nuova, che poi nuova non era, perché’ figlia della stessa che stava scalzando: erano i delfini.

2011-2013 la crisi di credibilità  dell’Italia e la conseguente crisi finanziaria mette a nudo il problema di malgoverno ed eccessi della classe politica, gli stessi della Prima Repubblica. La risposta che la politica cerca di dare, oggi come allora, sta nel cambiamento all’interno del sistema politico, anziché un cambiamento del sistema politico stesso. Cioè  il passaggio ad una Terza Repubblica che e’ solo di nome ma non di fatto, perché  sostanzialmente di diverso non ci sarebbe nulla.

Chi non ha la memoria corta dovrebbe ricordarsi ciò  che accadde nel 1996. L’oggi acclamato Presidente della Repubblica, Napolitano, seppur candidato in un collegio uninominale ed in tre collegi proporzionali non venne eletto, ma venne comunque nominato ministro degli interni. Cioè  se protestavi in piazza per questa cosa, ti trovavi li’ la polizia che, “democraticamente” mandata da Napolitano (non eletto), ti poteva riempire di mazzate. Di democrazia io ne vedo ben poca qui.
Oggi, leggo la notizia che Casini (8 legislature, 29 anni e 5 mesi da parlamentare) si e’ candidato come capolista in cinque Regioni. Che sarebbe successo se si votava con l’uninominale e non lo eleggevano come accadde per Napolitano? Lo avrebbero fatto passare in silenzio nominandolo Papa (cioe’ Presidente della Repubblica) con al conclave Fini Rutelli e D’Alema? In Italia tutto e’ possibile, il popolo italiano sembra ormai assuefatto accettando con fatalismo anche illegalità e cattivi servizi, percependoli come prassi [Einaudi].

Chi non vuole vedere una continuità  tra Prima e Terza Repubblica, chi non vuole capire che l’unico cambiamento sta all’interno del sistema politico faccia mente locale alla legge elettorale. Andrete a votare mettendo la croce su un simbolo non sapendo a quale faccia quella vostra croce sia poi associata. Non ti e’ permesso scegliere, le liste sono bloccate, c’e’ il premio di maggioranza, e le primarie non si sostituiscono ne’ curano le carenze del sistema elettorale che rimane sempre un sistema elettorale proporzionale con liste bloccate che decide la composizione del parlamento.
La classe politica sta tentando di rigenerarsi con i delfini che avanzano protetti dal sistema elettorale e controllati/protetti dagli elefanti della politica.
La legge elettorale, una legge che facesse scegliere il popolo non la voleva e non la vuole nessuno: il maggioritario, l’uninominale, fa paura. Due o tre partiti toglierebbero dalla scena, e dall’aggravio sul bilancio dello Stato, tanti padreterni che sarebbe ormai bene ora di licenziare.

E cosi’, come nel 1994 gli Italiani a 20 anni di distanza andranno a votare con una legge elettorale propria di un alchimista costituzionale, pensando, sperando di voltare pagina. Speranza vana, purtroppo.
La compagine che si appresta a presentarsi alle elezioni sembra ormai chiara cosi’ come chiari sono gli intenti di politica economica (almeno a grandi linee) dei contendenti.
Tutti dicono di abbassare le tasse, quindi se il vostro scopo nel votare e’ di vedere meno tasse, andare alla cieca (falsi invalidi e non), e mettere una croce su uno dei tanti simboli non fa differenza
Tutti parlano di crescita come soluzione al problema, quindi se il vostro scopo nel votare e’ di vedere il PIL correre vale quanto sopra.
Se lo scopo della politica economica e’ comune a tutti, le modalità  sono invece incerte visto che nessuno dice come farlo, se non Fermare il Declino di Oscar Giannino che, indipendentemente dall’esserne in comune accordo, usa bene numeri per descrivere un’idea e la sua fattibilità.



Che la speranza di voltare pagina sia vana, lo dice il fatto che nessun partito parla, in maniera concreta, del cambiamento del sistema politico stesso. Anche qui forse c’e’ un’eccezione. Tutti tranne Grillo, indipendentemente dall’esserne in comune accordo,  sono per facce nuove dei governanti ma non sconosciute, il loro modus operandi lo stesso di quello della classe dirigente precedente, il loro status quo non intaccato.
Con promesse economiche vane o irrealizzabili perché  portate avanti da un partito che ahimè, avrà, se nessuna, una minima rappresentanza, e la speranza di cambiamento riposta nel genovese che era marcito nello yogurt gli Italiani saranno costretti a confrontarsi con un teatro politico non dissimile da quello dei 30 anni passati. Grillo magari fa ridere, e’ un bravo comico, ma gli italiani, l’Italia, non ha bisogno di ridere, non c’e’ da ridere c’e’ da piangere.

A destra e sinistra ci sono frammenti di partiti che grazie al sistema elettorale andranno soli per potersi “finanziare elettoralmente” cioè  continuare a mungere la vacca Stato a vantaggio del popolo a detta loro. Fatti salvi questi, gli schieramenti, con annesse accozzaglie di cui sopra, sono:
Lega-Berlusconi (o prestanome): addossano le colpe dello stato di cose all’Euro e alla Germania. Soluzione? Uscire dall’Euro
Monti: appoggiato dai nonni della politica, Fini Casini, insieme 60 anni da parlamentari, addossa le colpe dello stato di cose alla mala-gestione politica, quasi un je m’accuse, visto che loro con Berlusconi ci hanno governato. Soluzione? Quella precedentemente applicata: false liberalizzazioni, false riforme, tasse.


PD: con l’aurea vagamente di sinistra addossa le colpe dello stato di cose alla mala-gestione politica e finanza. Soluzione? Si differenzia da Monti perché  non vuole liberalizzazioni anche se false, ma vuole false riforme e tasse. La finanza andrebbe cancellata (Boccia-Fassina) perché’ quello che non capisci va eliminato
Sinistra: la più’ frammentata, accozzaglie di partiti e partitini che proclama la necessita’ di esistere perché  rappresentano una categoria, la cui numerosità’ e’ irrilevante, che addossa le colpe dello stato di cose all’Euro e alla finanza. Soluzione? Uscire dall’Euro, default
Grillo: sostiene che lui non conta, ma ha formato una classe di politici che lo ascolta e concorda su quanto dice. Addossa le colpe dello stato di cose all’Euro e alla mala-gestione politica. Soluzione? Uscire dall’Euro, default, statalizzazione con ritorno forse al modello IRI che ha poi partorito Prodi (collegamento Prima-Seconda Repubblica)


Chiaramente l’Italia politica che uscirà  fuori dalle urne vedrà  formare un governo PD-Monti che e’ chiara continuità  con le passate gestioni politiche, viste le facce. Tuttavia questa compagine non e’ più  fragile di quanto poteva essere quella di un precedente governo degli ultimi 20 anni. Si pensi alle differenze sulle false liberalizzazioni tra i due schieramenti con Monti che chiede la testa del responsabile economico del PD Fassina (a ragione secondo me). Quanto dura un governo cosi’? Un anno, forse qualcosina in più  poi torniamo a votare di nuovo con questa legge elettorale che farà  cementificare i nuovi delfini mandando in pensione i nonni, senza che il sistema politico sia cambiato davvero.



Dall’altro lato queste elezioni potrebbero anche rappresentare il punto di svolta per l’Italia. La crescita scordatevela, meno tasse pure, non accadrà . Il 2013 sara’ come, se non peggio del 2012. Il gettito fiscale e’ inferiore alle stime e quindi il mancato incasso dovrà  esser preso da qualche parte (10 miliardi di manovra o più). Le tasse che hanno fatto forza nel 2012, l’IMU, fara’ ridurre i consumi più  quest’anno piuttosto che l’anno passato a causa di una reazione ritardata della popolazione alla tassazione: si riduce il consumo a favore della tassazione dopo che il pagamento e’ stato effettuato. L’economia e’ allo stremo e il discontento continuerà  a crescere piuttosto che recedere. In tutto questo chiunque fuori dal duo PD-Monti e’ accomunato dalla soluzione “uscire dall’Euro”
Il pericolo reale e’ che questi partiti facciano, indipendentemente dall’essere di destra o di sinistra, fuori dal parlamento, quello che non sono in grado di fare da dentro perché  politicamente non amalgamabili. Chiamare gli Italiani alle urne con un quesito referendario sull’Euro  il cui esito e’ incerto, ma che recenti pools indicavano come quasi il 50% degli Italiani fosse a favore dell’uscita dall’Euro.



L’Italia purtroppo non ha bisogno degli imbalsamatori, dei conservatori e templari dello status quo. L’Italia non ha neanche bisogno di uscire dall’Euro, perché  non e’ l’Euro il problema, ma e’ il malgoverno della nostra economia il problema. Se il gommista non ti monta la ruota bene, non e’ la gomma che va sostituita, ma il gommista. Quando i tempi finanziari erano rosei avremmo potuto allungare la vita del debito pubblico di 5 anni almeno, finanziandoci a tassi fissi bassissimi e riducendo al minimo se non annullando la possibilità  della crisi. Se non lo abbiamo fatto non e’ colpa dell’Euro, e’ colpa nostra, dei nostri politici. Sono loro da cambiare, non la valuta.

E adesso signori miei, con queste prospettive andrete a votare, turandovi forse il naso, non sapendo che nessuno dei papabili e’ ciò  di cui l’Italia ha bisogno: qualcuno che riformi il paese realmente. Qualcuno che cambi il sistema politico (grazie ad una legge elettorale normale e riforme) e che rivisiti la parte fisco/tributaria del paese. Nominare Einaudi non e’ un caso, le sue politiche furono radicali, cosi’ come oggi dovrebbero esserle per l’Italia. L’italia necessita di una riforma strutturale del sistema impositivo, del sistema redistributivo e dell’utilizzo di risorse volte alla crescita del paese. In altre parole l’Italia necessita di un nuovo risorgimento. Per fare questo bisogna essere abili e non ottusi, citando Einaudi, non si può essere mai né liberisti, né interventisti, né socialisti ad ogni costo; ogni problema darà luogo ad una soluzione sua propria, dettata da un appropriato calcolo di convenienza.
Il sistema impositivo italiano e’ chiaramente iniquo. E’ un groviglio inestricabile anche per un’Azzecca Garbugli  E’ mal gestito in quanto ad ogni entrata da tasse inferiore alle attese fa seguito una nuova tassa. Il problema non e’ da dove si prendono i soldi, e’ come si prendono.
Risolvere questo problema non e’ semplice, ma e’ chiaro che, sempre citando Einaudi, “semplificare il groviglio delle imposte sul reddito e’ la condizione essenziale affinché  gli accertamenti cessino di essere un inganno, anzi una farsa. Affinché  i contribuenti siano onesti, fa d’uopo anzitutto sia onesto lo Stato. Oggi, la frode e’ provocata dalla legge”
Il sistema fiscale va in qualche modo riscritto. Chi per partito preso nomina o prende a calci la patrimoniale dovrebbe un attimo pensare bene a cosa sia e cosa si vorrebbe ottenere da essa. La patrimoniale ,se usata per l’eliminazione del groviglio fiscale, consentirebbe, oltre alla semplificazione del sistema fiscale,  anche un immediato riequilibrio del gettito tra imposte dirette e indirette riducendo le seconde e redistribuendo equamente il carico fiscale delle prime tra reddito e rendita generata dal patrimonio. L’Italia farebbe un passo che gli consentirebbe di recuperare quel terreno perso nei passati 20 anni perché’ risorse economiche verrebbero liberate a favore di spesa, consumi ed investimenti.



Invece no, ancora una volta saremo condannati alla sopravvivenza, per altri 20 anni almeno, finché  i delfini di oggi saranno i vecchi di domani che traghetteranno, ancora, l’Italia, nelle mani della sopravvivenza per il popolo e degli allori per i governanti il cui falso litigio quotidiano e’ parte dello show trasmesso in TV e raccontato ogni giorno sui giornali, con cui la popolazione viene illusa ed affamata.


"Innovatori europei"
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Annamaria... a dopo

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