Sabato 17 novembre si è conclusa la settima edizione del Festival Internazionale del Cinema di Roma : tra polemiche, che non mancano mai in certi ambienti, hanno trionfato il film 'Marfa Girl' e il regista Paolo Franchi; miglior attrice Isabella Ferrari. Ha fatto discutere l’assegnazione dei premi a Paolo Franchi e a Isabella Ferrari per "E la chiamano estate", premi per la pellicola tra le più contestate dalla critica italiana.
Ciò che deve aver suscitato la forte reazione è la Ferrari in versione hot, nei panni di una donna che vive una storia d’amore particolare con il compagno senza mai avere rapporti intimi. Fischi in sala Sinopoli e un ‘vergogna!’ urlato dalla platea, non hanno turbato eccessivamente la Ferrari, tranquilla e radiosa nell’incontro con la stampa. L’attrice ha precisato di essere rimasta male alla presentazione del film, dispiaciuta per il livore con cui è stato accolto. “Nessuna rivincita – ha commentato il regista - anche perché avevo trovato interessante la reazione in sala, l’aggressione, al di là della maleducazione che è propria di questo Paese. Non ho voluto fare un film che fosse una provocazione, ma ciò che conta è che nessuno sia rimasto indifferente di fronte a questa pellicola”
Il Marc’Aurelio d’Oro per il miglior film a "Marfa Girl" è andato al regista Usa Larry Clark. l’americano che odia Hollywood, il nemico numero uno dello star system hollywoodiano; si tratta di ina docu-fiction che racconta l’educazione sentimentale di alcuni ragazzi di una piccola cittadina del Texas. La giuria presieduta da Jeff Nichols ha preferito il racconto di formazione adolescenziale tra droga, sesso, violenza e arte ambientato in una città texana di confine, ma ha voluto comunque premiare l’Italia con i due riconoscimenti a Paolo Franchi e Isabella Ferrari, oltre che ad “Alì ha gli occhi azzurri” di Claudio Giovannesi, Premio Speciale della Giuria. Riconoscimento a Jeremie Elkaim, protagonista di «Main dans la main» di Valerie Donzelli, per la migliore interpretazione maschile. Premio per il migliore contributo tecnico a Arnau Valls Colomer per la fotografia di “Mai morire” e per la migliore sceneggiatura a Noah Harpster e Micah Fitzerman-Blue per “The Motel Life”. L’apprezzato film di Gabriel e Alan Polsky, storia di due fratelli rimasti orfani e uniti da un legame molto forte, con Emile Hirsch e Stephen Dorff, si è aggiudicato anche il premio del Pubblico Bnl per il miglior film scelto dagli spettatori. Parla italiano la sezione “Prospettive Italia” dove, come miglior lungometraggio, ha vinto “Cosimo e Nicole” di Francesco Amato tra i documentari “Pezzi” di Luca Ferrari e “ Il gatto del Maine” di Antonello Schioppa come miglior cortometraggio. Una menzione speciale dalla giuria della miglior opera prima e seconda è andata ad Alessandro Gassman per il suo esordio alla regia con “Razzabastarda”. Infine, in Cinema XXI si è aggiudicato la vittoria il brasiliano “Avanti popolo” di Michael Wahrmann, premio speciale della Giuria a “Picas” di Laila Pakalnina e tra i cortometraggi e mediometraggi a “Panaida” di Ana-Felicia Scutelnicu. Tra i favoriti della vigilia, il solo «Uno sguardo nella mente di Charlie Swann» di Ramon Coppola è rimasto senza riconoscimenti. In effetti il panorama è stato vario, le discussioni animate, le contestazioni immancabili, le sorprese significative . . . speriamo solo che nulla possa intaccare l’entusiasmo di chi al cinema va, ma soprattutto di chi il cinema lo fa !
E allora, come sempre,
buona visione a tutti da . . . Maria !
Io li vedo tutti, i tuoi film, Maria. Ti abbraccio.
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