Citazioni celebri sulla cravatta
-Molière ne "La scuola delle mogli" fa parlare Léonor con Ariste: "Un sacro nodo da domani ci unirà". Il gesto quotidiano dell'annodarsi la cravatta assume un significato simbolico e quasi magico che si perde nella notte dei tempi. Nell'iconografia simbolica maschile il nodo rappresenta l'unione, il matrimonio, la fertilità e quindi la vita.
-Un anonimo francese del 1820 dice in un suo aforisma: "Della cravatta ho una cura perfetta: è il vero canone dell'eleganza. Mi adopero per ore con costanza perché appaia annodata in tutta fretta."
Ci
sono oggetti di uso comune di cui spesso ignoriamo l’origine. Prendete,
per esempio, la cravatta, e
chiedetevi: dove e quando nasce?
Qualche mese
fa vi ho
presentato un libro
che si è rivelato il caso editoriale dell’anno
. . . 50
sfumature di grigio
. . . Sulla
copertina compare l’immagine di una
cravatta, “indumento” molto amato dal
protagonista
durante i suoi “incontri
speciali” !
Ho preso al volo l’occasione per curiosare su
questo accessorio amato e odiato dagli uomini, anche se è anche vero che
talvolta le donne si sono lasciate tentare dall’inserire la cravatta nel
proprio abbigliamento, come elemento provocatorio e di rottura degli schemi
classici della moda femminile.
Al rientro da un viaggio in Croazia, alcuni amici mi
hanno riferito di aver trovato proprio in quella nazione elementi che la
consacrerebbero come la “culla” della cravatta.
Scartabellando in rete ho verificato che esistono diverse
versioni sulla sua origine e che non è nota una data di nascita ufficiale, ma è
certo che sin dagli inizi dell'umanità l'uomo ha avuto il bisogno di legarsi un
pezzo di stoffa intorno al collo per proteggersi dal freddo.
I primi ad indossarla furono i militari, infatti, degli
archeologi circa 30 anni fa trovarono, nella tomba dell’imperatore cinese Qin
Shih-huang-di (259-221 a.C.) un esercito di 7500 soldati, plasmati in
terracotta, tutti con un fazzoletto annodato al collo. Stabilire,
comunque, quando l'uomo ha cominciato ad annodarsi intorno al collo un pezzo di
stoffa è impossibile : alcuni dicono che gli oratori romani usassero una sottile striscia di tessuto, il focale, per scaldare le corde
vocali.
Persino
gli antichi egizi legavano ai defunti, in segno di protezione, un lembo di
stoffa intorno al collo con il nodo di Iside.
In effetti le più recenti ricerche attribuiscono
l'invenzione della moderna cravatta ai croati, popolazione dell'Europa
orientale : secondo queste ricerche, la cravatta pare sia stata copiata
dall’esercito di mercenari croati, al servizio del re di Francia, durante la
Guerra dei Trent'anni (1618-1648) combattuta tra Svezia e Francia. I
soldati si legavano, con un nodo particolare, una semplice striscia di seta,
intorno alla gola; l’agile cavalleria croata conquistò i raffinati parigini, e
soprattutto le parigine, con il suo caratteristico accessorio, annodato in modo
particolare intorno al collo.
Nel
1661 Luigi XIV istituì la carica di "cravattaio" del re, gentiluomo
che aveva il compito di aiutare il sovrano ad abbellire ed annodare la
cravatta; con il passare degli anni la duchessa di Lavallière, fu la prima
donna ad indossarne una.
Fu così che, i Croati, considerati la più bella armata in
quel periodo, sedussero l’Europa, e, in seguito, tutto il mondo, con
l’ornamento che loro stessi chiamavano podgutnica oppure podgutnjak (quello che
si mette sotto la gola).
Il resto del mondo diede, a questo accessorio
dell’abbigliamento, il nome in onore del loro popolo che l’ha introdotta:
cravatta.
Per la sua originalità, la cravatta fu accolta dai
Parigini come un simbolo del progresso : durante la Rivoluzione francese, i
nobili indossavano una cravatta bianca, che era lunga, leggera, arrotolata
intorno al collo e con le estremità annodate, sul davanti a farfalla, mentre i
rivoluzionari indossavano delle cravatte nere come segno di protesta.
Molto presto, il nuovo dettaglio diventò un simbolo della
cultura, della moda e dell’eleganza tra la borghesia e, in pochi anni, il nuovo
accessorio conquistò tutta Europa, ed anche la maggior parte delle colonie sul
continente americano.
I primi anni dell’ ‘800 furono, dunque, un periodo di
lotta fra il bianco e il nero, e solo intorno al 1820 cominciarono a fare la
loro comparsa le cravatte con motivi e disegni colorati.
La cravatta nera uscì di scena subito dopo la prima
guerra mondiale, rimanendo solo come accessorio da indossare con lo smoking ;
quella bianca, amata e indossata perennemente da Lord George Brummell, da un
certo momento in poi, fu indossata esclusivamente con il frac nero, cosa che
avviene anche oggi.
Sono i primi passi della cravatta che, per diventare ciò
che conosciamo oggi, ha ancora un po’ di strada da percorrere.
I primi modelli di cravatte simili alle attuali furono
quelle indossate nei college o nei club inglesi: nel 1880 i membri dell’Exeter
College di Oxford presero i nastri dei loro cappelli di paglia e se li legarono
intorno al collo con un semplice nodo.
Nello stesso anno ordinarono al loro sarto cravatte con
colori appropriati, creando in questo modo la prima cravatta da club : presto altri
club e scuole inglesi seguirono la nuova moda.
La cravatta come la concepiamo oggi, nella sua forma,
nacque nel 1925, per mano del cravattaio americano Jesse Langdorsf che
brevettò una cravatta lunga, meno sgualcita e più stabile, confezionata con tre
segmenti di tessuto cuciti insieme e tagliata di sbieco.
Accessorio oramai indispensabile per l'eleganza maschile, la cravatta esprime la personalità di chi la indossa ed è strumento di grande importanza nelle relazioni sociali ed in ambito lavorativo.
Oscar Wilde nel suo libro "L'Importanza di Chiamarsi Ernesto" diceva: "Una cravatta bene annodata è il primo passo serio nella vita."
Accessorio oramai indispensabile per l'eleganza maschile, la cravatta esprime la personalità di chi la indossa ed è strumento di grande importanza nelle relazioni sociali ed in ambito lavorativo.
Oscar Wilde nel suo libro "L'Importanza di Chiamarsi Ernesto" diceva: "Una cravatta bene annodata è il primo passo serio nella vita."
Lo stilista Sir Hardy Amies nel suo "The Englishman's Suit" scriveva:
"Se noi, Britannici, non possiamo pretendere di aver inventato la cravatta
moderna, neppure le altre nazioni possono attribuirsene il merito. Non abbiamo
il dovere di rintracciare le origini, risalendo al nastro di raso o di velluto,
che ha preso il nome dalla battaglia di Steenkerk (3 agosto 1692), o alla
batista di Lord Guildford, o alla cravattona del galante Beau Brummell, o al
raso celeste pallido del Conte d'Orsay, o al nero sobrio del Signor Casaubon e
di tutta l'alta borghesia Vittoriana. La cravattona, naturalmente, scomparve
con la finanziera e l'abito a coda da giorno. La cravatta, come ben sappiamo, è
venuta per accompagnarsi all'abito da giorno".
Distintivo universale di eleganza da sfoggiare nelle piu' formali occasioni e cerimonie a oggetto di uso quotidiano, la cravatta ne ha passato di tutti i colori.
A
tinta unita, regimental, a pois e a fantasia, si e' ristretta negli anni
settanta : come dimenticare il cravattino scuro dei Beatles alle loro prime
apparizioni !
Negli
anni ’80, la cravatta divenne, per le donne che si accingevano a intraprendere
professioni maschili, addirittura un simbolo di emancipazione.
Tante
altre curiosita' ruotano ancora intorno alla cravatta: esistono ben 85 modi di
annodarla, che spesso prendono il nome da chi li ha mostrati per la prima volta
in pubblico : il piu' diffuso e' un nodo con 4 fondamentali passaggi (chiamato
nodo semplice), il piu' regale senza dubbio e' il nodo Windsor (5 passaggi)
fino ad arrivare ai 9 del Balthus, che la rendono particolarmente voluminosa.
Anche
il modo di fare il nodo ha una sua storia, quasi un segreto da tramandare di
padre in figlio, indice di complicita' e di addio all’eta' adolescenziale.
Addirittura
questo accessorio e' stato argomento di dibattito politico quando l’ex Ministro
della Salute, l’On. Livia Turco, emano' una circolare nel 2007, che autorizzava
i dipendenti pubblici e privati a non utilizzarlo durante i periodi estivi;
comunque, il suo uso e' facoltativo in Parlamento, ma obbligatorio in Senato.
Pensate
che c’e' chi attribuisce alla cravatta la causa della propria malattia: la
sindrome da soffocamento, una patologia di coloro, particolarmente sensibili,
si sentono strangolare, quasi come se si sentissero intrappolati in una sorta
di prigionia fisica.
Cio'
nonostante e' opinione generale che la cravatta sia sinonimo di eleganza e
molti uomini non riuscirebbero a rinunciarvi, il suo acquisto diventa un
piacere, ed e' l’oggetto maggiormente regalato a un uomo.
Due
citta', Como e Napoli, attualmente si contendono il primato del confezionamento
e della vendita delle cravatte : la prima perche' fornisce la seta, principale materia
prima utilizzata per realizzare questo articolo.
A Napoli esiste, invece, una forte tradizione che riguarda l’uso e la
produzione della cravatta, fra i principali elementi dell’abbigliamento
maschile su cui si fonda il concetto di eleganza partenopea.
Alcuni
dei piu' noti e famosi marchi di cravatte del mondo sono napoletani, e dalle
piccole botteghe artigianali, fin dagli inizi del Novecento, sotto l’influenza
della moda inglese, escono i capi che stringono i colli degli statisti e dei
potenti della terra.
Per
concludere, quando indosserete o regalerete una cravatta, ricordatevi che
questo accessorio, nel corso degli anni, ha compiuto un percorso attraverso cui
si e' trasformata, adeguata e reinventata fino a oggetto universale,
obbligatorio ma anche fonte di vero piacere estetico.
Diventando
come scrive Carlo Castellaneta: ''. . . un momento di luce e una pausa di estro
nella grigia operazione quotidiana del vestirsi . . . ''.
Vi confesso che ho anche io nel
guardaroba alcune cravatte . . .
non sono riuscita a resistere alla tentazione di una stravaganza !
E allora, a ognuno la sua cravatta !
MARIA... a dopo
Bellissimo e sapiente articolo,Maria. Molti uomini la odiano, la cravatta e, quando sono costretti ad indossarla, si fanno aiutare dalle loro donne. Brava.
RispondiElimina☺ maria.sa ☺
EliminaNice stuff of tie's specially in small size.
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