. . . sotto le
A Salerno, il Centro Storico rappresenta la parte più antica della città, con palazzi e chiese che ne testimoniano lo splendore e la floridezza economica, sociale e culturale dei secoli passati.
In
esso, il quartiere dei Barbuti costituisce il nucleo centrale: il suo nome
probabilmente deriva dai Longobardi (uomini dalla lunga barba) che l’abitarono.
Il
Largo dei Barbuti nel ‘200 era la piazza più importante, con botteghe e
mercato; ma i fasti antichi via via sono svaniti e la “modernità” ha in seguito
ghettizzato il quartiere, come uno dei più negativamente popolari. Fino a
quando, l’iniziativa di persone desiderose di restituirgli il giusto valore, ha
aperto la via al “Teatro dei barbuti”, che anche quest’anno si propone come una
sognante location di una rassegna sempre più ricca ed interessante. Largo
Santa Maria dei barbuti è ormai considerato il “Teatro Estivo all’aperto” e
quindi il Centro Storico di Salerno è diventato il quartiere-spettacolo della
città. Nel settembre
del 1979, - Festa, farina e forca –
segna l’esordio: un lavoro nato soprattutto dal desiderio di dimostrare che in
città esistevano dei cittadini sconosciuti e con l’obiettivo di richiamare i
salernitani stessi nel centro storico. Nel
gennaio del 1982, con il gruppo della Bottega San Lazzaro, fu realizzato “A
notte ca nascette lu Messia”, lavoro del salernitano Corrado Pellecchia: un
presepe vivente che tendeva a valorizzare un quartiere perduto, ai margini
della vita cittadina, praticamente abbandonato all’indomani del sisma del
novembre 1980.
Negli anni si sono avvicendati, tra gli altri, sul magnifico
palcoscenico naturale sotto le stelle, Concetta Barra, James Senese, La Nuova
Compagnia di Canto Popolare, Roberto De Simone, Fausto Cigliano, Mario Gangi,
Lelio Luttazzi, Jango Edwards, Vittorio Marsiglia, Pippo Franco, Franca Valeri,
Rosalia Maggio, Isa Danieli, Antonio Casagrande, Eugenio Bennato, Eduardo
Vianello, Otello Prefazio, Angela Luce, Yves Le Breton, Nando Gazzolo, Anna Mazzamauro, Nicola
Arigliano, Mirna Doris, Nino Castelnuovo, Paolo Ferrari, Lina Sastri, Michele Placido, Peppe Lanzetta,
Benedetto Casillo, Gino Rivieccio, Mariano Rigillo, La Premiata Ditta, Pino
Insegno, Lando Buzzanca, Valeria Valeri, Ugo Pagliai, Paola Gasmann, Pino
Quartullo, Mario Carotenuto, Gianfranco Iannuzzo, Vincenzo Salemme . . . (per carità, mi fermo!)
In 25 anni il Teatro dei Barbuti è diventato un richiamo per i turisti che hanno avuto modo di scoprire quanto di bello Salerno può offrire, al di là dei soliti itinerari turistici. Negli ultimi anni, grazie anche alla direzione artistica di Mariano Rigillo, il Teatro ha saputo rinnovarsi, senza però perdere la sua originalità, promuovendo la cultura e la riscoperta delle tradizioni, valorizzando le bellezze artistiche e storiche del centro antico.
In 25 anni il Teatro dei Barbuti è diventato un richiamo per i turisti che hanno avuto modo di scoprire quanto di bello Salerno può offrire, al di là dei soliti itinerari turistici. Negli ultimi anni, grazie anche alla direzione artistica di Mariano Rigillo, il Teatro ha saputo rinnovarsi, senza però perdere la sua originalità, promuovendo la cultura e la riscoperta delle tradizioni, valorizzando le bellezze artistiche e storiche del centro antico.
In questa accogliente platea naturale, ho assistito
alla commedia di Luigi De Filippo, Buffo Napoletano, portata in scena dalla
Compagnia Arte in Mascher, per la regia di Matteo Salsano.
Lo spettacolo, presentato nel maggio scorso al
Teatro Totò di Napoli, ha riscosso un grande successo di pubblico e di critica,
ricevendo il Premio Speciale all'attore
Giuseppe Maria Grieco, per la realistica e convincente interpretazione del
ruolo del commendatore Gennaro Spada.
La commedia
"Buffo Napoletano" , due atti scritti da Luigi de Filippo nel 1985, è
uno spettacolo "buffo", un po' diverso dal comico, perchè oltre al
divertimento c'è anche qualcosa di antico, di misterioso, di ambiguo, di folle,
di assurdo e anche di saggio : un po' come nell'antica recitazione del "
buffone di corte ".
La " piece "
teatrale, racconta di una Napoli che, magicamente, si ribella alla speculazione
edilizia, alla distruzione del bello e ai suoi mille problemi, e quindi al
"palazzinaro" di turno: speculatore edile che ha contribuito a
distruggere il panorama e la vita civile.
Il palazzinaro alla fine riesce, dopo vari colpi di scena, a redimersi,
grazie all'amore per la propria moglie e al ritrovato amore per Napoli,
riassaporando così il vero gusto della vita, dando finalmente una ragione alla
sua esistenza. Condivido appieno la critica che scrive : . . . “ una commedia geniale, ironica, umoristica, pervasa sempre da un'inquietante attualità “ ! E poi . . . impagabile la dolce atmosfera serale, con l’aria appena mossa da un sussurro di venticello, ma condita anche da profumi tipici : è difatti d’obbligo assaporare nell’intervallo ‘a zeppola calda calda, appena fritta e passata nello zucchero da una signora abitante nel quartiere, che ormai è divenuto elemento integrante degli spettacoli che si svolgono in loco !!!
MARIA... a dopo
Ma quanto è bello, Maria. Se mi consenti, ti abbraccio con gratitudine.
RispondiEliminaE' un piacere per me che apprezziate quello che propongo....soprattutto se riguarda proprio la mia zona ♥ Grazie, Lorenzo maria.sa
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