venerdì 6 luglio 2012

HO LETTO UN LIBRO...

Donna Che Legge Un Libro (Picasso) 
            

Palermitana, madre di  tre figli, ginecologa con un’esperienza ventennale ed un’intensa attività professionale spesa a favore della prevenzione e della cura dei tumori al seno, Giuseppina Torregrossa è da alcuni anni anche scrittrice e autrice di un monologo teatrale, “Adele”, aggiudicatosi il premio opera prima “Donne e teatro” di Roma nel 2008.                                                                                                                                Rivela di aver iniziato a scrivere per gioco, nel corso di un’estate trascorsa in Sicilia, nella casa al mare in cui andava da ragazza con la famiglia.                                                                            In quel periodo ha preparato innumerevoli piatti al fianco di un'amica molto abile ai fornelli: trascrivendo le tante ricette sperimentate, ha iniziato ad inventarsi una storia per ciascuna di esse, finendo poi per accorpare questi brevi racconti aventi la figura di Anciluzza come protagonista assoluta, in cui riviveva un pezzetto di se e qualcosa delle sue amiche, oltre che di moltissime donne accostabili alla sua immagine. Nei suoi due romanzi, “L'Assaggiatrice” e “Il conto delle minne”, si alternano e rimescolano personaggi atipici insieme a figure dalle mosse prevedibili, nonni buoni patriarchi e arcigne zie esperte di sesso e vendetta, bambine già cresciute e madri bisognose di reinventarsi.
Con una scrittura descrittiva, ricca di metafore culinarie in cui gli uomini hanno le forme e l'aroma del caffè appena tostato e le donne la morbidezza ed il gusto deciso dei dolci alla ricotta, i racconti narrati, in un impasto linguistico in cui i vocaboli dialettali figurano come canditi in una crema “all'italiana”, sono storie di adulterio e soggiogazione, di amori trasognati o rovinosi, di buone usanze e malcostumi familiari.
Le sue donne sono casalinghe disperate, non nel senso telefilmico del termine; donne in cerca di emancipazione il cui destino amoroso è fatto talvolta di soli fugaci incontri,  se non di annose e scombussolanti relazioni; donne sanguigne, cerimoniose, dal fare allusivo e consapevole; donne “attapanate” (intrappolate) delle sabbie mobili dell'esistenza; donne che al nero di una vedova preferiscono un rosso sfacciato e rilevatore di intenzioni, ma anche donne disposte a scendere a patti con mariti fedifraghi e usurpatori, uomini solenni e lapidari, tanto nelle promesse quanto nella smentita, su cui esse riescono in ultimo ad avere la meglio.



Agatina delle “Minne” è una bimba timida, timorosa, inquieta, ingorda, compulsiva;                                          l'Assaggiatrice-Angela è invece una donna spiazzata ma volitiva, un'ammaliatrice annoiata, istintiva, coscientissima, silenziosa, sentenziosa.                                                                                                       Sono due personaggi femminili che imparano, crescendo, a prendere la vita a morsi, alla ricerca di una tenerezza improbabile in uomini mossi dai più bassi istinti e da una virilità ostentata, che si ritira vigliacca e veloce dinanzi all'autenticità dei sentimenti.                                                                                   Sono donne che nei rispettivi retrobottega apparecchiano, contrariate e solerti, le affollate tavole delle proprie vite.



Sia ne “L’Assaggiatrice” che ne “Il conto delle minne” l’arte culinaria è fondante, rappresentando un terapeutico momento di rilassatezza, che però favorisce anche gli scambi fra età e identità femminili diverse, nell’unire “occhi giovani” e  “mani anziane”.
In questi suoi due romanzi il cibo è anche e sopratutto amore, erotismo.                                                              
In cucina e nel sesso più tecnica o più intuizione? E’ la misura o l’istinto che conta?
La stessa autrice fa notare che, parlando di cibo, tutte le migliori ricette non riportano mai i quantitativi esatti degli ingredienti: lei stessa, una dilettante in cucina, appunta spesso le quantità al dettaglio, ma la verità è che la massaia sa bene da sola quanto occorre. E quelle che fanno la differenza ai fornelli sono per lo più quantità infinitesimali, vincolate da elementi che sfuggono al nostro controllo, come le condizioni atmosferiche: impastare le “minne” a Modena è infatti diverso dal prepararle a Napoli o a Roma, a causa del variare del grado di umidità e, di conseguenza, della consistenza dell'impasto.                                                                                                                                                               
In cucina, dunque, come nel sesso, a vincere è l'intuito: certo, quando non c'è perspicacia, il metodo aiuta.
Ho cercato altri lavori della stessa autrice e mi sono imbattuta nel suo più recente – Panza e presenza –  Ne ho letto una recensione, decidendo ben presto di proporlo anche agli alunni della mia scuola, un istituto alberghiero, ai cui alunni ci preme mostrare non solo gli aspetti professionali, bensì il panorama  tanto più variegato del “gusto”.



Mi ha attratta il titolo che viene poi spiegato nelle prime pagine della storia durante l’invito a cena dell’affascinante e volitiva commissaria Marò Pajno al collega Rosario D’Alessandro detto Sasà, affetto da un curioso disturbo della lacrimazione che fa sì che pianga quando si eccita.
La lettura è come un viaggio nei profumi e nei sapori di Palermo, rappresentata dall’autrice  con sapienti pennellate; è interessante anche l’idea ( Camilleri docet ) dell’intercalare siciliano : c’è in appendice addirittura un glossario.                                                                                                                                          
Il racconto “sentimentale” tra i tre protagonisti è un un po’ troppo femminile, nel senso di travaglio sdolcinato che si potrebbe risolvere nel giro di due pagine, ma in fin dei conti è utile per definire la psicologia dei personaggi.                                                                                                                                 Si capisce che il giallo che si sviluppa su una forse troppo scontata trama mafiosa è solo un pretesto, tanto che alla fine del romanzo si ha la quasi certezza che di chi sia l’assassino non importi granchè.
Superbe le ricette che fanno venire l’acquolina in bocca, i cui odori sembrano essere impregnare le pagine del libro, che si può definire un “giallo agli odori”.                                                                                       La protagonista, la commissaria Maria Teresa, è fresca come la pianta del basilico, odorosa, profuma di buono, ha delle forme morbide, come sono morbide le foglie del basilico.
                                                                                                     
BASILICO
           
                                                                                                                                                                                                                                                                                                    I suoi due colleghi: il questore Lobianco è come una pianta di salvia, dalle foglie larghe e sostanziose, è un uomo di sostanza. 

SALVIA
                                                                                                                              
Il suo collega, l’intraprendente commissario Sasà, è piccolo e penetrante come la maggiorana, è un profumo che contamina tutti gli altri.

MAGGIORANA
                                                                                     
La vittima, il penalista di successo, infestante come una pianta di timo, ma piccola, di cui non si capisce la cattiveria e le potenzialità. 

TIMO
                                                                                                                                              
La grande protagonista, la città di Palermo : una menta odorosa, la menta piperita, dalle foglie verde smeraldo, dal colore  intenso e dal profumo penetrante, che può anche intossicare per quanto è forte.

MENTA PIPERITA
                                                                                                                                                            
Un libro consigliato a coloro che si apprestano a
 passare le vacanze in Sicilia, per mettersi nella 
giusta lunghezza d’onda con una terra tanto meravigliosa quanto complicata.   
Vi saluto con un omaggio a tutte le donne,  siciliane e non, cantata da un uomo che può essere portavoce di ogni animo maschile innamorato . . . 

MARIA...a dopo



2 commenti:

  1. Sì che è complicata la Sicilia. Ma ammalia.

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  2. Grazie per la dedica. Quando vai in Sicilia, fammi sapere che ti faccio da guida dolce58

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