Donna Che Legge Un Libro (Picasso) |
Palermitana, madre di tre
figli, ginecologa con un’esperienza ventennale ed un’intensa attività
professionale spesa a favore della prevenzione e della cura dei tumori al
seno, Giuseppina Torregrossa è da alcuni anni anche scrittrice e autrice di un
monologo teatrale, “Adele”, aggiudicatosi il premio opera prima “Donne e
teatro” di Roma nel 2008. Rivela di aver iniziato a scrivere per
gioco, nel corso di un’estate trascorsa in Sicilia, nella casa al mare in cui andava da ragazza con
la famiglia. In quel
periodo ha preparato innumerevoli piatti al fianco di un'amica molto abile ai
fornelli: trascrivendo le tante ricette sperimentate, ha iniziato ad inventarsi
una storia per ciascuna di esse, finendo poi per accorpare questi brevi racconti
aventi la figura di Anciluzza come protagonista assoluta, in cui riviveva un
pezzetto di se e qualcosa delle sue amiche, oltre che di moltissime donne
accostabili alla sua immagine. Nei suoi due romanzi, “L'Assaggiatrice” e “Il conto
delle minne”, si alternano e rimescolano personaggi atipici insieme a figure
dalle mosse prevedibili, nonni buoni patriarchi e arcigne zie esperte di sesso
e vendetta, bambine già cresciute e madri bisognose di reinventarsi.
Con una scrittura descrittiva, ricca di metafore culinarie in cui gli uomini
hanno le forme e l'aroma del caffè appena tostato e le donne la morbidezza ed
il gusto deciso dei dolci alla ricotta, i racconti narrati, in un impasto
linguistico in cui i vocaboli dialettali figurano come canditi in una crema
“all'italiana”, sono storie di adulterio e soggiogazione, di amori trasognati o
rovinosi, di buone usanze e malcostumi familiari.
Le sue donne sono casalinghe disperate, non nel senso telefilmico del termine; donne in cerca di emancipazione il cui destino amoroso è fatto talvolta di soli fugaci incontri, se non di annose e scombussolanti relazioni; donne sanguigne, cerimoniose, dal fare allusivo e consapevole; donne “attapanate” (intrappolate) delle sabbie mobili dell'esistenza; donne che al nero di una vedova preferiscono un rosso sfacciato e rilevatore di intenzioni, ma anche donne disposte a scendere a patti con mariti fedifraghi e usurpatori, uomini solenni e lapidari, tanto nelle promesse quanto nella smentita, su cui esse riescono in ultimo ad avere la meglio.
Le sue donne sono casalinghe disperate, non nel senso telefilmico del termine; donne in cerca di emancipazione il cui destino amoroso è fatto talvolta di soli fugaci incontri, se non di annose e scombussolanti relazioni; donne sanguigne, cerimoniose, dal fare allusivo e consapevole; donne “attapanate” (intrappolate) delle sabbie mobili dell'esistenza; donne che al nero di una vedova preferiscono un rosso sfacciato e rilevatore di intenzioni, ma anche donne disposte a scendere a patti con mariti fedifraghi e usurpatori, uomini solenni e lapidari, tanto nelle promesse quanto nella smentita, su cui esse riescono in ultimo ad avere la meglio.
Agatina
delle “Minne” è una bimba timida, timorosa, inquieta, ingorda, compulsiva; l'Assaggiatrice-Angela
è invece una donna spiazzata ma volitiva, un'ammaliatrice annoiata, istintiva,
coscientissima, silenziosa, sentenziosa. Sono due
personaggi femminili che imparano, crescendo, a prendere la vita a morsi, alla
ricerca di una tenerezza improbabile in uomini mossi dai più bassi istinti e da
una virilità ostentata, che si ritira vigliacca e veloce dinanzi
all'autenticità dei sentimenti. Sono donne che nei
rispettivi retrobottega apparecchiano, contrariate e solerti, le affollate
tavole delle proprie vite.
Sia ne “L’Assaggiatrice” che ne
“Il conto delle minne” l’arte culinaria è fondante, rappresentando un
terapeutico momento di rilassatezza, che però favorisce anche gli scambi fra
età e identità femminili diverse, nell’unire “occhi giovani” e “mani
anziane”.
In questi suoi due romanzi il cibo è anche e sopratutto amore, erotismo.
In questi suoi due romanzi il cibo è anche e sopratutto amore, erotismo.
In cucina e nel sesso più
tecnica o più intuizione? E’ la misura o l’istinto che conta?
La stessa autrice fa notare che, parlando di cibo, tutte le migliori ricette non riportano mai i quantitativi esatti degli ingredienti: lei stessa, una dilettante in cucina, appunta spesso le quantità al dettaglio, ma la verità è che la massaia sa bene da sola quanto occorre. E quelle che fanno la differenza ai fornelli sono per lo più quantità infinitesimali, vincolate da elementi che sfuggono al nostro controllo, come le condizioni atmosferiche: impastare le “minne” a Modena è infatti diverso dal prepararle a Napoli o a Roma, a causa del variare del grado di umidità e, di conseguenza, della consistenza dell'impasto.
La stessa autrice fa notare che, parlando di cibo, tutte le migliori ricette non riportano mai i quantitativi esatti degli ingredienti: lei stessa, una dilettante in cucina, appunta spesso le quantità al dettaglio, ma la verità è che la massaia sa bene da sola quanto occorre. E quelle che fanno la differenza ai fornelli sono per lo più quantità infinitesimali, vincolate da elementi che sfuggono al nostro controllo, come le condizioni atmosferiche: impastare le “minne” a Modena è infatti diverso dal prepararle a Napoli o a Roma, a causa del variare del grado di umidità e, di conseguenza, della consistenza dell'impasto.
In cucina, dunque, come nel sesso, a vincere è l'intuito: certo, quando non c'è
perspicacia, il metodo aiuta.
Ho cercato altri lavori della stessa autrice e mi sono imbattuta nel suo più recente
– Panza e presenza – Ne ho letto una
recensione, decidendo ben presto di proporlo anche agli alunni della mia scuola,
un istituto alberghiero, ai cui alunni ci preme mostrare non solo gli aspetti professionali,
bensì il panorama tanto più variegato
del “gusto”.
Mi ha attratta il titolo che viene poi
spiegato nelle prime pagine della storia durante l’invito a cena
dell’affascinante e volitiva commissaria Marò Pajno al
collega Rosario D’Alessandro detto Sasà, affetto da un curioso
disturbo della lacrimazione che fa sì che pianga quando si eccita.
La lettura è come un viaggio nei profumi e nei sapori di Palermo, rappresentata dall’autrice con sapienti pennellate; è interessante anche l’idea ( Camilleri docet ) dell’intercalare siciliano : c’è in appendice addirittura un glossario.
La lettura è come un viaggio nei profumi e nei sapori di Palermo, rappresentata dall’autrice con sapienti pennellate; è interessante anche l’idea ( Camilleri docet ) dell’intercalare siciliano : c’è in appendice addirittura un glossario.
Il racconto “sentimentale” tra i tre protagonisti è un un po’ troppo
femminile, nel senso di travaglio sdolcinato che si potrebbe risolvere nel giro
di due pagine, ma in fin dei conti è utile per definire la psicologia dei
personaggi. Si
capisce che il giallo che si sviluppa su una forse troppo scontata trama
mafiosa è solo un pretesto, tanto che alla fine del romanzo si ha la quasi
certezza che di chi sia l’assassino non importi granchè.
Superbe le ricette che fanno venire l’acquolina in bocca, i cui odori sembrano essere impregnare le pagine del libro, che si può definire un “giallo agli odori”. La protagonista, la commissaria Maria Teresa, è fresca come la pianta del basilico, odorosa, profuma di buono, ha delle forme morbide, come sono morbide le foglie del basilico.
Superbe le ricette che fanno venire l’acquolina in bocca, i cui odori sembrano essere impregnare le pagine del libro, che si può definire un “giallo agli odori”. La protagonista, la commissaria Maria Teresa, è fresca come la pianta del basilico, odorosa, profuma di buono, ha delle forme morbide, come sono morbide le foglie del basilico.
BASILICO |
I suoi due colleghi: il questore Lobianco
è come una pianta di salvia, dalle foglie larghe e sostanziose, è un uomo di
sostanza.
SALVIA |
Il suo collega, l’intraprendente
commissario Sasà, è piccolo e penetrante come la maggiorana, è un profumo che contamina
tutti gli altri.
MAGGIORANA |
La vittima, il penalista di successo,
infestante come una pianta di timo, ma piccola, di cui non si capisce la
cattiveria e le potenzialità.
TIMO |
La grande protagonista, la città di
Palermo : una menta odorosa, la menta piperita, dalle foglie verde smeraldo,
dal colore intenso e dal profumo
penetrante, che può anche intossicare per quanto è forte.
MENTA PIPERITA |
Un libro consigliato a coloro che si apprestano a
passare le vacanze in Sicilia,
per mettersi nella
giusta lunghezza d’onda con una terra tanto meravigliosa
quanto complicata.
Vi saluto con un omaggio a tutte le
donne, siciliane e non, cantata da un
uomo che può essere portavoce di ogni animo maschile innamorato . . .
MARIA...a dopo
Sì che è complicata la Sicilia. Ma ammalia.
RispondiEliminaGrazie per la dedica. Quando vai in Sicilia, fammi sapere che ti faccio da guida dolce58
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