mercoledì 7 marzo 2012

227 anniversario della nascita di Alessandro Manzoni



227° anniversario della nascita di Alessandro Manzoni



Commemoriamo, anche noi del blog ,il grande Manzoni! Riproponendovi l'articolo di Maria, pubblicato qualche mese fa, dove ci presenta altri aspetti dell'autore dei "promessi sposi".


Alessandro Manzoni il pigro goloso “Gola e vanità, due passioni che crescono con gli anni”


Alessandro Manzoni (1785-1873)Alessandro Manzoni, l’esponente più importante del romanticismo italiano, visse il suo tempo cercando di interpretarne gli ideali e l’impegno morale.
Nel suo celebre "I Promessi Sposi”, trattò il tema della fame con una prospettiva inedita per la letteratura romanzesca precedente, dando all’argomento serietà e dignità. Lo scrittore presentò la fame come un problema da affrontare e risolvere per la comunità umana, e non quale stato naturale della vita di poveri o sfortunati.
Manzoni aveva gli occhi chiari, il naso lungo, la bocca affilata, il labbro inferiore e il mento un po’ sporgenti.
Per sua ammissione pigrissimo, anche se percorreva ogni giorno “a passo di carica” almeno quindici km., amava vestirsi con abiti di colore grigio o nero, giocare alla roulette, godere del buon cibo: se per i dissesti finanziari fu costretto a contrarre dei debiti, lo fece soprattutto con il salumiere e il sarto.
Fra le ricette di carne prediligeva la testina di vitello glassata, ma era cosa nota amasse i dolci, soprattutto panettone e cioccolata, ma nella sua grande opera parla poco di dolci, sono quasi banditi. C’è della cioccolata nel decimo capitolo, nel brano in cui la Madre Superiora, offre a Gertrude, la giovane fanciulla che diventerà poi la sfortunata Monaca di Monza, una fumante tazza di cioccolato con l'intento di renderle meno traumatico l'impatto con la vita conventuale).
Quando il proprietario del forno delle Grucce, quello immortalato nei "Promessi Sposi", inviò delle sfogliate per esprimergli riconoscenza dell'inattesa pubblicità, il romanziere gli scrisse ringraziandolo del dono che “lo gratificava nella gola e nella vanità”.
Come bevande al Manzoni piacevano tanto il caffé ed il nettare di bacco, e sembra che arrivò a farsi realizzare un bicchiere da vino più grande, in modo che se qualcuno lo avesse accusato di aver ecceduto, poteva rispondere di “averne bevuto solo due bicchieri…”
Nei “Promessi Sposi” è possibile rintracciare anche una ricetta che il Manzoni aveva mangiato da bambino in quantità, si tratta del gran piatto di polpette servite all’osteria a Renzo, Tonio e Gervaso, poco prima del “matrimonio a sorpresa” : siamo nel settimo capitolo, proprio durante la cena all’osteria. Ma questo non è l’unico stralcio del romanzo in cui Manzoni affida la sua penna alla gastronomia. Diverse volte ci si imbatte in cucina come nel sesto capitolo, con la polenta in casa di Tonio, o ancora lo stufato all'Osteria della Luna Piena (capitolo 14); ci sono poi i raveggioli (capitolo 33), con i quali Manzoni intende le robiole, formaggi di latte di vacca.



IL CIBO TRA REALE E SIMBOLICO 
Nei Promessi Sposi è molto importante il modo con cui i personaggi si rapportano con il cibo, che condiziona anche la vita quotidiana. Si può dire che il cibo rispecchi la posizione sociale di chi lo cucina o di chi se ne sazia. Nel romanzo esistono due tipi differenti di alimenti: il pane e il cibo in generale. 
La rappresentazione del cibo generico risponde praticamente sempre alla necessità o alla volontà di creare un “effetto di realtà”, mentre la figura del pane è legato allo sviluppo delle grandi idealità e ha quasi sempre un valore religioso. 
Si può constatare che il Manzoni abbia preferito descrivere i cibi serviti sulle tavole dei poveri rispetto a quelli che troviamo serviti alle mense dei ricchi perché sulle tavole dei poveri assume un significato diverso che nelle tavole dei ricchi. Un altro elemento molto importante è il vino dove anch’esso ha un valore religioso. 

IL CIBO: DIFFERENZE TRA RICCHI E POVERI 
Manzoni ha preferito descrivere il cibo e il momento del pranzo e della cena negli ambienti dei poveri, tralasciando, come già sottolineato, la rappresentazione dei banchetti dei ricchi. 
Un esempio è la descrizione che l’autore ci fornisce nel sesto capitolo quando Renzo viene accolto nella casa di Tonio nel momento della cena: vengono presentati i sette componenti della famiglia, attorno al focolare dove cuoce in un paiolo una bigia polenta, che attendono, nonostante la povertà del cibo, il momento che questa venga servita in tavola.



Le Sfogliate di Alessandro Manzoni



Ingredienti: : crema pasticcera, mandorle, cannella, vaniglia, liquore d’amaretto, un rotolo di pasta sfoglia, un tuorlo d’uovo, zucchero a velo 
Preparazione :
preparate una crema pasticcera, aggiungetevi mandorle sminuzzate, cannella, vaniglia e un po’ di liquore e lasciatela raffreddare. Stendete la pasta sfoglia, fatene dei dischetti e spalmate la metà con la crema. Sovrapponete i dischetti rimasti e saldateli pressando i bordi con una forchetta. Sistemate su una placca imburrata precedentemente i dolci, spennellateli con il tuorlo d’uovo, e passateli in forno a 180° finché non saranno dorati (circa 20 minuti). Prima di servire le sfogliate, spolveratele con lo zucchero a velo e rimettetele in forno per alcuni minuti.




Maria... a dopo

1 commento:

  1. Molto interessante, Maria. Sono molto meno gradevoli i cibi pronti che ci propinano oggi, no?

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