Un invito a cena. Due famiglie a confronto. L'occasione per confrontarsi e, forse, abbattere qualche pregiudizio.
Sara e Carlo sono due bambini bellissimi che vivono vicino casa nostra. L'altra sera siamo andati a cena da loro e DA1 e DA2 hanno giocato tutto il tempo senza dare troppo fastidio, nel senso che non venivano di continuo da noi a lagnarsi. La loro stanza è molto grande rispetto alla nostra e questo li ha piacevolmente colpiti. Ognuno poteva prendere un gioco senza che pestasse l'altro come capita da noi.
E' sempre bello essere ospite perché casa tua non si sporca e te la cavi con dolce e vino. Per l'occasione ho anche portato le chiacchiere di Mammà che in questo periodo sono una prelibatezza.
Abbiamo parlato dei bambini, dei loro risvegli notturni, dei loro capricci, ma anche di noi, del nostro lavoro, di cosa ci piace fare e delle prossime vacanze. Non vi dico quando abbiamo aperto l'argomento scuola dei bimbi, sai come fischiavano le orecchie delle maestre? Quando conversi con persone intelligenti il tempo passa veloce e non hai quella sensazione di voler tornare a casa il prima possibile. Una serata di conoscenza, una serata di confronto, una serata sorprendentesicuramente da rifare. Col senno del poi sono stato davvero stupido. Perché?
Perché Sara e Carlo hanno due mamme e le domande che mi passavano nella mente erano: "Si baceranno davanti a noi? Come faranno sesso? Che vestiti indosseranno? Dovrò fare attenzione a quando parlo?". Ho pensato in modo qualunquista, ho provato a dare una mia interpretazione, ho lasciato viaggiare la fantasia, le ho giudicate e non ho sospeso il giudizio. Poi ho cercato la spiegazione da dare ai miei figli, il perché della scelta e di come fossero nati i loro amichetti: «Le mamme di Sara e Carlo si sono fatte prestare due semini da due signori per farli crescere dentro di loro».
Ho cercato ad ogni costo una diversità e questo mi ha accecato.
Mentre si parlava e si beveva vino ho visto due persone che si amano, che stirano, che preparano gli zaini per la scuola dei loro figli, che litigano, che leggono e ascoltano musica. Ho conosciuto due persone con cui poter parlare, con cui potermi confrontare e a cui voler bene. Come dice Antoine de Saint-Exupéry nel Piccolo Principe: «Ecco il mio segreto: non si vede bene che col cuore...l'essenziale è invisibile agli occhi».
Ed io, che mi aspettavo domande indiscrete da parte di DA1 e DA2, mi sono sorpreso che nessuno abbia detto o chiesto nulla. I bambini non si fanno imprigionare in uno schema se non siamo noi adulti a infilarcelo. Non ci hanno fatto caso? Hanno pensato che il loro papà stesse a lavoro? Quando me lo chiederanno dirò solo che Sara e Carlo hanno due mamme che si amano, due splendide persone. Due persone che non nascondono le difficoltà: «… Tutti sono sempre pronti a dire che non c'è problema, che è bello, che abbiamo fatto una scelta coraggiosa, ma poi sei costretta a far cambiare scuola ai tuoi figli fino a quando non trovi un dirigente che ama il suo lavoro e che pone al centro il bambino senza condizioni. A dire il vero sono stanca di sopportare quelle facce truccate che parlano nell'orecchio di una amica che non le ascolta, le prediche domenicali sull'accoglienza, i ministeri per la pari opportunità e i comizi che elogiano alla normalità».
«Quando abbiamo deciso di avere dei figli ci sapevano solo dire che non era normale per un bambino avere due mamme, che non era normale non potersi rapportare ad un papà, che avrebbe potuto compromettere la relazione con l'altro sesso da adulti, che è peccato e che una di noi avrebbe dovuto fare la parte dell'uomo…»
…e adesso continuo io: «E allora i figli di quelli che picchiano le mogli? E di quelli che rubano o ammazzano? E i figli di genitori che lavorano soltanto e non ci sono mai o di quelli che non gli permettono di conoscere il mondo. Questi vivono nella normalità?»
La conoscenza è un processo che implica sempre una sofferenza… E questa volta è capitata a me. Un domani toccherà a chi amerà Carlo perché avrà in ogni caso due suocere... E allora sì che saranno guai.
(Francesco Uccello)
tratto da
Ci vorrà tempo ma ci abitueremo. Ci abituiamo a tutto.
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