Un Lui e una Lei s’incontrano; s’innamorano, ma non sempre ed è allora grave; si fidanzano; si sposano, almeno quelle che seguono la via normale.
Passa il tempo e le nuvole si addensano, i lampi illuminano, i tuoni irrompono con fragore, cioè si va…ai ferri corti.
PERCHE’?
Due persone che vivono insieme da lungo tempo, prima o poi arriveranno alle urla e al lancio dei piatti e oggetti vari o ad altri tipi di violenze. Tra gli elementi che concorrano a creare un rapporto figura anche una certa dose di antagonismo; se questo però, sfugge al controllo, la rabbia trae nutrimento da se stessa, e il matrimonio corre seri rischi.
Le relazioni coniugali buone, nel senso di profondamente soddisfacenti, sono molto rare, dicono i due psicologi americani John F. Cuber e Paul B.Harroff, al termine di un’indagine condotta su un gran numero di coppie; e concludono osservando che il matrimonio spesso va avanti per abitudine, per tradizione, per pigrizia o perché non si ha il coraggio di “chiudere”, e che una buona relazione uomo-donna è l’eccezione più che la regola.
Le alterazioni nell’ambito del matrimonio non sono indicate solo dal binomio separazione-divorzio, ma anche e soprattutto dai contrasti esagerati, dall’aridità, dalla mancanza di affiatamento di tanti rapporti pur formalmente ineccepibili.
Il motivo più frequente dei matrimoni in crisi deriva dal fatto che troppo spesso il matrimonio è vissuto come un “bene di consumo”. Per molte persone il matrimonio è stato una" “sistemazione”, un “inserimento nel mondo dei grandi”, la conclusione invece che l’inizio del romanzo della vita (anche questa è fatta!). Troppo spesso, quindi, ci si sposa partendo col piede sbagliato e la crisi del matrimonio rappresenta, prima di tutto, la crisi della coppia.
Mogli che mettono, nella scala dei valori, anziché il proprio partner, la casa e tutta la sua gestione, rappresentano anch’esse una causa di disarmonia che inevitabilmente sfocia nella disgregazione del focolare domestico. Ci sono matrimoni utilitaristicamente non abbandonati, che vanno avanti come imbarcazioni alla deriva, in quanto una lei o un lui, pur avendone avuto la possibilità, non ha tentato di creare un nuovo connubio, accettando di vivere con il rimorso “…se avessi accettato…”.
La coppia non è solo la somma di due persone: è invece una profonda interazione, paragonabile a una combinazione chimica dove due elementi, unendosi perdono la rispettiva identità per dar vita a una sostanza nuova e superiore. La coppia è un sistema dinamico in continua evoluzione, eppure difficilmente due coniugi si riconoscono in questa veste di individui interdipendenti e reciprocamente capaci di arricchire il partner e lasciarsi arricchire dall’altro, ma spesso questo non succede.
Riflettiamo un momento.
La prima riflessione riguarda l’invito a una certa cautela nel definire una coppia in crisi. Con troppa frettolosa superficialità si parla di “pruriti” (del terzo anno, del settimo, dell’undicesimo, e così via), che automaticamente significherebbero il tramonto della coppia se non addirittura la sua notte. Contrasti anche frequenti sono inevitabili in ogni rapporto interpersonale, ma senza questi una coppia sarebbe finta, non autentica, forzata, assurda.
Il problema non sta, allora, nel dissenso più o meno grave, ma “nella disponibilità, non di uno solo, ma di entrambi i membri della coppia, a discuterlo e risolverlo.
La seconda riflessione concerne il concetto stesso di crisi.
Dire che, in genere, la famiglia è in crisi non giustifica penosi e frettolosi “de profundis” per un istituto distrutto, perché è il significato stesso della parola “crisi” che non lo giustifica. Una persona in crisi è quella che sta salendo su una scala a pioli, fragile e pericolante, per accedere al piano superiore; a metà salita è esposta al rischio di rovinare al suolo oppure ha la possibilità di raggiungere la meta. Si parla di crisi psicologiche, esistenziali, economiche, politiche, di governo: in tutti questi casi, in comune c’è il concetto di “momento cruciale” di una situazione, la quale deve per forza evolvere in una qualche direzione, verso un peggioramento o un miglioramento.
Alla base del concetto di crisi c’è, dunque, il senso di un cambiamento in bene o in male.
Ci sono diversi mezzi per tentare di risolvere “la questione”: psicoterapia strutture sociosanitarie adeguate, psicologi della coppia e sessuologi.
Purtroppo, la copia non si rivolge, per svariati motivi, a questi rimedi. o almeno ritenuti tali. In definitiva: è come ignorare che un dente duole e lasciarne crescere la carie, finché, a un certo punto non c’è altro da fare che estrarlo.
Nel caso della coppia, ciò corrisponde a una separazione-divorzio, una soluzione traumatica e costosa sotto il profilo emotivo oltre che economico e sociale. La separazione è vista, a volte, come un atto di coraggio o di comodo, per soddisfare presunte esigenze di realizzazioni di libertà. Tra le giustificazioni costanti della separazione (divorzio compreso) troviamo l’incomprensione, l’incompatibilità di carattere, liti furiose, e il palleggiamento di colpe per gesti, atti e comportamenti “privi d’amore”.
L’unione di due persone ha senso solo se è creativa, e cioè, se contribuisce alla crescita di ognuno, crescita che deve passare anche attraverso la disponibilità individuale. Nel matrimonio, gli urti frontali più traumatizzanti accadono quando una o entrambe le parti si trovano toccate nelle rispettive lacune di personalità. E che scrive, credetemi, si esprime con cognizione di causa.
Lei dice: “Lui è fatto così”;
Lui dice: “Lei ha dei terribili difetti”, ma in realtà, entrambi si sentono smascherati nelle proprie intime debolezze, oppure manca a uno di loro due la forza dell’amore, che fa dire “SI” alle passioni, agli interessi e alle istanze dell’altro, e allora attaccano entrambi per difendersi meglio. A questo punto, si evidenzia l’alternativa: o maturare, con il grosso sacrificio di un’umile presa di coscienza dei propri limiti, oppure rinsaldare le difese e cercare “altrove” quiete e serenità.
In realtà, che cosa è prevedibile che accada in una successiva unione?
IPOTESI 1
I contrasti e le incomprensioni si ripresentano in una unione successiva.
IPOTESI 2
Può avvenire un compromesso sulla compatibilità dei difetti e sull’impegno a non urtarsi pur di andare d’accordo.
IPOTESI 3
Può accadere una una nuova unione permetta un vero progresso di crescita per entrambi. La copia “funziona e fila”.
Vi esorto quindi a considerare UTILI i seguenti suggerimenti:
- la rabbia è un’emozione normale: cercate di capirne la o le cause della sua rabbia;
- i diritti vanno difesi senza strafare: cercate di capire quando un diritto va difeso a oltranza…ma senza strafare;
- bisogna resistere all’impulso di mollare tutto: molti coniugi sono pronti
a gettare la spugna con richieste di avvocati, ma dovete fare il possibile per cercare di salvare il matrimonio; solo se vi accorgete che l’amore non esiste più, rivolgetevi a un avvocato, altrimenti, rassegnatevi a un connubio “freddo” e vivete la vita coniugale per i benefici che vi reca;
- meglio che sia l’altro a fare il primo passo verso il cambiamento: qui non c’è bisogno di chiarire alcunché;
- l’umiltà è una pianticella che va coltivata con cura: il desiderio di avere sempre ragione può nascere dalla paura di perdere la supremazia, ma chi non può permettersi di avere torto qualche volta, non è in grado di tenere vivo l’amore;
- un pizzico di tolleranza in più non guasta mai.
Amici lettori e lettrici, ascoltate bene.
Quando gli chiesero di parlare del suo matrimonio, considerato insolitamente lungo per un attore, con Joanna Woodward, l’affascinante star dagli occhi azzurri, Paul Newman rispose:
“E’ assurdo trovarsi insopportabili a vicenda. Nessuno di noi è perfetto, ed è necessario volersi molto bene ( io affermo che è la base di tutto) per impedire che i rispettivi difetti non vengano tenuti nella debita considerazione.”
Alcuni dei matrimoni meglio riusciti che io conosco riguardano due persone completamente diverse, spesso afflitte da strepitose idiosincrasie (incompatibilità che innalzano la pressione arteriosa), ma che si tollerano a vicenda e si adattano alle bizze reciproche o non vi fanno caso.
Per concludere, sperando di non avervi fatto sbadigliare molto, un pensiero che vi dovrebbe far riflettere molto.
Lo psicologo Carl Rogers ha scritto:
“Quando passeggio lungo la spiaggia osservando il tramonto, non dico: “Un po’ più di arancione sulla destra, prego”, o “Vi dispiacerebbe attenuare il color porpora sullo sfondo?” Penso invece a godermi il calar del sole così com’è. Credo che dovremmo fare la stessa cosa con le persone che amiamo.”
“Ammesso che amiamo il partner e siamo ricambiati” io aggiungo. In tal caso “le magie d’amore” diventano il nostro patrimonio da godere.
Fine
Bibliografia:
Alan Loy McGinnis
Selezione Reader’s Digest
Enzo
Grazie, Maestro.
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