Tra i rifiuti coordinate bancarie e dati
personali . . .
una miniera d'oro per i ladri
d'identità!
L'allarme arriva dalla vicina Francia, che dopo l'analisi di 6 mila casi di furti d'identità, stima che circa il 20% delle patenti ottenute in 6 anni (tra il 1999 e il 2005) e il 10% delle carte d'identità siano illegali, intestate ad ignari cittadini o identità parziali o totalmente fittizie.
Gli italiani non hanno le idee chiare su cosa sia il furto di identità, in particolar modo online, e non riescono a comprendere le dimensioni del problema, né, di conseguenza, sono in grado di prendere tutte le precauzioni necessarie per evitare di restarne vittima.
È quanto emerge da una ricerca svolta da Unicri, l'organismo dell'Onu che si occupa della prevenzione del crimine, informatico e non, per conto della filiale italiana di una multinazionale specializzata nella vendita di prodotti e servizi di assistenza e prevenzione delle frodi. E’ utile definire il furto d’identità : si ha un furto di identità ogni qualvolta un’informazione individuale, relativa ad una persona fisica o a un’azienda, è ottenuta in modo fraudolento da un criminale con l’intento di assumerne l’identità per compiere atti illeciti. Tali comportamenti sono considerati giuridicamente come “frode”. Secondo gli esperti il furto di identità può avvenire attraverso diverse modalità: si va dal phishing, cioè il tentativo di impossessarsi dei dati di un utente attraverso mail confezionate opportunamente, al trashing che letteralmente significa “frugare nella spazzatura”.
Un tempo questo significava rivoltare il cestino della potenziale vittima alla ricerca di bollette e estratti conto, vecchi contratti assicurativi, lettere personali, involucri di giornali spediti a casa, informazioni fiscali ecc. che sono state buttate nel cestino della spazzatura.
Oggi il trashing si fa con eBay, dove la gente mette in vendita cellulari e Pc usati, talvolta senza preoccuparsi di cancellare per bene i dati personali dalla memoria. Poi c'è lo skimming, come nella clonazione di una carta di credito durante l’uso, attraverso un’apparecchiatura elettronica in un esercizio commerciale; può essere sufficiente per reperire i dati necessari ad utilizzare una carta senza rubare interamente l’identità della vittima; per i più raffinati, c’è il vishing, una truffa molto sofisticata in cui il male intenzionato si sostituisce al call-center di una banca sfruttando il fatto che le chiamate, per risparmiare, spesso viaggiano su Internet.
Gli italiani non hanno le idee chiare su cosa sia il furto di identità, in particolar modo online, e non riescono a comprendere le dimensioni del problema, né, di conseguenza, sono in grado di prendere tutte le precauzioni necessarie per evitare di restarne vittima.
È quanto emerge da una ricerca svolta da Unicri, l'organismo dell'Onu che si occupa della prevenzione del crimine, informatico e non, per conto della filiale italiana di una multinazionale specializzata nella vendita di prodotti e servizi di assistenza e prevenzione delle frodi. E’ utile definire il furto d’identità : si ha un furto di identità ogni qualvolta un’informazione individuale, relativa ad una persona fisica o a un’azienda, è ottenuta in modo fraudolento da un criminale con l’intento di assumerne l’identità per compiere atti illeciti. Tali comportamenti sono considerati giuridicamente come “frode”. Secondo gli esperti il furto di identità può avvenire attraverso diverse modalità: si va dal phishing, cioè il tentativo di impossessarsi dei dati di un utente attraverso mail confezionate opportunamente, al trashing che letteralmente significa “frugare nella spazzatura”.
Un tempo questo significava rivoltare il cestino della potenziale vittima alla ricerca di bollette e estratti conto, vecchi contratti assicurativi, lettere personali, involucri di giornali spediti a casa, informazioni fiscali ecc. che sono state buttate nel cestino della spazzatura.
Oggi il trashing si fa con eBay, dove la gente mette in vendita cellulari e Pc usati, talvolta senza preoccuparsi di cancellare per bene i dati personali dalla memoria. Poi c'è lo skimming, come nella clonazione di una carta di credito durante l’uso, attraverso un’apparecchiatura elettronica in un esercizio commerciale; può essere sufficiente per reperire i dati necessari ad utilizzare una carta senza rubare interamente l’identità della vittima; per i più raffinati, c’è il vishing, una truffa molto sofisticata in cui il male intenzionato si sostituisce al call-center di una banca sfruttando il fatto che le chiamate, per risparmiare, spesso viaggiano su Internet.
Di tutto questo, l'utente italiano medio, secondo quanto emerge dalla ricerca, condotta prima con interviste faccia a faccia e con telefonate a un campione rappresentativo della popolazione, non sa nulla, o quasi: c'è confusione, assenza di percezione, rassegnazione (“sono cose che capitano”), timore, addirittura associati a una versione romanzata e cinematografica del fenomeno da parte di chi non ne è mai stato vittima.
Chi ne è stato vittima, non se ne dimentica facilmente e, oltre ai danni economici, si porta dietro un vissuto di rabbia e depressione latente, specie nelle donne, assieme al timore di conseguenze negative dirette o indirette sui propri cari. Dopo un'esperienza negativa, ci si accosta con maggiore diffidenza alle transazioni online: molti non usano più l'e-commerce per paura di scottarsi ancora, e ciò si traduce in un effetto negativo da non sottovalutare per l'economia che gravita attorno al Web.
Secondo i dati raccolti da Unicri, il 25, 9 % degli italiani è stato esposto a un potenziale furto di identità, riuscito o meno, nel corso dell'ultimo anno, il che significa poco meno di otto milioni di persone.
Bisogna considerare che si è tenuto conto soltanto di clonazioni di carte di credito, bancomat e cellulari, ad addebiti per beni e servizi ordinati via Internet e non consegnati, oppure richiesti da un impostore, alle adesioni a contratti telefonici o di Adsl sottoscritte “a propria insaputa”. Il rischio di incappare in brutte sorprese dunque, esiste ed anche abbastanza elevato: nonostante ciò, solo il 40% circa degli intervistati si dice molto preoccupato del fenomeno.
Anzi, il mezzo considerato più sicuro dagli intervistati per il rilascio di informazioni personali è Internet: oltre l'80 % di chi ne fa uso, soprattutto se giovani, lascia online almeno nome, cognome e indirizzo mail. Isabella Corradini, docente di psicologia sociale all'Aquila, afferma che tale atteggiamento si può spiegare con l'assenza di violenza fisica che accompagna le truffe cibernetiche, la cui pericolosità viene perciò sottostimata. Una mentalità da modificare, visto l'enorme incremento di dati personali diffusi su Internet dopo il boom dei social network e il progressivo avanzare di una modalità di utilizzo del Web che prevede la conservazione di documenti e informazioni private sulla “nuvola”, con tutta la comodità, ma anche con tutti i rischi, che questo comporta.
Chi ne è stato vittima, non se ne dimentica facilmente e, oltre ai danni economici, si porta dietro un vissuto di rabbia e depressione latente, specie nelle donne, assieme al timore di conseguenze negative dirette o indirette sui propri cari. Dopo un'esperienza negativa, ci si accosta con maggiore diffidenza alle transazioni online: molti non usano più l'e-commerce per paura di scottarsi ancora, e ciò si traduce in un effetto negativo da non sottovalutare per l'economia che gravita attorno al Web.
Secondo i dati raccolti da Unicri, il 25, 9 % degli italiani è stato esposto a un potenziale furto di identità, riuscito o meno, nel corso dell'ultimo anno, il che significa poco meno di otto milioni di persone.
Bisogna considerare che si è tenuto conto soltanto di clonazioni di carte di credito, bancomat e cellulari, ad addebiti per beni e servizi ordinati via Internet e non consegnati, oppure richiesti da un impostore, alle adesioni a contratti telefonici o di Adsl sottoscritte “a propria insaputa”. Il rischio di incappare in brutte sorprese dunque, esiste ed anche abbastanza elevato: nonostante ciò, solo il 40% circa degli intervistati si dice molto preoccupato del fenomeno.
Anzi, il mezzo considerato più sicuro dagli intervistati per il rilascio di informazioni personali è Internet: oltre l'80 % di chi ne fa uso, soprattutto se giovani, lascia online almeno nome, cognome e indirizzo mail. Isabella Corradini, docente di psicologia sociale all'Aquila, afferma che tale atteggiamento si può spiegare con l'assenza di violenza fisica che accompagna le truffe cibernetiche, la cui pericolosità viene perciò sottostimata. Una mentalità da modificare, visto l'enorme incremento di dati personali diffusi su Internet dopo il boom dei social network e il progressivo avanzare di una modalità di utilizzo del Web che prevede la conservazione di documenti e informazioni private sulla “nuvola”, con tutta la comodità, ma anche con tutti i rischi, che questo comporta.
Le categorie maggiormente colpite sono i commercianti e i liberi professionisti, più frequentemente vittime di clonazione di carte di credito, per il frequente uso che fanno di alcune tipologie di pagamento elettronico; lavoratori dipendenti e studenti, invece, risultano maggiormente colpiti dal phishing. Il fenomeno del trashing, infine, è più diffuso al Sud rispetto al resto d'Italia e, in generale i residenti del Centro Sud sono i più colpiti dal fenomeno del furto di identità. Non dimentichiamo, però, che basta anche meno per correre il rischio di ritrovarci depredati della personale identita’; bastano semplicemente : - il furto della borsa o del portafoglio che, solitamente, contengono bancomat, carte di credito e documenti di identità come la patente di guida e le tessere di iscrizione a determinate associazioni;
- l’inoltro della posta, successivamente ad un trasferimento di residenza, quando non si comunica la variazione dell’indirizzo alle Poste Italiane; - il telefonino, mediante la ricezione di messaggi (sms, email) che comunicano ad esempio la vincita di un telefonino di ultima generazione seguendo un link che porta ad un'azione di phishing.
Per informare i consumatori, l''Adiconsum , associazione dei consumatori, ha realizzato una guida dal titolo “Difendi la tua privacy”, disponibile in formato cartaceo presso tutte le sedi territoriali Adiconsum (l’elenco è sul sito). C’ è anche a disposizione dei consumatori un servizio di assistenza e consulenza telefonica (06.4417021) e online presso la sede nazionale.
In ogni caso, un po’ di attenzione da parte dei cittadini può contribuire ad abbassare i rischi del trashing e del relativo furto di identità: il consiglio è quello di distruggere qualunque documentazione contenente dati personali prima di gettarla nella spazzatura.
In questo modo sarà difficile ricostruire la nostra identità . . . rovistando tra i rifiuti!
MARIA...a dopo
Grazie, Maria. Purtroppo sottovalutiamo questi pericoli. Per disattenzione, noncuranza, dabbenaggine.
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