Nonostante la spaventosa crisi economica che
stiamo vivendo, nonostante l’impegno più di
chiacchiere che di fatti dei nostri rappresentanti
riguardante un drastico ridimensionamento nu-
merico, continuo a vedere gironzolare per strada
molte auto blu ministeriali o chiamiamole di ser-
vizio, con o senza lampeggianti, con o senza gli il-
lustri passeggeri.
Per esperienza vi posso tranquillamente dire che
più sono importanti i personaggi a bordo, meno
nell’occhio vogliono dare, più asini e presuntuosi
sono, più polizia e scorta si portano dietro, natura-
lmente con tanto di sirene e sgommare di ruote.
Voglio raccontarvi e ricordare a me piacevolmente
un certo avvocato Gianni Agnelli che arrivò un
giorno improvvisamente dove prestavo servizio,
in un taxi, da solo; scese aiutandosi con il bastone,
sbrigò sempre scrupolosamente da solo alcune
faccende, e ritornò tranquillamente nel mezzo
pubblico che l’aspettava, tra lo sguardo allibito ed
ammirato di alcuni presenti …Tutto questo qua-
dretto per portare a vostra conoscenza l’ennesi-
ma “notiziola” che forse molti di voi già conoscono.
Mentre ancora tante auto blu girano a vuoto,
alcune per servizi accompagnamento matrimoni
a personaggi “in”, aerei di stato che portano (a
nostre spese) individui strani e mercanzie varie,
ormai i mezzi delle Forze dello Ordine viaggiano
(quando sono in condizione di uscire) sempre più
con la luce della riserva carburante accesa.
Le denunce di questa tragica situazione sono
quotidiane, e provengono ormai da quasi tutte
le zone d’Italia.
L’ultima in ordine di tempo proviene dalla Polizia
Penitenziale, dove anche lì sono finiti i soldi per
il carburante e la giustizia rischia il disastro.
Al tribunale di Arezzo è già assoluta emergen-
za, e si è rischiato di dover liberare arrestati
anche pericolosi per l’impossibilità di celebrare
i processi con il rito direttissimo o di tenere le
udienze di convalida.
La paralisi dei mezzi del Nucleo traduzioni
detenuti della polizia penitenziaria di Sollic-
ciano ha cominciato a riflettersi anche sugli
uffici giudiziari di Firenze. Per ore è stato
impossibile far arrivare in corte d’appello
i detenuti che dovevano essere processati
davanti alla sezione penale.
Questa denuncia è di Francesco Falchi, vice-
segretario di una sigla sindacale della polizia
penitenziaria, che si dichiara letteralmente
“allibito” .
Sempre secondo il rappresentante, già da alcu-
ni mesi erano finiti i soldi per il carburante ed
i distributori, che avevano una convenzione con
il carcere di Sollicciano, avevano bloccato le card
speciali che consentono al Nucleo traduzioni di
alimentare i mezzi per trasportare i detenuti.
La situazione degli automezzi di servizio è anco-
ra più tragica, visto che sono quasi tutti vecchi,
la metà ferma perché guasta o inservibile, e quel-
li che possono uscire hanno gomme lisce, guasti
vari e diverse centinaia di migliaia di chilome-
tri sul groppone.
Questo è quello che vi dovevo come informazione;
molti e soprattutto gli spiritosi potranno obiet-
tare che di problemi ne abbiamo in quantità indus-
triale, e anche di più gravi. Che la Penitenziaria
porti i detenuti in ritardo alle udienze, ma suvvia,
cosa volete che sia qualche settimana di ritardo
a fronte di anni e anni di processi. In fondo meno
auto in circolazione vuol dire meno inquinamento
e meno traffico, non facendo altresì stressare i de-
tenuti e gli agenti accompagnatori con queste con-
tinue traduzioni.
Cari amici in divisa e borghese, perché non ci
mettiamo comodi e ci gustiamo uno di quei bei
film polizieschi americani; che invidia ...Quant
so’ bell i poliziotti americani; alti, affascinanti,
robusti, sempre con pistola carica e dieci carica-
tori di riserva, coca cola, mezzo litro di brodo di
caffè e panino farcito con pollo, salsiccia, formag-
gio, senape, pancetta, uova e tonno (totale 25.000
calorie), allorché partono come un razzo all’insegui-
mento dell’auto sospetta: la macchina del feroce e
crudele criminale sfreccia in una folle corsa sulle
larghissime superstrade, inseguito da cinquanta,
sessanta forse cento auto della polizia a sirene spie-
gate, tutte nuove e pulite come appena uscite dal-
l’autosalone, tutte con un solo agente a bordo che
guida, risponde alla radio, fuma, mangia il panino,
beve il caffè e spara dal finestrino. L’inevitabile
carambola di speronamenti, incidenti, sparatorie
con centinaia o forse migliaia di colpi esplosi, il
tutto coronato da tamponamenti a catena e col-
lisioni di auto, posti di blocco sfondati e le solite
trenta o quaranta auto della polizia che finiscono
rovinosamente fuori strada o incendiate.
Niente paura, negli Usa non si bada a spese, subito
arrivano dalla cittadina vicina altre settanta o ot-
tanta auto dello sceriffo del posto, che si pongono
subito all’inseguimento.
Alla fine il vile gaglioffo viene neutralizzato vivo o
morto, anche se il terreno è cosparso di centinaia
di nuovissime auto della polizia distrutte.
Haimè , i nostri inseguimenti invece sono molto
più “intimi”, quasi spartani, austeri e poveri, fatti
con molta austerità a velocità moderata, anche
perché di auto da buttare all’inseguimento ce ne
sono poche, e la spia segna rosso; gli stessi banditi
non è che se la passano meglio.
La cosa che però non vedrete mai, è la macchina
delle Forze dell’Ordine che si incendia di botto.
Cosa tecnicamente impossibile. Sono tutte senza
benzina!
Cipriano
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