Il termine italiano bullismo è la traduzione letterale della parola bullying, termine inglese usato nella letteratura internazionale per connotare il fenomeno delle prepotenze tra pari, in un contesto di gruppo (Olweus, 1978; Smith, 1991). Il bullismo designa un tipo di interazione tra due o più individui, caratterizzata da uno squilibrio di forze in gioco, sul piano sia fisico che psicologico. Il bullo prevarica l’altro in modo intenzionale, persistente e strumentale, cioè finalizzato al raggiungimento di qualche scopo, di tipo materiale o legato al bisogno di esercitare il potere. La prevaricazione può avvenire a diversi livelli, attraverso prese in giro, ricatti, minacce, botte o persino estorsioni. La vittima, che è l’altro protagonista dell’interazione, spesso vive in una condizione di isolamento, è debole ed incapace di reagire.
In Italia la ricerca sul bullismo è iniziata negli anni Novanta. I primi dati sono stati raccolti in due città del Centro e Sud Italia: Firenze e Cosenza, mediante la somministrazione di un questionario anonimo di Olweus (1991) tradotto e adattato alla realtà italiana a partire dalla versione inglese di Whitney e Smith (1993). I risultati riportano che, nella scuola elementare, un’alta percentuale di soggetti riferisce di aver subito prepotenze, a Firenze il 46%, a Cosenza il 38%. Nelle scuole medie le percentuali diminuiscono, pur restando elevate (Firenze 30% e Cosenza 27%).
Un’ulteriore tipologia di bullismo virtuale, è definito cyberbullying.
Il cyberbullying negli ultimi anni è divenuto oggetto di studio in diverse realtà europee come l’Inghilterra, la Germania e, nell’ultimo anno, anche l’Italia. Rispetto al bullismo tradizionale, nel cyberbullying è difficile individuare il prevaricatore, i mezzi multimediali, nella maggior parte dei casi, garantiscono l’anonimato, per cui si interagisce con dei veri e propri fantasmi. La rapidità di diffusione delle informazioni, la possibilità di conservarle e riprodurle (copia ed incolla messaggio) e la possibilità di non essere identificati favorisce una sorta di disinibizione e una diminuzione della responsabilità sociale che incoraggia il manifestarsi di condotte aggressive, ostili. Non esistono luoghi dove ci si possa nascondere, l’unico mezzo di allontanamento momentaneo dal proprio prevaricatore potrebbe essere: cambiare il numero del telefono cellulare, la mail o il nick-name nelle chat room.
Annamaria... a dopo
Bellissima la conclusione sull'asino. Sei forte, Annamaria.
RispondiEliminaPeccato per gli asini...ma si sentono troppi ragli in giro...ah ah ah ☺ Maria.sa
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