martedì 31 maggio 2011

LA STORIA DI TUTTE LE STORIE

Anche se in ritardo ,cari amici ,voglio segnalarvi quanto andrete a leggere



Il Laboratorio Teatrale Integrato “Piero Gabrielli”
presenta

LA STORIA DI TUTTE LE STORIE

da Gianni Rodari

adattamento Attilio Marangon
musiche Simone Maggio
scene Paolo Ferrari
costumi Loredana Spadoni
componente pedagogica Luigia Bertoletti Angela Mancini
regia Roberto Gandini

con in ordine alfabetico: Yonas Aregay, Davide Bannino, Giulia Bonanni, Diana Bulf, Flavia Ciniglio, Massimo Esposito, Andrea Giancaterina, Matteo Leporelli, Fabrizio Lisi, Fabiana Marchetti, Chiara Mercuri, Flaminia Merenda, Gabriele Ortenzi, Gelsomina Pascucci, Fabio Piperno, Ettore Savarese, Giulia Tetta, Livia Travia, Danilo Turnaturi, Cristiano Zingaretti, Lucia Zorzoli.


Da venerdì 20 maggio e fino a domenica 22 maggio al Teatro Argentina a Roma sono andati in scena i ragazzi del Laboratorio Teatrale Integrato Piero Gabrielli.
Ho letto troppo tardi questa notizia, ma ho voluto ugualmente segnalarla. Penso che l’impegno che mostrano queste persone è ammirevole e degno di essere portato a conoscenza di quante più persone possibile.
Il Laboratorio Teatrale, tenuto da professionisti del Teatro e della Scuola con la collaborazione di specialisti della riabilitazione è rivolto a ragazzi disabili e non, con lo scopo di promuovere un percorso di integrazione attraverso il teatro.
Nel 1981, Piero Gabrielli propose la sua “utopia” di integrazione attraverso il teatro. Con il coinvolgimento delle tre istituzioni (l’Assessorato alle politiche sociali del Comune di Roma, il Teatro di Roma e il Provveditorato agli Studi di Roma) nel 1982 l’utopia divenne un progetto di laboratorio teatrale aperto a ragazzi con e senza problemi di comunicazione.
Piero è scomparso nel dicembre del ’94 ma, senza retorica, con la convinzione di proseguire insieme in un percorso concreto di crescita culturale e sociale, Gabrielli continua a far parte dei laboratori che, a partire dal 1995, portano il suo nome.
Ogni persona esprime un bisogno fondamentale di comunicazione: la comunicazione si sviluppa se l’ambiente la favorisce. Partendo dalla constatazione che in assenza di stimoli l’handicap si moltiplica, i professionisti del laboratorio propongono un altro modo, tra i tanti possibili, per riconsiderare le occasioni formative che la scuola offre. Tale proposta si cerca di consolidare e concretizzare attraverso il fare. Siamo tutti consapevoli che il rapporto con la realtà e’ mediato dalla cultura, quale sintesi del complesso dei valori dell’ ambiente sociale in cui ognuno vive. La trasmissione avviene attraverso la formazione, attraverso la progressiva interiorizzazione dei sistemi simbolici e l’acquisizione dei diversi linguaggi. Fare laboratorio significa dare possibilità alle persone di estrarre , dai linguaggi possibili, la motivazione giusta e metterla nelle condizioni di esprimersi. La funzione del laboratorio e’ quella di portare ciascuno secondo le proprie possibilità, dentro un occasione di comunicazione e di scambio, smorzando l’aggressività a favore della socializzazione, “educando alla globalità” dei linguaggi. Ciò significa dare capacità di lettura e di esprimere tutta la realtà non solo attraverso la parola ma anche attraverso il gesto, il suono, il colore, la forma.
Questa volta sul palco “La storia di tutte le storie”, che Gianni Rodari scrisse per “ragazzi messi in grado di usarne liberamente”, come lui stesso dichiarò. Quel “liberamente” vuol dire che i ragazzi possono usare le sue parole, che poi erano quelle dei ragazzi spezzini, giocosamente e gioiosamente. Quel “liberamente” è un avverbio che vuole produrre liberazione nei ragazzi, non ti vuol far guardare le parole del copione con la lente del dovere, dei compiti, della scuola. Ti da il permesso di cambiare, stravolgere, adattare L’esigenza del Laboratorio è di adattare alle diverse abilità della giovane compagnia, disabili e normodotati, ragazze e ragazzi, stonati e intonati, alti e bassi, la storia che si decide di raccontare sul palcoscenico. Ed è proprio la libertà che permette a questi ragazzi di prendere possesso del palco e donare alle storie raccontate una loro particolare interpretazione ed attualizzazione. Un teatro per ragazzi fatto da ragazzi che riesce, secondo le parole del regista e coordinatore artistico Roberto Gandino, a riempire le lacune tecniche di una compagnia di giovani non professionisti, dei quali circa la metà hanno problemi di disabilità, e a rendere eccezionalmente espressive le difficoltà umane e le patologie individuali. Nello spazio scenico non c’è posto per la pietà, ma solo per un modo nuovo di raccontare storie, dando spazio solo alle emozioni e alle risate.


Sul canovaccio creato da Rodari, in pieno stile da Commedia dell’Arte, si lasciano le redini del gioco all’immaginazione e alla possibilità di dare un bel lieto fine alla storia, non perché, come prosegue lo scrittore, ai bambini si debba dare per forza il “dulcis in fundo”, ma perché “se ci si mette dalla loro parte, il mondo è sempre sul punto di cominciare” .
Rodari credeva nella necessità che l’immaginazione avesse il suo posto nell’educazione e che fosse necessario dare fiducia alla creatività dei giovani, dai più piccini ai più grandi, per essere messa al servizio della loro crescita. Credeva inoltre che l’esperienza teatrale, nella sua complessità, contenesse gli elementi di una scuola nuova e vera, sottratta a schemi artificiosi e alimentata da motivazioni “in presa diretta” dei ragazzi.
Anche a questo serve il teatro per ragazzi: ad arricchire l’infanzia, a moltiplicare le sue occasioni di felicità”.
La storia di tutte le storie è una storia con la S maiuscola, un viaggio straordinario di avventure,scherzi, paure, sogni, alla scoperta di se stessi, da quando si nasce al momento in cui si diventa grandi.  La forza, la fragilità e l’energia degli interpreti sanno condurre il pubblico di grandi e piccini davanti al grande specchio dove alla fine del viaggio possono vedere riflessa la loro immagine. Riconoscersi è un’esperienza che cambia, fa crescere e regala momenti di felicità.
Allo spettacolo era associato il Concorso per le scuole “Le maschere di oggi”, bandito dall’Ufficio Scolastico Regionale per il Lazio, d’intesa con Roma Capitale Assessorato per la Promozione dei Servizi Sociali e della Salute e con il Teatro di Roma.
Per assistere alla messa in scena di venerdì 20 maggio il contributo richiesto è andato a costituire il fondo cassa per acquistare i premi destinati ai vincitori del Concorso.  L e successive repliche sono state a titolo gratuito e Sabato 21 maggio, al termine della replica, sono stati premiati i vincitori del Concorso dalla Commissione Esaminatrice alla presenza delle Istituzioni Promotrici.
  


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MARIA... a dopo

1 commento:

  1. Davvero grandi e benemeriti questi amici del Teatro Gabrielli.

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