FARMACI GENERICI: LO STATO TAGLIA I RIMBORSI, MA I PREZZI RESTANO BLOCCATI
Dallo scorso 15 aprile l’“Agenzia italiana del farmaco” (Aifa) ha ridotto i rimborsi stanziati per oltre quattro mila medicinali generici, ovvero fuori brevetto, per adeguarne il costo a quello dei paesi europei di riferimento (e dunque Germania, Regno Unito, Francia e Spagna). I tagli, disposti nella misura massima del 40 per cento, riguardano i farmaci contenuti nella “lista trasparenza” pubblicata sul sito web dell’Aifa e, secondo le prime stime effettuate dallo Stato, dovrebbero far risparmiare al “Servizio sanitario nazionale” (Ssn) una cifra consistente: 625 milioni di euro nel 2011, 800 milioni nei prossimi anni.
Ma c’è un problema: la decisione dell’agenzia non è stata ancora recepita dalle aziende produttrici, in farmacia i prezzi sono rimasti bloccati con pesanti ripercussioni sulle tasche dei cittadini – soprattutto anziani e malati cronici – che devono sobbarcarsi spese impreviste. «Se le industrie farmaceutiche non adegueranno i listini alle previsioni dell’Aifa – ha osservato il presidente di FederAnziani Roberto Messina – le famiglie italiane saranno investite da un vero e proprio tsunami. Secondo le nostre stime, il prezzo di buona parte dei quasi 4.200 farmaci generici contenuti nella “lista trasparenza” rimarrà bloccato. In questo modo circa il 30 per cento dei soldi “risparmiati” dal Servizio sanitario nazionale sarà letteralmente pagato dai cittadini, soprattutto da chi ha più bisogno di cure, ovvero persone anziane e malate: stiamo parlando di una cifra che oscilla tra i 126 e i 240 milioni di euro l’anno. Non possiamo restare in silenzio di fronte a un provvedimento che colpisce le fasce più deboli della popolazione».
L’OCSE “RIMPROVERA” GLI UOMINI ITALIANI: IN CASA LAVORANO SOLO LE DONNE
Gli uomini italiani sono fannulloni, in casa fanno tutto (o quasi) le donne. La dura sentenza arriva dal rapporto “Society at a Glance”, realizzato dall’“Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico” (Ocse) attraverso l’analisi dei dati riguardanti ben 34 paesi. Un’indagine mondiale che sbeffeggia l’immagine dei maschi italiani: nel Belpaese le donne dedicano alle faccende domestiche – cucina, pulizia, assistenza e via dicendo – addirittura tre ore e quaranta minuti al giorno in più rispetto ai propri mariti, mentre la differenza media tra sessi nei paesi esaminati dall’Ocse si aggira attorno alle due ore e mezza.
Una statistica davvero umiliante per gli uomini italiani. Difficile consolarsi con chi fa peggio, ovvero portoghesi, turchi e soprattutto messicani: nel paese americano le donne riservano davvero molto tempo alla cura della casa, addirittura quattro ore e mezza in più al giorno rispetto agli uomini. Dati interessanti dal punto di vista sociale, ma non solo. Oltre a guardare con ammirazione alla Danimarca, paese dove i compiti domestici sono quasi equamente suddivisi tra i due sessi (la differenza è inferiore all’ora giornaliera), lo studio invita a riflettere sull’importanza economica del contributo femminile non retribuito: il lavoro domestico, spiega l’Ocse, equivale in media a circa un terzo del Prodotto interno lordo di una nazione (si va dal 19 per cento della Corea al 53 per cento del Portogallo).
Entrando nello specifico e soffermandosi su particolari curiosi e interessanti, l’Ocse rimarca poi la predilezione delle donne italiane per la cucina, cui dedicano addirittura un’ora e 39 minuti al giorno, esattamente un quarto d’ora in più della media mondiale. Tanto lavoro in casa, dunque, ma poco fuori e soprattutto molto tempo per riposare. Lo studio evidenzia infatti la bassa percentuale italiana di persone impiegate in età lavorativa (il 58 per cento, quarto dato negativo nei paesi Ocse) e l’imponente quantità di anni passati in pensione: per gli uomini sono 22.4, per le donne addirittura 27. Un dato influenzato sicuramente dall’alta aspettativa di vita, ma che al contempo richiama l’attenzione sui problemi del sistema pensionistico italiano.
Annamaria... a dopo
Grazie delle notizie, E questi uomini italiani fannulloni si vogliono finalmente vergognare?
RispondiElimina