Sapete conversare?
- vi accade spesso che il vostro interlocutore vi guarda ma non vi risponde o non capisce quello che voi avete detto?
- Vi accade che non rispondete o non comprendete esattamente ciò che il vostro interlocutore vi ha appena detto?
- Ammesso che non soffriate di sordità, se questo accade, vuol dire che qualcosa in voi o in lui, o in entrambi, non funziona o non ha funzionato bene.
Gentili lettori, è mio desiderio darvi una mano per aiutarvi a comunicare bene e meglio, e anche a farvi comprendere in un momento in cui dialogate con qualcuno, ciò che vi viene detto.
Mi vergogno a dirlo e a farlo, ciò nonostante voglio “definire” una conversazione:
- COM’E’ UNA CONVERSAZIONE “NORMALE?
- COME SI DOVREBBE CONVERSARE?
Non storcete la bocca, perché specialmente nelle CHAT si litiga…eccome…ed io ne so parecchio, in merito, ma ho il coraggio e il vanto di non essere colpevole. Non ho mai… dico …mai…agito d’iniziativa nell’essere irriguardoso verso altre persone, ma reagito sì…ma questo è umanamente comprensibile, anche se le conseguenze sono state di una deficienza equitativa molto reprensibile; ma questo non appartiene all’argomento in trattazione.
Proseguiamo:
Tutti sanno cos’è una conversazione ma definiamola anche se vi sembrerà eccessivo; ma vi posso assicurare che l’argomento richiederà parecchia attenzione. Vi prego di seguirmi perché ne trarrete un buon pizzico di utile cultura linguistica : e sarà un bene, credetemi!
DEFINIZIONE
Una conversazione è un discorso tra due o più persone che interloquiscono (parlano) alternandosi nel ruolo di parlante e di ascoltatore.
E’ considerato dalla moderna scuola di linguistica un vasto campo di studio per analizzare l’uso concreto del linguaggio. L’analisi comporta:
- la raccolta
- la classificazione
- lo studio
di tutte le forme di conversazione per scoprirne:
- le regole
- le strategie
- e gli scopi
Visto che il discorso diventa ostico? Mannaggia, ma non preoccupatevi, vi aiuterò; sapete, io odio i paroloni e il linguaggio ambiguo, difficile.
Attenti, ora.
Sul piano puramente linguistico la conversazione comprende le seguenti formule. Voglio dire che ovviamente delle regoile le dovete pur mettere nella vostra capoccia, visto, considerato e constatato che …diciamolo…siete permalosi, litigiosi e…attaccabrighe…verbalmente s’intende. Quindi, riprendiamo a dire che ci sono regole da seguire, eccole:
- formule di saluto
- formule di inizio
- formule di congedo
- numerosi segnali discorsivi (per richiamare l’attenzione dell’interlocutore
- la pronuncia
- l’intonazione delle parole e delle frasi a seconda se intendete persuadere, provocare, ordinare, supplicare
- elogiare,
- ecc.
- tenendo sempre presente il tipo di rapporto che intrattenete con l’interlocutore e la sua cultura: il tutto condito con la vostra “sensibilità educativa”.
Prendete fiato e…memorizzate!
Ripresi? Bene!
Vediamo quali sono le caratteristiche di una conversazione “normale”.
ANALISI DELLA CONVERSAZIONE
L’analisi della conversazione,, spiegata benissimo da uno studioso, un certo H. Paul Grice, distingue due significati: un significato naturale e un significato intenzionale. Vi spiego quest’ultimo: il significato intenzionale è proprio del parlante, che comprende sempre, nel suo discorso, un’intenzione che va oltre il significato letterale.
“Conversando, tutti noi vogliamo dire più di quanto significano letteralmente le nostre parole”
Facciamo un esempio.
Se l’interlocurore A dice a B:
“Puoi passarmi quel libro che hai sul tavolo?”
L’interpretazione letterale sarebbe che A vuole accertare la possibilità di B di passargli il libro.
In realtà ha voluto intendere:
“dammi il libro”,
cioè, ottenere un comportamento da parte dell’interlocutore.
La conversazione è quindi una trama, una serie di scambi di intenzioni sulla quale governa il principio della cooperazione: in base a questo principio i partecipanti, cioè i due conversatori sono tenuti a dare il loro contributo al raggiungimento dello scopo (parola che presa da sola…fa sorridere un po’) per cui stanno parlando. In altre parole: capire e farsi capire.
H, Paul Grice, il linguista citato prima, ha avuto l’accortezza di propinarci 4 (quattro) MASSIME.
Attenzione però:
Il rispetto e la violazione di queste massime comporta una ricostruzione del messaggio per capire appieno che cosa ha voluto dire il PARLANTE al di là del senso letterale delle sue parole. Si chiama (scusate la parola difficile) IMPLICATURA il collegamento tra quanto viene “detto” e quanto viene “capito”.
Ecco le massime:
- massima della QUANTITA’:
“non dire più di quello che ti viene chiesto, ma dire quanto ti viene chiesto, né più né meno.
Esempio: si chiede ad una grande attrice un giudizio su una collega, molto più giovane. La grande attrice risponde: “Sì, è una bellissima donna.”
Il parlante (la grande attrice) è reticente perché scarseggia in quantità perché vuole tacere sul talento della giovane attrice e facendo capire che lo (il talento) scarso o nullo.
- massima della QUALITA’:
“cerca di dire il vero; non dire ciò per cui non hai prove adeguate.”
- massima della RELAZIONE:
“sii pertinente nelle risposte.
Esempio di violazione di questa regola è il seguente dialogo: A dice: Dove vai? B: Tu sei matto!
La violazione ci dice che B non vuole far sapere dove è diretto.
- massima della MODALITA’:
Devi evitare espressioni oscure, ambigue: sii conciso, sii ordinato, sii chiaro.
Esempio.
A: Cosa ha fatto la signorina Carla?
B: Ha prodotto una serie di suoni strettamente corrispondenti alla partitura di Amami Enzo.
La violazione della chiarezza e della concisione fa intendere che B giudica atroce l’esibizione della signorina Carla; avrebbe dovuto dire: Ha cantato Amami Enzo.
Prendete fiato e rilassatevi!
Altri comportamenti attingono ad altre regole di comportamento che sono:
- domanda – risposta
- saluto – saluto
- ringraziamento – minimizzazione
- avvicendamento dei turni nel parlare
Il significato è facile:
- una domanda esige una risposta
- un saluto esige un saluto
- un ringraziamento richiede una minimizzazione
- l’avvicendamento nel dialogo è galateo, bisogna rispettare i turni della conversazione.
Gentili lettori, se le regole già le sapete, ho fatto un lavoro inutile, se le ignoravate, credo di avervi dato “un pizzico di galateo-linguistico”.
Nello specifico vi ho dato un saggio di “ANALISI CONVERSAZIONALE” (che fa parte della LINGUISTICA).
Enzo
Una domanda per te, Enzo: di cosa hai più bisogno ....di parlare o di ascoltare?? Per quanto mi riguarda se le parole profferite" non sono solo rumore". ma hanno un senso, una profondità e dicono qualcosa senza essere ripetitivi, mi piace ascoltare e parlare. E, a proposito di domande, caro Enzo, io e
Maria ci stiamo portando avanti nel rispondere alle tue 101 domande...Non so Maria a che punto è ... io sono ancora alla quinta...
Maria ci stiamo portando avanti nel rispondere alle tue 101 domande...Non so Maria a che punto è ... io sono ancora alla quinta...
Annamaria... a dopo
Io non mi ci sono neppure provato.
RispondiEliminaAnnamaria, nessuno ci corre dietro. Sei alla quinta domanda? Molto probabilmente ci rifletti molto. E' sbagliato! L'intervista non è un esame da superare. Rispondi con calma e tranquillitàe e ...non cercare di apparire "più di come sei", magari anche con qualche battuta che suscita sorrisi.
RispondiEliminaVai PANDINAAA.
ENZO
Lorenzo anche a te manderemo la carica delle 101 domande, e dal momento che fai parte della squadra...sei obbligato a rispondere!Ciaoo
RispondiEliminaEnzo, tu mandi 101 domande, ma alla mia unica domanda non rispondi?....distratto o cosa?..forse ho già trovato la risposta nella tua non risosta
RispondiEliminaPER TE, ANNAMARIA
RispondiEliminaMi piaccino entrambe le funzioni; mi piace parlare e creare determinati effetti; adoro ascoltare il suono di una voce: le donne, in particolare quella che hanno un timbro speciale, (!) a volte rasentano e altre volte superano perfino la musica di un'arpa crendo emozioni seduttive di notevole pregio, ma non è da tutte. Spero di aver risposto alla tua domanda. Bye!
ENZO
Comincio a non capire più. Per carità ,sono completamente d'accordo con voi ma esoneratemi dalle risposte. Giuro che mi terrò ben care le domande.
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