HO VISTO UN FILM ...LETTERS TO JULIET

Ho visto un film..è una nuova rubrica che da oggi verrà gestita  dalla bravissima Maria. Puntualmente ( mi raccomando eh?!), ogni sabato, ci segnalerà  un film in uscita nelle sale cinematografiche.
Doppio appuntamento con Maria : ricette  e films in programmazione, buon lavoro!!!



Ho visto un film…   LETTERS TO JULIET

Genere   : drammatico, commedia, romantico

Regia   : Gary Winick
Interpreti   : Amanda Seyfried, Vanessa Redgrave, Christofer Egan, Franco Nero
Soggetto   : Ceil e Lise Friedman
Sceneggiatura   :Tim Sullivan e Jose Rivera
Produzione   : U.S.A.
Distribuzione in Italia   : 25-08-2010

L’aspirante giornalista Sophie Hall si troverà coinvolta in un’appassionata storia d’amore del passato dopo aver ritrovato una lettera scritta cinquanta anni prima e lasciata nel muro del celebre cortile di Giulietta Capuleti  a Verona.
Insieme a Claire Smith, autrice della missiva,  e al nipote di lei Charlie, Sophie partirà per un viaggio on the road in Italia, alla ricerca dell’antico amore perduto.   
L’avventura si rivelerà per lei anche un’occasione di rivedere la sua stessa situazione sentimentale.

Piace o …non piace…
Letters to Juliet, commedia drammatica imbottita di tutti gli stereotipi turistico alimentari sul Belpaese che credevamo ormai caduti in disuso. Inclusa la tarantella sullo sfondo del paesaggio veneto…dove si apprende anche, che è possibile raggiungere la casa di Giulietta, nel centro storico di Verona, in auto e senza incorrere in nessuna multa.
Epicentro sentimentale a Verona, dove si trovano una fanciulla americana legata ad un cuoco troppo indaffarato e un’anziana signora alla recherche dell’antico amore. Cuori in panne si aiutano fino alla soluzione dei casi e senza scontare la scena del balcone, scespiriana. Innocuo, gradevole, dolce ricamo dal Veneto alla Toscana, sulle sorprese dell’amore. Come dimenticare che la Redgrave e Nero ebbero una storia, un figlio negli anni 60 con ritorno di fiamma e matrimonio nel 2006… l’amore vero non ha data di scadenza!!!






... a dopo

A VITA E' AMURI (con traduzione) - di S: MIGLIORE -



A vita senza amuri
È comu a luna
Quannu a matina affaccia u suli
‘ccu tutta ‘dda luci
si perdi ‘nto celu
e resta ‘o scuru senza CALURI.


LA VITA E' AMORE

La vita senza amore
e come la luna
quando la mattina sorge il sole
con tutta quella luce
si perde nel cielo.....
e resta al buio senza CALORE 


TOTO'




Annamaria... a dopo

venerdì 8 ottobre 2010

MADONNA DEL ROSARIO :I FESTEGGIAMENTI A POZZALLO-RG-

Ieri sera a Pozzallo -prov- Ragusa si è svolta la processione della Madonna del Rosario.  La S. Messa è stata
officiata da mio cugino, Frate Rosario.
Ed è a lui che dedico questo video e a tutti gli appassionati e devoti  della patrona di Pozzallo.

Il video è del 7-10-2009, ma i festeggiamenti : folklore,fede, e preghiera seguono sempre la stessa tradizione con la gioia dello stare insieme.





Annamaria... a dopo

Meteo... e non solo





 

 si ride, si piange...vita di coppia



 

Internet: un corso per suore nell'era digitale

 

La Suora nell'epoca digitale' e' il titolo del corso per l'utilizzo responsabile delle tecnologie, anche da parte dei religiosi. Il corso istituito dall'Ateneo Regina Apostolorum di Roma, servira' a far prendere confidenza con blog e social network che - afferma una nota dell'ateneo - 'non devono far paura o essere visti come strade che conducono al male'. Il corso si terra' dal 14 ottobre 2010 al 20 gennaio 2011, ed e' riservato alle religiose.



 Da Colorado Cafè - Suor Nausicaa-











detenuti filippini ballerini per un giorno 





 

 

Annamaria... a dopo

giovedì 7 ottobre 2010

Le riflessioni di CIPRIANO

Caro ex "fratellino" virtuale Cipriano, mi son decisa stamane a scriverti attraverso il blog in quanto voglio rendere pubblica l'interruzione della nostra amicizia alla quale tenevo molto.
Non mi dilungo, lo sai che non mi piace essere prolissa. Ho l'ultimo pezzo da pubblicare che mi hai inviato prima del nostro "litigio", laddove tu hai cancellato con un klik il mio
contatto (nel virtuale si usa cosi, quando si vuole chiudere con una persona....).
Non sto qui a raccontare i motivi che ci hanno portato alla rottura, voglio solo ricordarti che Amicizia, per me, vuol dire anche arrabbarsi,non pensarla allo stesso modo,confrontarsi..., ma non è Amicizia ,sempre
a mio parere, imporre le proprie idee o persuadere a fare cose che l'altro non si sente di fare. Spero che tu possa riflettere con calma e tornare sui tuoi passi. Ciao , ti considero sempre amico


    Ci avete  rotto le antenne …




Nella notte tra il 14 e il 15 ottobre 2009
iniziò la fase dello switch over in Campania;
attenzione lo switch over non è un piano
segreto dei servizi deviati per un colpo di
stato, ma bensì il momento in cui sono
stati spenti gli impianti analogici per
passare al digitale terrestre.
In Italia il passaggio è stato, pare, quasi
del tutto completato, questo perché
l’altra televisione, quella satellitare, è
diffusa da pochi anni, solo dopo quella
analogica terrestre e quella via cavo.


Inoltre la televisione satellitare è sempre
stata molto legata alla televisione a
pagamento (e ti pareva).
La televisione satellitare infatti permette di
diffondere un numero di canali decisamente
maggiore rispetto alla televisione analogica
terrestre e alla televisione via cavo.
Ma ritornando alla sorella minore, quella
digitale, in Italia per esempio essa è tutt’altro
che completata come reale usufruizione, in
quanto molte zone sono soggette a
temporanee perdite di segnale o ricezione
corrotta. E qui veniamo al punto dove sta
cascando l’asino; senza volere entrare in un
discorso tecnico che non sarei neanche in
grado di effettuare, dando per buono una
maggiore pulizia del segnale e vantaggi
dovuta all’alta tecnologia, mi vengono
spontaneamente una serie di considerazioni.
Iniziamo con la quantità di canali: è vero ce
ne sono molti, ma se andiamo ad analizzarli
concretamente ci accorgiamo che circa un
terzo sono tutti criptati a pagamento.
Esclusi quelli Rai, Mediaset e la 7,
un’accozzaglia ripetitiva di stessi canali che
con una sola televendita o il film di Totò,
impegnano ognuno di loro almeno venti canali
gemelli. Non parliamo della qualità di molte
di queste emittenti locali, con continue
televendite, balletti e canzoncine degne
del Bolshoi di Mosca, le scenografia da
retrobettola, i filmati consumati del Napoli
risalenti a Maradona, la millesima replica
dei film di Totò. Poi ci sono quelli ancora
sospesi e quelli che ormai non trasmettono
più: Davvero c’è l’imbarazzo della scelta, e
che scelta … ! E passiamo alla qualità del
segnale. Che dalle parti nostre siamo un
pochino “abbandonati” pare ormai riconosciuto
dalla stessa Rai o Mediaset, quando a loro
ci rivolgiamo, e sempre più spesso, allorché
non vediamo più i canali.
Prima si saliva sul tetto (di solito il capofamiglia
o il più intrepido), e si regolava l’orientamento
dell’antenna; poi si urlava a quello che stava
di sotto vicino al televisore - Si vede adessoo ?-
  -Nooooo ! -   - E adessooo ?? -   - Siiiii !! -
 - Non muovertiii scemoo! -   -Accidenti a te;
 - non mi sto muovendooo!-   - Si che
ti stai muovendo. -   - Si vedeva meglio prima - …
E via di questo passo.
Ma una volta sistemata bene l’antenna, a
meno di tifoni, venti superiori ai 100 Kmh,
uragani o crollo del tetto, si vedeva bene la
televisione per molto tempo.
Adesso, tra ripetitori obsoleti che saltano,
decoder “appizzottati” che continuamente
si bruciano, le ancora tantissime persone
che,oltraggiando e smoccolando, litigano
violentemente con i vari telecomandi.
Vuoi vedere la tv ma si accende il
videoregistratore, credi di passare a canale
5 ma parte il film porno che tuo figlio aveva
visto di notte e che si era dimenticato di
togliere dal lettore, vuoi vedere la telenovela
e ti trovi sul satellite in compagnia del barbuto
imam che dalla moschea di Damasco
arringa gli infedeli.
Cerchi di vedere l’incontro di calcio sulla Rai,
ti trovi a vedere l’incontro tra Casapuzzano e
Virtus Petecchia, valevole per il campionato
rionale, trasmesso da Telecaciottalibera.
Poi arrivano questi periodi di buio (intesi
come assenza di segnale).
La cosa più divertente è che ognuno si è
arrangiato come ha potuto, andando ad
orientare l’antenna ed i parametri delle
apparecchiatura di ricezione sui trasmettitori
più disperati e lontani; il risultato è che,
anche a distanza di pochi metri, c’è chi vede
e chi no lo stesso canale.
Si affaccia dal balcone la signora Carmela,
in crisi perché non può vedere l’amata
telenovela - Signora Maria, si vede Rete 4? -
-Siiii, -  risponde …- Però non si vede il Primo
ed il Secondo -
Subito il sign. Ciccio dal terzo piano - A me
si vede il Secondo e Canale 5, ma non
si vede il Terzo e la 7 - …- A me si vede la 7,
ma non si vede Rete 4 e Italia 1 - risponde
il geometra del primo piano.
Dalla mansarda la nonnina Tittina con la voce
afona - A me la 7 sta al canale 3 e la 3 sta al
canale 7; aiutatemi ! - “Niente”, si sentono le
grida disperate di Salvatore, il disoccupato per
necessità sempre davanti la tv - A me non si
vede nienteeee!!! -  Poi si affaccia il solito
Grand’uff. Comm. Ex dirett in pensione,
che naturalmente arringa - Meno male che c’è
il Cavaliere. Bisogna arrestarli tutti, questi
comunisti !!!-  Alla fine si sente la vocina della
bella Assuntina - A me invece si vedono tutti
i canali ! -
A questo annuncio cala un silenzio tombale;
solo la signora Maria e la signora Carmela
palesemente stizzite, a bassa voce e denti
stretti  - Quella fa la smorfiosa perché ha
l’amante che istalla le antenne … -
Amici miei, mettetevi l’anima in pace.
C’è chi può e chi non può. Assuntina può ! …

Cipriano



  Ciprià ti dedico questo video, per la serie



 

... per te che vai  spesso al mare

SARAH SCAZZI : LO ZIO HA CONFESSATO.

  I mostri sono ovunque...  più vicino di quanto si pensi.

Le dichiarazioni di Michele Misseri sono agghiaccianti : dopo un lungo interrogatorio questa notte ha confessato di aver ucciso nel garage di casa sua la nipote Sarah Scazzi. "L'ho strangolata con una cordicella mentre era di spalle, poi ho fatto l'amore con lei quando già era morta". Alla fine non ce l'ha fatta più ed è crollato davanti agli investigatori che lo incalzavano con domande sulla fine della nipote. Successivamente, sempre secondo quanto riferito dall'uomo, cognato della madre di Sarah, Misseri ha denudato completamente la ragazza prima di bruciarne i vestiti ed occultare il cadavere in fondo a una cisterna in un terreno di sua proprietà. Intanto fonti investigative hanno fatto sapere di esser ormai in procinto di recuperare il corpo di Sarah, nudo e in posizione fetale all'interno di un pozzetto per il recupero di acqua piovana situato a pochi chilometri dal paese. L'apertura sul piano di calpestio era un buco di un diametro di poche decine di centimetri: per consentire dunque l'accesso per il recupero del cadavere è stato necessario lo sbancamento di terreno tutt'attorno, terreno in gran parte roccioso. Più facile era stato per lo zio introdurre invece il cadavere - se verrà confermata la ricostruzione fatta sinora - data l'esilità del corpo della piccola Sarah.
 
L'omicida, Michele Misseri, 54 anni, contadino, ha confessato nella tarda serata di mercoledì dopo 11 ore di interrogatorio nella caserma dei carabinieri del comando provinciale di Taranto. Era stato convocato in mattinata con la moglie, Cosima Spagnolo, e la figlia maggiore, Valentina, sorella di Sabrina, la cugina con la quale Sarah aveva appuntamento il giorno della sua scomparsa per andare al mare. Ma alla fine madre e figlia sono state riaccompagnate a casa, mentre Misseri è crollato sotto le domande degli inquirenti.
Chiarito il movente del delitto: Misseri ha ucciso Sarah dopo aver ricevuto l'ennesimo rifiuto alle sue avance. Il giorno della scomparsa di Sarah l'aveva avvicinata ancora, ma stavolta per redarguirla, e costringerla a non rivelare a nessuno le sue attenzioni morbose. Invece l'incontro è degenerato fino all'assassinio. Secondo la sua confessione intorno alle 15 del 26 agosto, dopo avere ucciso la nipote nel garage di casa, Misseri ha trasportato il cadavere nel portabagagli della sua auto nel suo terreno alla periferia di Taranto, ai confini con la provincia di Lecce. Qui, l'uomo ha gettato il cadavere nella cisterna sotterranea. Lì, intorno alle due di questa notte, proprio su segnalazione dell'uomo, i carabinieri del Comando provinciale di Taranto hanno rinvenuto il corpo della ragazza.
Il cellulare della svolta - Era stato lui, il 29 settembre, a consegnare ai carabinieri il cellulare di Sarah, privo di batteria e di scheda sim, dicendo di averlo trovato vicino alle stoppie bruciate il giorno prima in un podere nel quale aveva lavorato per conto terzi. Voleva depistare gli investigatori, ma qualcosa è andato storto. E dopo 42 giorni è finita nel modo più tragico anche l'angoscia della famiglia Scazzi. Ieri sera la mamma di Sarah, Concetta Spagnolo, che era in collegamento diretto con la trasmissione di Rai3 Chi l'ha visto?, quando ha capito che la figlia era morta ha preferito abbandonare i riflettori. Ora c'è il dolore e l'incredulità di un intero paese.
Un mese e mezzo di ricerca, poi l'epilogo - Di Sarah Scazzi non si avevano più notizie dalle 14.30 del 26 agosto scorso quando la ragazzina quindicenne di Avetrana (Taranto) era scomparsa mentre si recava a prendere la cugina Sabrina per andare al mare. A quell'ora l'ultima telefonata, proprio con Sabrina. Dalle 14.42 il cellulare di Sara è rimasto definitivamente spento.
Attorno alle 11 si terrà a Taranto, nella sede del Comando provinciale dei carabinieri, la conferenza stampasull'epilogo tragico della vicenda di Sarah Scazzi. L'incontro con i giornalisti avverrà solo dopo che sarà stato recuperato il corpo della ragazza.
 
Annamaria... a dopo

Meteo... e non solo.



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si ride, si piange







Annamaria... a dopo

Le notizie segnalate da CATERINA

LA STORIA

Joanne Maria Pini:

Il 29 settembre 2010 è stato protagonista di numerose polemiche per le sue dichiarazioni su Facebook, con le quali sosteneva la propria contrarietà all'ingresso dei bambini disabili nelle scuole, auspicando tra l'altro il ritorno all'uso della Rupe Tarpea, invocando la necessità di una selezione naturale  come antidoto ad una "degenerazione genetica" attualmente in corso. Pini ha subito dichiarato che è stato male interpretato e in merito alla Rupe Tarpea questo "era solo un riferimento al mondo antico, quando i soggetti più deboli soccombevano".
Il 30 settembre 2010 il Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano annuncia una indagine interna, mentre il ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini dispone l'invio di ispettori. Il presidente del Conservatorio, Arnoldo Mosca Mondadori, dichiara alla stampa: "Non fa onore alla storia di questo istituto che lavora da sempre anche con i disabili, offre corsi per bimbi autistici, ha portato la musica nelle carceri e ora anche nei campi rom".








Tutto è iniziato con le esternazioni di Giuseppe Pellegrino, assessore all'Istruzione di Chieri in Provincia di Torino che in Consiglio comunale ha detto: gli alunni disabili dovrebbero essere estromessi dalle scuole per finire in comunità. In sintesi, come riporta l'attacco del pezzo su La Stampa, basta disabili a scuola. Non imparano e disturbano. Meglio per tutti una comunità, dove mandarli seguiti da personale specializzato.

La dichiarazione ha suscitato un acceso dibattito e su Facebook  è nato il gruppo Fuori i disabili dalle classi - scriviamo contro questo scempio! per chiedere le dimissioni di Pellegrino inviando una mail al suo indirizzo di posta elettronica, gpellegrino@comune.chieri.to.it. La nota raccoglie oltre 60 commenti, inclusi quelli di Joanne Maria Pini. Trattasi di un professore di armonia presso il Conservatorio di Milano: sostiene posizioni aberranti. Tanti i link del suo profilo, tra cui la sua pagina Wikipedia in cui si legge:

Joanne Maria Pini, a partire dal 1980, ha insegnato nei Conservatori di Genova, Rovigo, Como e Piacenza; dal 1999 è docente di Cultura Musicale Generale presso il Conservatorio di Milano, dove ha anche ricoperto il ruolo di responsabile delle tecnologie digitali.

Un certo curriculum, direte. In realtà il professore nei commenti si lascia andare e si dichiara a favore dell'eugenetica e della Rupe Tarpea, contro ciò che lui definisce politically correct. Ecco alcuni passaggi:

"E se invece fosse una cosa giusta? Già le classi sono troppo disomogenee oltre che numerose..D'altronde la fuzione della scuola oggi non è di infondere conoscenza ma di normalizzare/standardizzare la testa della gente. Amen.

A chi lo attacca risponde:

"siete vittime del politically correct - tutto qui...per il resto il discorso sarebbe lungo e complesso e non è questo il luogo ne io ne ho la voglia...ma state confondendo cose molto diverse

Poi arriva alla Rupe Tarpea:

Alla Rupe Tarpea(è la parete rocciosa posta sul lato meridionale del Campidoglio a Roma, dalla quale venivano gettati i traditori condannati a morte, che in tal modo venivano simbolicamente espulsi dall'urbe.) bisognerebbe tornare...altro che balle...non c'è più 'selezione naturale'...stiamo decadendo geneticamente...questa la verità, piaccia o non piaccia...ovviamente rispetto, grande rispetto per i singoli dolori e situzioni personali, ma il discorso generale è questo...oggi una pseudoscienza autorefezenziame e senza bussole fa campare organismi che non lo dovrebbero. Punto. Datemi pure del naziata, se volete, cosa che non sono: sono invece una persona che ragiona LIBERAMENTE.
Provate a proiettare la società occidentale di oggi tra qualche decennio e poi ditemi...
Vi siete mai studiati un bel manualozzo dal titolo PSICONEUROENDOCRINO IMMUNOLOGIA per comprendere le interazioni tra mente e corpo, e tra corpo e mente? IO SI...

E ancora:

‎"Prima della didattica viene la genetica" - appreso da mio padre, maestro elementare..."






Io e Caterina  abbiamo scelto , tra le tante, queste 2 lettere...
 

LETTERA APERTA

Egregio (si fa per dire) sig. Pini

Le affermazioni che lei ha fatto non solo sono vergognose e fortemente lesive per tutto il genere umano, ma frutto di una mente che fa tutto, meno che svolgere la sua principale attività: quella di ragionare.

Lei si definisce un essere pensante, una persona libera che, in quanto tale, possa esprimere pubblicamente qualsiasi cosa. Ma vede, ad un essere UMANO pensante, non passa minimamente per la testa di dire cose simili.

Chi l'ha definita nazista ha fatto bene: lei sta rievocando barlumi di un'ideologia che ha distrutto milioni di vite umane, sulla base di un capriccio dell'ego.

E' evidente che il suo, di ego, sia molto molto gonfio...

Lei dice che: "Stiamo decadendo geneticamente....Una pseudoscienza autoreferenziale fa campare organismi che non dovrebbero.."

Ma di cosa sta parlando?!

Qualcuno le ha insegnato che nessuno può gestire la propria o altrui vita a piacimento ..?

E che la vita umana, in quanto tale, non è sinonimo di perfezione..?

Le malattie e gli incidenti fanno parte del percorso umano e nessuno è in grado di sottrarsi a questo. Tra i "disabili" ci sono persone con malattie genetiche ed altri che hanno avuto incidenti alla nascita (vittime della malasanità), o successivamente. Tra i disabili c'è la probabilità che lei o un suo successore, ci finisca, in quanto essere umano soggetto ad una vita aleatoria... Provi a dirlo a sè stesso allora, o a suo figlio, che non merita di vivere..

Perchè vede, quello che lei ha fatto, è dire ad un altro essere umano che non merita di vivere..! Si rende conto di questo??

LETTERA APERTA

Anita, ragazza disabile, scrive a Joanne Maria Pini: "Non voglio più essere italiana"


Mi chiamo Anita Pallara e sono una ragazza di 21 anni affetta da atrofia muscolare spinale, una malattia neurodegenerativa e totalmente invalidante. In parole povere, sono handicappata. Mi rivolgo al professor Joanne Maria Pini che vorrebbe buttare me e quelli come me dalla Rupe Tarpea. la disabilità non è un valore aggiunto, non è proprio un valore. E' solo una condizione. Non voglio parlare di solidarietà e nemmeno di sensibilità. Io parlo di diritti.

Il diritto all'istruzione ce lo garantisce la Costituzione. Le sue parole, professore, sono vergognose, pericolose, razziste e illegali. Ma che valore ha tutto ciò nel vostro paese? A parte le ovvie reazioni di sdegno e le condanne morali, quale sarà la conseguenza reale?

Anita a questo punto si sente così schifata che vorrebbe addirittura rinunciare alla cittadinanza italiana.

A voi tanti che parlate di "selezione genetica" io non sono disposta a subire questa ignoranza nel 2010. Se non ci saranno delle forti prese di posizione da parte delle istituzioni e dei media, io mi recherò alla Prefettura di Bari e consegnerò la mia carta di identità e il mio passaporto, rifiutando così la cittadinanza italiana.

Stiamo purtroppo assistendo a una pericolosissima deriva della società. E siamo un Paese che si professa (quando fa comodo) cristiano.

E inoltre, come fa ad affermare che in una scuola dove sono i disabili, vengano penalizzati i migliori?

Primo: la scuola di oggi si penalizza da sola, non c'è nulla che valorizzi lo studio o l'amore per la cultura! E' statica, arretrata, morta!

Secondo: quali sarebbero questi studenti "migliori"..? Gli studenti di oggi vanno avanti per forza d'inerzia, perfettamente in sintonia con la scuola che gli viene propinata!! Dove sono questi studenti "migliori" che verrebbero penalizzati dai disabili..? Quelli che alle scuole medie non sanno nemmeno usare un vocabolario o parlare inserendo un congiuntivo esatto..?

Senza offendere alcuno, ma questo è il panorama studentesco di oggi (ovviamente fatta salva qualche eccezione)...

Di cosa sta parlando sig. Pini...?? Forse sono proprio gli studenti disabili ad impegnarsi di più, per dimostrare a quelli come lei, che meritano di vivere. Sono loro ad insegnare, con la loro presenza, che la vita è legata ad un filo e che, oggi sei apparentemente sano e domani diventi un "disabile"!! Sono loro a dare prova di cosa significhi sacrificio ed impegno, cosa che i cosiddetti ragazzi normodotati di oggi, non conoscono minimamente, annegati ormai in una cultura di sola apparenza!!!

Vogliamo negare questo, sig. Pini?

Sa una cosa, lei è terribilmente imperfetto, in una società talmente imperfetta, da permetterle ancora di stare in cattedra ad "insegnare"...



 Che vergogna! Ma è l'ironia dell'imperfezione  della vita...







Annamaria... a dopo

mercoledì 6 ottobre 2010

Meteo... e non solo

si ride , si piange

















Annamaria... a dopo

Le notizie segnalate da CATERINA -

 LA STORIA
"Sono Joseph, il testimone
della strage dei Casalesi" 


La notte tra il 18 e il 19 settembre 2008 la camorra colpisce il mondo degli extracomunitari. In sei restano a terra senza vita, ammazzati dal commando di fuoco del boss Giuseppe Setola. Intervista al sopravvissuto del massacro di Castel Volturno: "Hanno distrutto la mia vita, io vivevo onestamente, adesso sono costretto a nascondermi dagli uomini di morte"

 VIDEO La vita prima della strage



"Sparavano, colpendo tutti quelli che c'erano. Io ho preso più di quindici proiettili. Tatatatatatatattata. Ma mentre loro uccidevano, Dio lavorava su di me". Joseph Ayimbora racconta l'attimo in cui la morte gli è passata davanti, l'istante in cui gli stragisti dei casalesi gli hanno voltato le spalle senza accorgersi che respirava ancora. Joseph è il cittadino ghanese sopravvissuto alla strage del 18 settembre 2008, a Castel Volturno.

Si finse morto, mentre i cadaveri insanguinati dei suoi sei compagni gli coprivano quasi tutto il corpo. Lui aveva preso "soltanto" quindici pallottole di pistole e kalashnikov. Fu ferito al braccio, al petto, alle gambe, alle natiche, a un piede. Joseph ha già testimoniato contro l'ala stragista del superkiller Giuseppe Setola, nell'aula del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Ora per la prima volta racconta a Repubblica quella scena di terrore, il panico da cui non riesce a liberarsi, persino un incredibile episodio di malasanità che ha aggravato il bilancio dei danni permanenti alla salute.

A pochi giorni dal rifiuto del sindaco di Castel Volturno di commemorare i suoi connazionali uccisi, Joseph gli manda un messaggio: "Io rispetto lui, ma lui deve rispettare quelli che sono stati uccisi. Il sindaco che ne sa delle vite di quei morti, non c'era quando c'è stata la strage. Erano tutti puliti, nessuno faceva droga. E la mafia ha tolto loro la vita".

"Piacere, Joseph". Un uomo alto e corpulento, ma il passo è irregolare e dolente per via delle tracce lasciate da quelle sventagliate di mitra. Una t-shirt bianca a righe chiare, uno sguardo che non si cela e che solo durante le riprese verrà protetto da un paio di occhiali a specchio. Anche la coppola in lana inglese è calata sul capo per lasciare scoperta appena la nuca.

L'appuntamento è alle 13 in uno stanzone spoglio, dove c'è un tavolo grande e sgombro, alle pareti stampe dell'antica capitale e nessuna traccia di luce naturale. Siamo nel palazzo  -  per lui  -  più sicuro di Roma: piano terra dell'edificio che ospita il Servizio centrale di protezione, quartiere Eur. In un angolo, due discreti poliziotti sorvegliano a distanza che il "testimone" sia a suo agio, che non abbia bisogno di nulla, e che le domande che gli vengono sottoposte non interferiscano con il processo in corso agli esecutori della strage di Castel Volturno.

Trentasei anni, una moglie che lavorava per la Croce Rossa fino al momento della strage, tre figli, Joseph ha studiato Ingegneria. "Ho perso il mio lavoro, la mia vita, anche la mia faccia. Prima vivevo come una persona onesta, ora devo nascondermi perché gli uomini di mafia sono uomini di morte. Oggi devo dire il falso se uno mi chiede che storia ho, devo dire il falso per stare in serenità con mia moglie e i miei figli. Ma gli altri sei ghanesi che erano con me in quella sartoria alla Domiziana ora sono sottoterra. Perciò io ringrazio il cielo continuamente. Non mi spiego ancora come faccio a essere qui, a parlare con lei".

Joseph, lei era un imprenditore. Titolare di due ditte regolarmente registrate, una delle quali in Ghana per l'export-import di pezzi di ricambio per auto e moto. Che cosa accadde la sera del 18 settembre 2008, al chilometro 43 della Domiziana, nella sartoria "Ob ob Exotic fashion"? E lei che cosa ci faceva lì?
"Ero tornato il giorno prima dal Ghana, per motivi di lavoro. E quella sera, nella sartoria "Ob Ob" avevo appuntamento con un mio amico. In fondo era un punto di incontro per i ghanesi che si conoscevano. Ho salutato il mio amico, e poi mi sono trattenuto a parlare con Babà Alagi, il sarto del locale. Avevamo dei soprannomi tra noi. Io lo chiamavo Babà Alagi, e lui Petit Pelé, piccolo Pelé, perché ho sempre amato il calcio, e lo giocavo spesso. All'improvviso li vedemmo entrare. Indossavano le pettorine dei carabinieri, ma io non ebbi paura, perché io sono pulito e non ho mai fatto niente di male e quindi ero tranquillo, pensavo a un controllo normale o al fatto che cercavano qualcuno e quindi mi voltai tranquillamente. E poi dopo pochi secondi... Come arrivano, sparano. Tatatatatatatatata, e mi sono trovato con i proiettili addosso".

Dove fu colpito?
"Alle spalle, qui dietro, più volte. Grazie a Dio un colpo per poco non ha raggiunto il cuore e poi altri colpi sono entrati da sotto la gamba, da sotto il piede, dalle natiche. Forse più di quindici proiettili. Guardi qui". Mostra due grandi lesioni nere sull'avambraccio destro, il segno di due fori".

Come ha fatto a salvarsi?
"Mentre loro uccidevano e sparavano, Dio lavorava su di me. È una cosa che non posso spiegare come mi sono salvato".

È vero che loro dicevano "Li dobbiamo uccidere tutti"?
"Uno di loro dice "bastardi neri", un altro dava altri insulti. Un altro chiede: "Sono morti tutti?". E l'altro dice: "Sì, sì". Non posso dire chi è quello che chiama, quello che risponde. Erano quattro o cinque. Tutti sparavano".

Lei dice: Dio ha lavorato per me. Ma anche lei ci ha messo del suo. Ha avuto la lucidità di fingersi morto.
"Neanche il mio avvocato lo sa, ora lo dico per la prima volta. Io da allora dico continuamente, prima di uscire. "Dio accompagna me fuori, Dio porta me dentro". Non so come ho fatto, mai pensavo che un giorno sarebbe andata così. Ancora oggi mi domando: perché io sono vivo? Ho avuto tanti di quei proiettili. Sono stato in ospedale due mesi. Piangevo tutti i giorni, il dolore era fortissimo. Mi sono tolto un proiettile a casa, da solo. Ce l'ho ancora con me, per ricordarmi tutto".

Intende: senza un medico? Dopo due mesi di ricovero, lei si è estratto una pallottola da solo, in casa?
"Sì, proprio così. Era una cosa strana. Continuavo a piangere, piangere. Mi faceva troppo male il piede. Poi i medici hanno capito che avevo ragione, hanno fatto una lastra e visto che c'era un altro proiettile. Ma mi hanno dimesso senza darmi un appuntamento, senza dirmi quando dovevo tornare per toglierlo. Quando ero a casa, da solo, sentivo un dolore così atroce che ho preso le forbici e mi sono tolto quel pezzo di piombo".

Pochi giorni fa, il sindaco di Castel Volturno si è rifiutato di commemorare i morti della strage con una lapide con la singolare motivazione che non c'è ancora certezza sulla loro innocenza. Quindi le chiedo: erano persone pulite le vittime, oppure spacciavano droga?
"Ecco il mio messaggio per il sindaco. Tu sindaco, non c'eri quando è avvenuta la strage. E tu non sei poliziotto, o carabiniere. Come fai a dire che alcuni di loro non erano puliti? Io lo rispetto, ma anche lui deve rispettare quelli che sono morti e non dire cose pesanti su di loro, ché non possono più rispondere. Il sindaco deve pregare per loro. Quelle persone erano pulite, non avevano problemi con la legge. Io conoscevo alcuni di loro, sapevo che lavoravano sempre".

"Repubblica", nelle settimane successive alla strage, pubblicò il suo appello: non lasciatemi solo. Chi ha avuto vicino in questi due anni?
"I miei amici, la mia famiglia. E i poliziotti. Quando io piangevo, mi lamentavo, loro mi sono sempre stati vicini".

In cosa è cambiata la sua vita, in un'immagine?
"Prima vivevo come una persona onesta. Ora vivo come una "persona bugia". Ai miei vicini, ai conoscenti non posso dire niente di quello che sono e la storia che ho. Non ho un lavoro, mia moglie non lavora, c'è chi si chiede: questo cosa fa. Certo, vado a prendere il mio bambino a scuola, poi lo porto al parco, poi leggo in internet i giornali per sapere cosa succede in Europa e nel mio Ghana. Ma nessuno sa dove sto, che faccio. È una vita troppo stretta, troppo complicata, una vita piena di bugie".

In questi due anni, è accaduto anche qualcosa di bello. È diventato padre per la terza volta, e ha chiamato suo figlio Alessandro. Perché?
"È il nome di un poliziotto che ha indagato molto sulla strage, e di un uomo che mi è stato molto vicino (il vicequestore Alessandro Tocco, dirigente della sezione della Mobile distaccata nel cuore di Casal di Principe, ndr). Lo sa chi è il padrino del battesimo? Un altro poliziotto, uno di quelli che mi segue dal giorno della strage".


Annamaria... a dopo