Antonio Albanese in uno dei Suoi simpatici personaggi, il politico calabrese "Cetto La Qualunque"nei Suoi agitati Comizi! 

 

Facebook "censura" gruppo anti-razzista,

«E un paradosso, un avvenimento surreale, Facebook ha disattivato un gruppo nato spontaneamente per segnalare pagine on line razziste». A parlare è Massimiliano Monnanni, direttore Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali del Ministero per le Pari Opportunità (Unar). «Il tutto - prosegue Monnanni - proprio il giorno in cui si è aperta la VI settimana contro il razzismo promossa dall'Unar in tutta Italia».

Il paradosso è questo: il 15 marzo gli amministratori della pagina Basta al razzismo su Facebook, nata per segnalare messaggi discriminatori, hanno trovato il loro account disattivati. In pratica i ragazzi che gestiscono il gruppo (36mila le adesioni) sono stati disabilitati dagli amministratori del social network. E spiegano che probabilmente i loro detrattori hanno organizzato un’azione di massa contro di loro, segnalando come inopportune le pagine che gestivano, quelle che hanno contribuito a far chiudere gruppi che esaltavano il terremoto ad Haiti, che volevano fuori i rom dall’Italia, che istigavano alla violenza contro gli stranieri.

«Dopo aver letto il vostro articolo sul Messaggero.it ci siamo subito attivati, il gruppo deve essere tempestivamente ripristinato dagli amministratori di Facebook  spiega Monnanni  contatteremo gli amministratori del gruppo Basta con il razismo su Facebook per capire cosa è successo». Soddisfazione da parte di Alessandro Pomponi, uno degli amministratori della pagina censurata «ma  spiega Alessandro, romano, 41 anni  vorremmo che l'ufficio del ministero delle Pari Opportuntà vada fino in fondo alla questione e cerchi, avendo più mezzi di noi, di contattare direttamente Facebook».

Perché dal social network intanto non c'è stata nessuna risposta alle migliaia di e-mail inviate per protestare contro la chiusura del gruppo. I 36mila intanto hanno creato un nuovo gruppo che continua a registrare adesioni.

Ma una novità c'è stata. «Una novantina di gruppi razzisti che avevamo segnalato a Facebook  continua Alessandro  ora non sono più visibili». Due le ipotesi: o Facebook ha deciso di applicare una politica più restrittiva e ha deciso, all'improvviso, di raccogliere tutte le nostre vecchie segnalazioni, oppure i gruppi si stanno organizzando e sono diventati privati, non accessibili a tutti». E' inoltre possibile che abbiano deciso di spostare i gruppi e creare nuove pagine.

14enni contro rom e stranieri. Intanto la battaglia di Alessandro prosegue. Non può abbandonare un progetto nato spontaneamente che lo ha portato anche a dialogare direttamente con molte delle persone che avevano creato gruppi razzisti. «Molti gruppi vengono creati da ragazzini - racconta - 14enni che forse non si rendono conto di quali idee stessero traghettando nella rete».

Ricorda il gruppo nato contro l'insediamento di un campo rom perché spiegavano i ragazzini «i rom sono sporchi». «Ho cercato di fargli capire che si trattava di persone che sporcavano e che non si doveva condannare un'intera etnia». Alessandro è invece stato invece sbatto fuori dal gruppo che non voleva la creazione di moschee in Italia sostenendo che nei paesi musulmani non era consentito creare chiese cattoliche. «Gli ho mostrato video su Youtube che mostrano come in molti Paesi dell'Islam sono state create chiese, ma a quel punto sono stato cancellato dal gruppo».

«Si tratta di una mancanza di cultura, soprattutto tra giovanissimi – afferma Monnanni – e l'attenzione sul web e molto importante, per questo chiudere quel gruppo creato da persone che spontaneamente si aggregano per combattere contro il razzismo è un fatto grave».

Per combattere le forme di razzismo sul web Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali del Ministero per le Pari Opportunità ha creato l'11 marzo una piattaforma web per segnalare soprusi di ogni genere. Sul sito Unar.it possono inviare segnalazioni le vittime ma anche chi ha assistito a un sopruso. «Ma c'è una novità - spiega Monnanni  abbiamo attivato anche i contact center attraverso il quale possono essere segnalati siti e blog a contenuto discriminatorio e creato NE.A.R. TO UNAR, la prima rete giovanile antirazzista che opererà anche e soprattutto tramite i social network». Un progetto che vede impegnata una squadra ad hoc di persone appartenenti alle Acli, che già gestivano il numero verde (800901010).

Tra il progetto dell'Unar anche la creazione di campus non violenza inaugurati il 15 marzo, giorno di apertura della VI Settimana contro il razzismo che si conluderà il 21 marzo. «Si tratta di una rete di volontari che hanno dai 18 ai 22 anni, impegnati nella diffusione di una cultura della solidarietà e che potranno essere le nostre sentinelle sul territorio. A breve partirà una campagna di recruiting per raccogliere adesioni e a maggio faremo un meeting per coordinare i vari gruppi che verranno creati sul territorio». L'obiettivo è quello di rendere la rete permanente, fare ad esempio come gli studenti dell'università di Bari che hanno creato www.nonviolentmag.it che diffondono sul web i video allergie, filmati contro le allergie verso gli stranieri. Infine Unar ha già firmato con diverse regioni tra cui l'Emilia Romagna e la Sicilia un protocollo per creare dei nodi sul territorio collegati all'Unar. Stessa proposta per il Comune di Roma.

Da Facebook intanto nessuna risposta. Le 36mila sentinelle contro il razzismo sul web restano senza voce.

VIAGGIO ALL'INFERNO - scritta da AIR



Una sigaretta accesa,
il fumo che lentamente sale
nell'aria si disperde
lasciando nell'abitacolo
un'inconfondibile traccia

Sfreccia solitario
lasciando sulla strada
una scia rombante
il cavallo di latta

senza un'attimo di tregua
prosegue la sua corsa.

In un baleno
trascorrono le ore
dall'alba al tramonto
dal tramonto alla notte.

Mentre un nuovo giorno
nuovamente nasce
un'impatto di lamiere
lacera il silenzio

dal groviglio di macerie
non c'è un'alito di vita
solo acre fumo
nell'aria si disperde.

Enzo "Airone"

GIOVANNI PAOLO II ...notizia segnalata da CATERINA

Giovanni Paolo II, il Papa che parlava
all'anima delle gente anche con il corpo


 È dalla Francia dove vive la suora guarita da Giovanni Paolo II che è finalmente arrivata la notizia tanto attesa dal popolo del «santo subito». I vescovi hanno rassicurato ufficialmente, con tanto di nota dettagliata, che la miracolata è in perfetta salute e non ha più avuto nessuna ricaduta dal Parkinson, il male che l'aveva colpita dieci anni fa. Cosa non da poco, poiché viene messa la parola fine ai dubbi di natura medica che avevano rallentato il lavoro della Consulta alla Congregazione dei Santi, un organismo all'interno del quale quattro medici specialisti sono impegnati a fare accertamenti.

La genuinità della guarigione scientificamente inspiegabile, il miracolo appunto, costituisce un passaggio necessario per procedere alla beatificazione. Papa Wojtyla, il beniamino delle folle, cammina dunque verso la santità mentre la sua poliedrica figura non smette di essere analizzata, sminuzzata, studiata. L'ultimo saggio in uscita in questi giorni per i tipi delle Paoline, Giovanni Paolo II, il Papa che parlava alla gente, 144 pp, 16 euro, scritto da Sabina Caligiani, analizza il lungo percorso umano dal punto di vista della comunicazione. Le straordinarie doti del Papa polacco hanno via via delineato una vera e propria teologia corporea. Ma forse non poteva che essere così.

Wojtyla da giovane amava il teatro, ha calcato le scene durante gli anni universitari, scrivendo in seguito persino opere teatrali ben accolte dalla critica. In poche parole egli aveva una elevata consapevolezza dell'aspetto sensoriale della sua persona. Come mette in luce l'autrice, guardava dritto negli occhi gli interlocutori, chiunque essi fossero, ne sapeva scrutare gli animi, non aveva timori a mostrarsi, nemmeno nella fase dell'infermità. «Olfatti, vista, udito e tatto, ogni senso era da lui usato». Quante volte ha mandato in fibrillazione il Prefetto della Casa Pontificia, il cardinale Monduzzi prima e monsignor Harvey poi, rompendo la rigidità del protocollo. Insomma, ha saputo gettare le basi per una teologia della corporeità che difficilmente un altro pontefice saprà mai riproporre tanto efficacemente. Non si sottraeva alle telecamere, dialogava apertamente coi giornalisti, si fermava incuriosito a fare domande alla gente che incrociava sul suo percorso.

Agli inizi del pontificato, le visite alle parrocchie di Roma, diventavano una maratona estenuante per il suo entourage, abituato agli incontri misurati di Papa Montini. Con Wojtyla erano tutti costretti a stargli al passo per interi pomeriggi. Durante una udienza generale, in Vaticano, sorprese i presenti con una frase: il «corpo e soltanto esso è capace di rendere visibile ciò che è invisibile: lo spirituale e il divino». Questo è stato il suo punto di forza. «Il fatto che la teologia comprenda anche il corpo non deve meravigliare nè sorprendere nessuno che sia cosciente del mistero e della realtà dell'incarnazione. Per il fatto che il Verbo di Dio si è fatto carne, il corpo è entrato, direi, attraverso la porta principale, nella teologia, cioè nella scienza che ha per oggetto la divinità».

Un'altra volta, rivolgendosi ai giovani che sedevano sugli spalti dell'Arena di Verona, ricordò che l'uomo sa parlare col suo corpo e proprio per questo il corpo diventa un linguaggio. «E il linguaggio serve a manifestare sempre una Verità». È così ha fatto ingresso nei concetti teologici la fisicità del corpo umano, senza meravigliare nè scombussolare più di tanto i benpensanti specie quando, per esempio in Africa o in Oceania, non esitava ad abbracciare bambini mezzi nudi, stringere le mani a donne coi seni scoperti, vestite solo con gonnellini e teli colorati. Forse è anche per questa spontaneità che le persone lontane lo hanno amato tanto.

ANNAMARIA...a dopo

venerdì 19 marzo 2010

LI CHIAMARONO BRIGANTI - segnalato da CIPRIANO

Cipriano ci propone un canto da lui tradotto  interpretato da Lina Sastri e tratto dal film "li
chiamarono Briganti"

Molte scene furono girate nella reggia di Caserta. Il film narra la storia
mai racontata sui Briganti
ma meglio definirli Partigiani del Sud, la storia si sa la raccontano i
vincitori definendo la piu' grande
rapina della storia l'unita' d'Italia con protagonisti Garibaldi Giuseppe
Cavour additati come patrioti
e padri della nostra Italia



Li chiamarono Briganti ( Canto in onore dei nostri bisnonni eroi e martiri di un re straniero)


Canto finale interpretato da Lina Sastri

Il sangue e’ passato ancora,
sopra questa terra amara
la morte si fa destino,
lo sfregio diventa storia
il ferro (della spada, baionetta) fuoriesce dal corpo
dei padri davanti agli occhi dei loro figli
piangono senza riuscire i piccoli bambini, nudi
l’Italia crescerà con l’arte
della rabbia e del rancore
saranno cittadini senza nessuno onore
saranno terre lontane, lacrime, bastimenti
il mezzo per dimenticarsi dei torti subiti
e dei tradimenti
per non assaggiare i comandi dei soldati
nelle nostre case
gli insulti, i tormenti, le umiliazioni
che entrano nelle ossa
e sarà l’arte di continuare a vivere senza
credere più a nessuno
sarà l’arte di imbrogliare
per non andare a letto digiuni
saranno “guappi”, “mpechere” (pettegole), ladri,
santi, ruffiani
saranno duca e “zantraglie”,
preti e ciarlatani
profumi nei palazzi
sottane e “parapalle”
bassi umidi e scuri,

bocche con l’alito di cipolla
una pizza con il nome di reggina
di chi fu nemico fino a ieri
i nipoti di chi fu Brigante
saranno carabinieri
sarà una ferita aperta
sotto l’acqua e il sole
un corpo che si spegne senza
emanare un odore
un grido senza voce
che attraversa le terre e le città
una “nzirie” (pensiero tormentoso) senza nome
che la notte ti viene a trovare
gente senza pace troverà le parole giuste
per nascondere meglio le verità che non vuole dire
sarà allontanarsi sempre da ciò che tocca il cuore
sarà dimenticarsi dell’innocenza
sarà rendere più duro l’amore
sarà recitare la commedia per le strade
e nei letti
sarà per far soffrire l’altro solo per fargli un dispetto
e il freddo scava la coscienza
e l’onestà diventa uno sfizio
per le genti della mia terra
non ci sarà più giustizia
ma io canto, canto, canto,
canto per tutti
canto per dare coraggio
canto per dare speranza
canto per la dignità degli uomini
che tanto abbiamo avuto
canto un canto di uomini
che sono stati
Briganti.

Tradotto e suggerito da Cipriano







http://i231.photobucket.com/albums/ee145/Sianna68/mie%20creazioni/festa-el-pap.gif 
La Festa del Papà ricorre  oggi in concomitanza con la Festa di San Giuseppe, che nella tradizione popolare oltre a proteggere i poveri, gli orfani e le ragazze nubili, in virtù della sua professione, è anche il protettore dei falegnami, che da sempre sono i principali promotori della sua festa.
Pare che l'usanza ci pervenga dagli Stati Uniti e fu celebrata la prima volta intorno ai primi anni del 1900, quando una giovane donna decise di dedicare un giorno speciale a suo padre.
Agli inizi la festa del papà ricorreva nel mese di giugno, in corrispondenza del compleanno del Signor Smart alla quale fu dedicata, poi solamente quando giunse anche in Italia si decise che sarebbe stato più adatta festeggiarla il giorno della Festa di San Giuseppe.
In principio nacque come festa nazionale, ma in seguito è stata abrogata anche se continua ad essere un'occasione per le famiglie, e sopratutto per i bambini, di festeggiare i loro amati padri. La festa del 19 marzo è caratterizzata inoltre da due tipiche manifestazioni, che si ritrovano un po' in tutte le regioni d'Italia: i falò e le zeppole. Poiché la celebrazione di San Giuseppe coincide con la fine dell'inverno, si è sovrapposta ai riti di purificazione agraria, effettuati nel passato pagano.
In quest'occasione, infatti, si bruciano i residui del raccolto sui campi, ed enormi cataste di legna vengono accese ai margini delle piazze. Quando il fuoco sta per spegnersi, alcuni lo scavalcano con grandi salti, e le vecchiette, mentre filano, intonano inni per San Giuseppe. Questi riti sono accompagnati dalla preparazione delle zeppole, le famose frittelle, che pur variando nella ricetta da regione a regione, sono il piatto tipico di questa festa.

Festa di S. Giuseppe in Sicilia


Festa di S. Giuseppe - I bambini delle scuole si riuniscono in piazza per festeggiare il Santo. .La festa di San Giuseppe in Sicilia, grazie alla predicazione degli ordini religiosi in età Moderna, è entrata profondamente nella sensibilità del popolo che ne ha sempre sottolineato l’espressione di paternità, declinata attraverso varie espressioni di carità e attenzione ai poveri. Da questo scaturiscono le varie «tavolate» o banchetti rituali che in molti centri dell’isola si imbandiscono ormai per tradizione in maniera fortemente formale, ma che nel passato era l’occasione reale ed effettiva di avere un’attenzione ai poveri e particolarmente ai bambini tra questi.

A Regalbuto la tradizione si colloca dentro l’espressione generale della cristianità, la festa ha una caratterizzazione semplice che si concretizza in tre momenti diversi. Il primo momento è la processione mattutina dei "palieddi" in cui sono protagonisti i bambini che recano queste tavolette con l’effige del Patriarca e riccamente decorate, poste su una piccola asta che serve da manico. Questa è l’elemento particolare della festa di Regalbuto in quanto non si trovano riscontri in altri centri dell’isola. I bambini si recano in chiesa in processione in un clima festante e colorato grazie ai palieddi. Giunti in chiesa si ha un momento di preghiera, a conclusione si esce dalla chiesa e si svolge una breve processione intorno alla piazza antistante per poi concludersi. Il secondo momento è costituito dal pranzo tradizionale delle "virgineddi", interpretazione locale del pranzo dedicato ai poveri che qui si è identificato con le bambine povere. Un momento che è quasi scomparso a causa del cambiamento della società, ma che sopravvive nonostante tutto. Il pranzo si svolge nei quartieri e, oltre ai cibi definiti per tradizione, è occasione di aggregazione e di incontro tra gli abitanti del quartiere. Il terzo momento di carattere liturgico, avviene la sera con la santa Messa solenne a cui segue la processione con il simulacro del santo per le vie del centro abitato.

Annamaria...a dopo



AL CNEMA OGGI

Il film È Complicato (il titolo originale del film è: It’ s Complicated) è il nuovo film commedia diretto dalla regista Nancy Meyers che ha diretto altre commedie di successo come i film What Women Want, Tutto Può Succedere, e L’ amore non va in vacanza. Questa volta, nel film È complicato la regista Meyers lavora con un altro Cast di attori successo: Meryl streep, candidata al Golden Globe 2009 come miglior attrice, Alec Baldwin e Steve Martin. Il film È Complicato è una commedia divertente e romantica che si allontana dai canoni tradizionali e va verso quelli moderni della famiglia allargata. Questo nuovo film, come tutti quelli diretti dalla regista Nancy Meyer, consentono alle donne di sognare e di sentirsi rincuorate da alcuni episodi che ritraggono esperienze reali. Infatti, il film È Complicato è pieno di gag divertenti e a volte esagerate ma ci sarà senz’ altro nel pubblico chi si ritroverà in molte delle situazioni descritte nel film e corrispondenti alla realtà… soprattutto nella relatà quotidiana del post-divorzio !

LA TRAMA DEL FILM

La trama del film È complicato racconta la storia di un intreccio sentimentale tra adulti. Jane (Meryl Streep) è l’ex moglie di Jake (Alec Baldwin). Dopo 10 anni di divorzio e 19 anni di matrimonio, Jane è in buoni rapporti di amicizia con il suo ex marito Jake, con cui ha avuto tre figli ormai grandi. Un giorno, in occasione della cerimonia di diploma di uno dei loro figli, i due riscoprono di essere ancora attratti. Ma la situazione non è così semplice dato che Jake si è risposato con Agness (Lake Bell) e Jane quindi ricopre ora il ruolo dell’ amante del suo ex-marito… La situazione si complica ancora quando interviene Adam (Steve Martin), architetto che deve ristrutturare la cucina di Jane. Adam, da poco divorziato, si innamora di Jane e si riforma un altro triangolo nel triangolo…



 trailer

giovedì 18 marzo 2010

Facebook: nuova minaccia che sottrae le password

 

A distanza di un anno e mezzo da 'Koobface' un nuovo virus minaccia in modo massivo gli utenti di Facebook: i 400 milioni di iscritti al social network sono nel mirino di un'ondata di messaggi spam di posta elettronica potenzialmente molto pericolosi. La minaccia informatica consiste in un software maligno di tipo 'worm' che è in grado di sottrarre le password degli utenti ed è tornato a diffondersi sotto forma di un'e-mail proveniente da Facebook che segnala la necessità di reimpostare le proprie credenziali per l'accesso al social network. La mail contiene un allegato con i nuovi dati di accesso che in realtà sono il codice maligno. Una volta aperto, il file scarica automaticamente sul pc diversi tipi di programmi dannosi, compreso un virus di tipo 'password stealer', "in grado di accedere a qualsiasi combinazione di username e password presente sul computer, dalle informazioni bancarie ai dettagli di accesso alle email", spiega Dave Marcus, esperto di sicurezza McAfee. "Sono milioni i computer a rischio - aggiunge Marcus -, anche se solo il 10% degli utenti apre l'allegato si tratta di 40 milioni di pc infettati". Non è la prima volta che i criminali informatici prendono di mira Facebook, soprattutto considerando la proliferazione del 'malware' sui social network, aumentato del 70% solo fra gennaio e febbraio. Il primo attacco condotto in modo massiccio fu attraverso il virus Koobface, un 'worm' che si è autorigenerato, apparendo prima su Facebook nel 2008 e poi su Twitter e altri social network. Koobface invitava gli utenti a cliccare su un link a un fantomatico video di YouTube, che invece provvedeva a lanciare un programma dannoso creato per appropriarsi di dati sensibili come i numeri delle carte di credito. Varianti di questo malware hanno infettato oltre 3 milioni di computer nel mondo. Di recente si sono invece moltiplicati soprattutto i tentativi di 'infezione' attraverso i cosiddetti link brevi lasciati nella bacheca di Facebook o in messaggi inviati privatamente. Davanti all'aumento degli attacchi, Facebook è passata all'offensiva. A gennaio ha siglato un accordo con McAfee per offrire un abbonamento gratuito per sei mesi ai suoi utenti per anti-virus e anti-malware, mentre a fine febbraio ha aggiornato le proprie regole di sicurezza e per la privacy, e adesso una pagina di allerta mette in guardia l'internauta quando sta per accedere a un link esterno a Facebook che potrebbe essere sospetto. Stavolta però non è il servizio di messaggi interno a Facebook che viene violato, ma gli account di posta elettronica che gli utenti hanno associato al proprio profilo sul social network. 

ANNAMARIA...a dopo

ALDO BUSI "VIA DALL'ISOLA DEI FAMOSI"


Seguo l'isola da sempre e quest'anno più che mai , in quanto  affascinata dalla partecipazione dello scrittore Aldo Busi ..era già nell'aria una sua defezione, ieri sera ha abbandonato nel peggiore dei modi non smentendo però quello che è il suo stile


Ieri sera nel corso del programma. Lo scrittore-naufrago dell'Isola dei Famosi ha annunciato l'intenzione di lasciare il reality. Non prima però di avere lanciato strali contro gli omofobi, il Papa e il governo. «Questa avventura qui l'ho finita», ha detto. «Non vado via per vigliaccheria, non adduco problemi di salute che pure ci sono, ho un'infezione», ha voluto anche precisare. Duro, in particolare, l'affondo dello scrittore contro chi critica l'omosessualità, con un esplicito il riferimento al Pontefice. «L'omofobo è un omosessuale represso», ha detto, queste persone «sono un danno per la società». Oggi, è arrivata la presa di posizione di Viale Mazzini: «Il direttore di Raidue, Massimo Liofredi, sentito il direttore generale della Rai Mauro Masi - spiega il comunicato - ha ravvisato nel comportamento dello stesso palesi e gravi violazioni delle regole e delle disposizioni contrattuali. Pertanto, Aldo Busi verrà escluso dalla partecipazione alle prossime puntate dell'Isola dei famosi e dalle altre trasmissioni della Rai».

Intanto, però, le parole di Busi hanno scatenato numerose reazioni politiche. «Quello che è accaduto durante la puntata dell'Isola dei famosi è inaccettabile» ha detto Maurizio Lupi, vice presidente Pdl della Camera dei deputati e componente della commissione di Vigilanza Rai. «Aldo Busi - ha aggiunto Lupi - ha insultato, davanti ad una platea di milioni di telespettatori, il Papa. La Rai dovrebbe fare servizio pubblico, non mandare in onda a pagamento trasmissioni e personaggi che offendono il Santo Padre e tutti i credenti». «La maggioranza, in Commissione di Vigilanza e nel Cda Rai, ha fatto di tutto in questi giorni per imbavagliare i talk show e perché in tv venissero bandite la politica e le critiche al governo - aveva invece affermato, in una nota, il segretario dell'Udc Lorenzo Cesa. - È singolare che altrettanto zelo non venga dimostrato nel controllo dei contenuti di altri programmi del servizio pubblico: ieri in uno di questi, oltre a una 'raffinata' analisi politico-economica in diretta dal Nicaragua del noto economista Aldo Busi, dallo stesso personaggio è stata dileggiata senza ritegno davanti a milioni di telespettatori la guida spirituale dei cattolici nel mondo. L'azienda e la Vigilanza tolgano il paraocchi e guardino cosa succede negli altri programmi».
Durante la diretta della trasmissione dal Nicaragua, in collegamento con la conduttrice Simona Ventura, Busi aveva aggiunto - a proposito della sua avventura nel reality - che «la misura è colma: non c'è più racconto tra me e i tuoi naufraghi, devono interagire tra di loro. Io sono rimasto qui due settimane in più di quanto avevo immaginato nella mia mente». Infine un attacco al governo. «Io pago le tasse e sono orgoglioso di farlo», ha spiegato. «Se non fanno questa legge delle due aliquote al 23 e 33 per cento, del meno tasse ma per tutti a cosa è servito Berlusconi? Cosa fa?».
  - «Busi ha dato tantissimo a questo programma, mi sono dissociata da alcune cose che ha detto, ma io ascolto sempre, magari è lui che cerca di imporre la propria verità che in realtà è un'opinione» così ha detto la Ventura della decisione dello scrittore di lasciare L'isola dei Famosi. «Per gli altri naufraghi - ha spiegato - sembra sia stata una liberazione. Ci divertiremo lo stesso». 


A proposito di Aldo Busi

Aldo Busi è uno dei più discussi autori italiani. Discusso anche da quelli che non lo hanno letto e che rimangono affascinati, scioccati, innervositi, sbalestrati o conquistati dalle sue apparizioni in TV.
È nato in una famiglia modesta. Non sopporta a lungo la vita con papà e mamma e se ne va di casa a quattordici anni, facendo i lavoretti che trova, in alberghi e ristoranti. Tre anni dopo la laurea, il suo esordio, Seminario sulla gioventù, (1984), è un successo di critica e di pubblico. Successo che però Busi non coltiva, anzi, manda in malora con i suoi atteggiamenti spregiudicati e ironici. Un pubblico fanatizzato continua a seguirlo - basti dire che i suoi libri sono tradotti (male, secondo lui, ed è comprensibile visto il suo stile) in undici lingue - ma i critici cominciano a prendere le distanze e a ignorarlo. Questo naturalmente non arresta la sua produzione che si fa sempre più palesemente indipendente da regole, dettami e remore. Le sue prese di posizione - che dal punto di vista genericamente politico ci sono molto congeniali - allontanano da lui gli accademici e i distributori di premi, i benpensanti e i consacrati. Insomma Busi è uno scrittore che va contro corrente per istinto e partito preso, sfruttando al massimo i doni letterari che madre natura gli ha concesso, la sua intelligenza ironica e affilata, e anche, bisogna pur ammetterlo, la puzza di zolfo diabolico che si lascia dietro. Iconoclasta, spregiudicato, arrogante e sincero, Busi è un caso da sottoporre al vaglio del tempo. ...
Annamaria... a dopo

mercoledì 17 marzo 2010

METEO..e non solo



http://digilander.libero.it/memoliy/divisore10.gif






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ANTOLOGIA DEL TANGO

http://dancingbrush.com/images/tango.gif


"La Cumparsita"
Testo di Contursi
Musica di Matos Rodríguez
(versione del 1924)
La prima versione del brano fu scritta da Contursi, con musica di Gerardo Matos Rodríguez, studente sedicenne di Montevideo.
Roberto Firpo, che si esibiva con la sua orchestra al caffè "La Giralda", registrò per la prima volta il pezzo nel 1916.
Il successo ottenuto a Montevideo, come pure a Buenos Aires, portò ad una enorme proliferazione di versioni, con infiniti aggiustamenti, miglioramenti , variazioni stilistiche. Alcuni collezionisti posseggono più di centocinquanta versioni diverse de "La Cumparsita", ed i direttori SADAIC assicurano che continua ad il brano che ha raccolto più diritti d'autore nella storia del tango.
Nel 1924 Carlo Gardel registrò il testo scritto da Contursi e Maroni col titolo "Si superias". Poiché egli non aveva mai avuto l'autorizzazione dagli autori, nacque una lunga disputa legate. Dal punto di vista artistico la versione di Gardel presenta intuizioni estetiche che la rendono molto diversa da quella piuttosto lacrimosa di Matos Rodriguez. Nel 1927 Carlos Gardel tornò a registrarla con le nuove apparecchiature elettriche, accompagnato dai chitarristi Ricardo e Barbieri.
Comunque si deve a quella particolare commistione di culture presenti nel Rio de la Plata, la nascita di questa forma di tango ad opera di G.M. Rodriguez, studente di appena sedici anni e con modeste conoscenze musicali. 
 http://www.distonia-aragon.org/foro/getfile.php/alda_alda/219/tango.gif
LA CUMPARSITA poesia di Celedonio Flores

Versione italiana
Chiedo il permesso signori
questo tango, questo tango parla per me
e la mia voce tra i suoi suoni dirà
dirà perchè canto così...
Perchè quando ero piccolo
perchè quando ero piccolo mi cullava un tango
la canzone materna per chiamare il mio sonno
e ascoltavo i lamenti dei bandoneones
sotto il pergolato del mio vecchio patio
perchè vedevo la sfilata delle crudeltà
con i miei poveri occhi piangenti e aperti
e nella triste stanza dei miei buoni vecchi
la povertà cantò la sua canzone d'inverno
e io sono cresciuto nel tango,
modellato dal fango, dalla miseria
dalle amarezze che dà la povertà
dal pianto materno. Dalla ribellione
di chi è forte ma deve
incrociare le braccia quando viene la fame
e io sono cresciuto nel tango
perchè il tango è maschio
perchè il tango è forte.
Ha odore della vita
ha il sapore della morte.
Perchè ho amato molto
e perchè mi hanno ingannato
e ho passato la vita morsicando sogni
perchè sono un albero che non ha mai dato frutti
perchè sono un cane che non ha padrone
perchè nutro odi che non ho mai detto
perchè quando amo
perchè quando amo mi dissanguo in baci
perchè ho amato tanto e non mi hanno amato
per questo canto con tanta tristezza
per questo...
 http://img338.imageshack.us/img338/5987/jackvettrianotango2zr9.jpg
ANNAMARIA...a dopo

martedì 16 marzo 2010

METEO...e non solo


DEDICATO A CHI FA SOFFRIRE IL PROSSIMO!!

 


altro vaffanculo (è liberatorio) in uno sketch  del mitico trio Aldo Giovanni e Giacomo, tratto dal film" Tre Uomini e Una Gamba"



Hoppa, il "cane a rotelle"

Il cane Hoppa, storia d'amore o accanimento terapeutico?

 Fino a che punto è generosità, affetto, amore e fino a che punto è egoismo, cattiveria, accanimento terapeutico? Questa volta la domanda è all’inizio e non in fondo, ma cambia poco. Molti che hanno seguito la vicenda di Hoppa se lo sono chiesti e quindi è giusto perdere qualche minuto a rifletterci sopra.
Ma veniamo, prima di tutto, a chi è Hoppa . Hoppa è un cane bastardino di quattro anni che ha avuto la triste sorte di nascere privo delle due zampe anteriori, una malformazione piuttosto rara, ma molto grave. Nonostante la disabilità il suo proprietario non lo ha fatto sopprimere, come il veterinario che lo aveva visitato aveva consigliato, ma ha tentato di tenerlo fino a quando si è reso conto che stava diventando un’impresa troppo ardua per sè e per il cane.
A questo punto l’idea dell’eutanasia prendeva decisamente piede. La sua storia però è venuta a conoscenza di Avi Kozi, presidente dell’Ente per la Protezione degli Animali israeliano, il quale lo ha adottato e portato a casa sua dove Hopppa si è trovato assieme a una mezza dozzina di fratelli sfortunati, tutti recuperati feriti, più o meno gravemente, in mezzo alla strada. Avi si è poi rivolto alla facoltà di veterinaria dell’università di Tel Aviv, città dove Hoppa è nato, chiedendo aiuto a docenti e studenti.
Un ingegnoso studente, Nir Shalom, che già in passato aveva costruito ardite protesi per cani e gatti, si è messo al lavoro e, dopo poco tempo, dalle sue mani è uscito un particolare carrello, in grado di far camminare Hoppa, anche se ovviamente in modo innaturale. Si tratta di una sorta di ”giubbotto a rotelle” che potete trovare fotografato ormai dappertutto su Internet, applicato al cucciolo. La storia di Hoppa infatti ha girato il mondo.
Ora i veterinari e lo studente ingegnoso stanno studiando alcune protesi che potrebbero donare un’andatura quasi naturale a Hoppa, affrancandolo da quel dispositivo ingegnoso, ma speriamo transitorio, che lo ha fatto diventare ormai famoso in tutto il mondo come “the roller dog”. Avi ha affermato a una TV locale che, se anche le protesi non funzionassero, Hoppa è felice lo stesso di “camminare “ con le sue rotelle e “penso” ha detto” che la speranza di qualunque cane sia quella di avere affetto e attenzione in ogni momento della sua vita da parte del proprio padrone.”
 Conosco almeno due cani in simili condizioni: un piccolo Yorkshire che da anni viaggia sul suo carrellino a rotelle apparentemente felicissimo di stare al mondo e un Pointer, rimasto paralizzato, che il cacciatore ha voluto tenere in vita portandolo a passeggiare in mezzo ai prati con una robusta fascia che gli solleva il di dietro. E allora si torna alla domanda iniziale. E’ giusto? E’ sbagliato? Vale la pena? E’ eccessivo? ...

Annamaria...a dopo

ho trovato solo un video in inglese, comunque potete vedere la felicità di hoppa