IL RITO DELLA STELLA DEL BRESCIANO
La Stella Cometa è il tema principale di un antico rito che si svolgeva in alcune zone montane della Lombardia, che purtroppo sta cadendo in disuso.
Secondo una tradizione agricola che è diffusa in tutto l'arco alpino della provincia di Brescia, l'Epifania è celebrata con il rito della "Stella".
Questa tradizione è ancora in uso in molti centri, in una zona delle valli bresciane, compresa tra la bassa Val Trompia e il lago di Garda, e in particolare riguarda alcuni centri della Valvestino, come Magasa, Vico di Campovalle, e intorno al lago d'Idro, come Lemprato, Idro, Brozzo, Crone, Treviso Bresciano. Il canto della Stella viene eseguito a tarda sera da un coro maschile, composto di giovani e adulti, ma non da bambini, eventualmente con accompagnamento musicale, in alcuni paesi si usa la fisarmonica, o chitarra e mandolino, due violini, o due chitarre, o anche clarinetto contrabbasso e mandolino.
Un componente del coro è incaricato di reggere un'asta, alla cui sommità è fissata una struttura a forma di stella a quattro o cinque punte, che è ricoperta di carta. La stella di carta è illuminata all'interno, un tempo mediante una candela, oggi con una lampadina collegata ad una batteria, e viene messa in movimento e fatta girare tramite una cordicella. Da qui prende il nome la caratteristica manifestazione. A Lemprato è tradizione che la stella contenga anche un presepio di carta ritagliata.
Alcuni dei cantori, oppure altre persone che li seguono, portano dei cestini dove saranno raccolti i doni.
Solamente in un paese, a Lavenone, un piccolo comune con circa 600 abitanti, tre dei cantori erano abbigliati da re Magi, con corone di cartone e mantelli, e uno con la faccia tinta di nero.
Il coro esegue una strofa del canto, detta "Punto", davanti ad ogni casa, ma a Treviso Bresciano la "Stella" viene cantata interamente ad ogni crocevia del piccolo centro.
Il gruppo gira fino a tarda sera per le vie del paese eseguendo il canto della "Stella", ricevendo, in cambio della prestazione, regali in natura, come formaggio, farina gialla, vino oppure denaro, che viene usato per una cena collettiva.
In tutti i paesi però manca una qualsiasi richiesta esplicita di doni, così come mancano formule di imprecazione all'indirizzo di chi non ha dato nulla, tipico di molti canti di questua. La raccolta è comunque abbastanza sostanziosa e questo potrebbe rappresentare uno dei motivi della conservazione di questa cerimonia.
I doni ricevuti in cibarie servono per una cena comune, la sera dell'Epifania, in cui il piatto tipico è solitamente costituito dalla polenta taragna, e cioè mescolata con molto formaggio.
La metà dei proventi ricevuti in denaro è generalmente consegnata al parroco del paese per scopi benefici. Questo è praticamente l'unico legame tra la cerimonia della Stella e l'autorità ecclesiastica locale.
La Stella viene cantata anche nei paesi vicini che non possiedono una propria tradizione di canto. Magasa è un piccolo centro con 189 abitanti nell'ultimo censimento del 2001, posto a 970 metri di altitudine, e i suoi cantori raggiungono anche Mandria, Armo, Moerna e Turano, mentre un tempo quelli di Anfo si recavano a Bagolino e a Ponte Caffaro. Questo avviene nelle sere tra Santo Stefano e la vigilia dell'Epifania. In quest'ultima sera la Stella viene eseguita nel paese stesso del coro.
I testi della Stella sono rappresentati in copie manoscritte, in possesso di privati, trascritte dalla tradizione orale e presentano delle diversità da paese a paese. I Re Magi parlano accennando al loro viaggio e all'adorazione del Bambin Gesù, descrivono l'arrivo a Betlemme sino alla strage degli innocenti.
Annamaria... a dopo
Bello, bellissimo.
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