Una bellissima lettera segnalata dalla nostra cara amica Caterina.
Ciao piccolo, quando, acceso il monitor tridimensionale della tua stanza, leggerai queste mie sconclusionate righe sarai già grande, ed io , probabilmente, un pessimo concime per la terra. Ho pensato quindi fosse bene farti avere notizie di prima mano su come sono andate le cose tra noi, prima che Domineddio, sempre così incazzato e imprevedibile, decida di togliermene, insieme al tempo e ai giorni, l'occasione, e soprattutto l'opportunità.
Come infatti saprai, avendo ormai percorso gran parte del mio stesso cammino, chiacchiere e maldicenze vanno prese con le pinze, e non sempre si può contare sui propri ricordi, specie quelli di una, più o meno, rimpianta infanzia, sempre così indefiniti e inclini a perdersi nel sogno.
Veniamo, dunque, al nocciolo della questione. Ho idea possa esserti apparso come un papà sempre troppo nervoso, innegabilmente distratto e ben poco presente, ma questo è quello che capita a quasi tutte noi teste grigie, con scarsi mezzi e folta prole al seguito, è il nostro ruolo del resto… a meno che non si abbia un posto fisso in banca o al ministero, e uno stipendio, congruo e certo, a fine mese.
Qualche volta sarò stato pure stronzo, l'ammetto, ma fossi in te m'abituerei fin d'ora per quando sarà il tuo turno. Se t'ho inquadrato bene, infatti, e non so dirti se per disgrazia o per fortuna, tu mi somigli alquanto, temo pertanto che finirai per seguire le mie orme, più per scelta che per obbligo, bada bene, ritrovandoti un giorno a guadagnarti il pane pezzo per pezzo, svezzando così figli, magari pure tanti, senza una busta paga e con la neve in tasca.
Te lo consiglio, tesoro, non ti ci vedo proprio a scattare sull'attenti e timbrare un cartellino, animo troppo inquieto il tuo… è vero, è dura, ma ogni banconota guadagnata te la sarai sudata. Non dovrai ringraziare nessuno, nessuno, e non è poco, potendo così passare a testa alta, tra chi, a reddito fisso e spesato di tutto, t’avrà chiamato, a suo tempo, ladro ed evasore.
Pupazzetti, stella mia, disegnati pure male, bisogna capirli, se gran parte di loro è brava gente che, rimboccate le maniche, lavora duro, un 'altra, sia pur modesta, fetta, la più arrogante, scalda soltanto una sedia, in genere la stessa per non meno di trent'anni, rompendo, per di più, pure i coglioni…
Non sarò il migliore dei padri, non pretendo tanto, ma non sono poi tanto male, e, a dirla tra me e te, in giro c'è di peggio, io, se non altro, non faccio figli e figliastri e quando mi comporto da stronzo, si vede lontano un miglio, non è mai un fatto personale, né dura a lungo.
Di me rammenterai le tempie grigie, del resto, quando sei venuto al mondo la mia chioma corvina era già un lontano ricordo. Rievocherai la mia presenza quando attraverserai le vie del centro, e sentirai la mia voce elettrizzata che ti esorta ad alzare lo sguardo, per osservare il suggestivo profilo dei palazzi di via del Tritone e dintorni, appena ritagliati dall'azzurro del cielo di Roma.
Non so quanto farò ancora per te da qui in avanti, dipenderà dal vestito che la vita vorrà cucirmi addosso, ma stai pur certo che, in un modo o nell'altro, avrei voluto fin d'ora fare molto di più… certo, comunque, che saprai cavartela alla grande, anche senza il mio modesto aiuto. Le mamme sono fatte per rincuorare, i padri, in genere, per rompere l'incanto. E' un ruolo che assumo volentieri, perché, ne sono certo, è il solo modo per farti crescere senza tante paturnie e grilli per la testa, sottraendo così materiale d'analisi, e non pochi quattrini, a strizzacervelli schizzati e in crisi d'astinenza. Se poi dovessi fare il botto a un certo punto, be', pazienza… non credere d'averne l'esclusiva, è capitato, capita e capiterà ancora a tanti, per cui vedi di rialzarti… e senza fare tante storie. Ho sempre pensato non serva mostrare il proprio amore, quando sa farlo benissimo da sé, e bravi ometti come noi, stellina santa, non hanno, né avranno mai, bisogno di conferme. Quando si gioca a scacchi, l'hai visto pure tu…. 'azzo, m'hai pure battuto… son cento volte più importanti le torri, tetragone e massicce, che un paio di cavalli imbizzarriti, che sanno solo scartare, scalciare e dare di matto.
Da giorni piove, una pioggia insistente che ingrigisce tutto e martella le finestre, ma ricorda che oltre lo sconforto di una giornata come questa c'è il verde intenso dell’erba di un giardino, devi soltanto aspettare che venga primavera, là fuori e dentro di te, un vento caldo che spazzerà via ogni minuscolo frammento di quotidiana indifferenza.
D’altra parte sei un ragazzino in gamba, al momento di questo mio sproloquio non hai ancora dieci anni e già non ricordo più l’ultima volta che hai pianto, non ci fare la bocca però, qualche stronza lungo il viaggio la incontrerai di sicuro, saranno notti d’estate, notti di luna, tutto quel che dovrai fare è cercare di attraversarle indenne… o almeno provarci. Finché non troverai la donna giusta, quella con cui condividere prima la passione e poi la tenerezza, fino a sedersi vicini, spiando, senza mai farsene accorgere, l'uno le rughe sul volto dell'altra, cercando i segni che da un anno all'altro incide il tempo.
Ormai sarai lontano, abiterai le stanze di un altro appartamento, ma forse, di tanto in tanto, verrai a trovare queste. Ti lascio solo, a confronto con l'emozione di tornare in una casa che è stata la propria. La memoria affiora a contatto con ogni singolo mobile, ogni più piccolo oggetto, la piega della tenda, le sedie poste asimmetriche intorno al tavolo del salone. Ad accoglierti, ancora e sempre , quel particolare taglio d'ombra nell'angolo della porta del bagno. Ricordi? Ti faceva tanta paura.
La luce filtra da una fessura nella persiana rotta, la stessa luce di tanti anni prima. Con un gesto meccanico apri il cassetto del mobile della tua vecchia cameretta, è vuoto, eppure ci vedi le felpe e i pantaloncini d'allora. Dalla cucina l’acciottolio delle stoviglie, mamma sta preparando la cena, dalla sala da pranzo il sordo ronzio di un televisore sempre acceso, dalle stanze dei fratelloni il frastuono di quelle epiche battaglie a colpi di joystick alle quali volevi tanto partecipare… tutto questo in un assordante silenzio.
Ed ora torna a casa, quei suoni non sono scomparsi, si alzano ancora, ma altrove, accompagnano i gesti di tua moglie mentre rassetta, e quelli di tuo figlio mentre rovista tra i pixel di un computer, cercando tracce di vita di un vecchio nonno pazzo. E allora, dal silenzio dell'oblio, la casa dei ricordi emergerà di nuovo, come un'isola che stavolta c'è… o, almeno, c'è stata.
M. TIDDI
Complimenti all'autore, una lettera profonda e piena di amore, grande amore che fa commuovere .
Un padre eccezionale e il suo piccolo è veramente fortunato, non tutti i padri provano sentimenti così profondi e non tutti i padri riescono a dialogare con i figli sia pure attraverso una lettera stupenda come questa.
Mi ha ricordato mio padre che è sempre presente e vicino nonostante non ci sia più da qualche anno.
Annamaria...a dopo
Ciao piccolo, quando, acceso il monitor tridimensionale della tua stanza, leggerai queste mie sconclusionate righe sarai già grande, ed io , probabilmente, un pessimo concime per la terra. Ho pensato quindi fosse bene farti avere notizie di prima mano su come sono andate le cose tra noi, prima che Domineddio, sempre così incazzato e imprevedibile, decida di togliermene, insieme al tempo e ai giorni, l'occasione, e soprattutto l'opportunità.
Come infatti saprai, avendo ormai percorso gran parte del mio stesso cammino, chiacchiere e maldicenze vanno prese con le pinze, e non sempre si può contare sui propri ricordi, specie quelli di una, più o meno, rimpianta infanzia, sempre così indefiniti e inclini a perdersi nel sogno.
Veniamo, dunque, al nocciolo della questione. Ho idea possa esserti apparso come un papà sempre troppo nervoso, innegabilmente distratto e ben poco presente, ma questo è quello che capita a quasi tutte noi teste grigie, con scarsi mezzi e folta prole al seguito, è il nostro ruolo del resto… a meno che non si abbia un posto fisso in banca o al ministero, e uno stipendio, congruo e certo, a fine mese.
Qualche volta sarò stato pure stronzo, l'ammetto, ma fossi in te m'abituerei fin d'ora per quando sarà il tuo turno. Se t'ho inquadrato bene, infatti, e non so dirti se per disgrazia o per fortuna, tu mi somigli alquanto, temo pertanto che finirai per seguire le mie orme, più per scelta che per obbligo, bada bene, ritrovandoti un giorno a guadagnarti il pane pezzo per pezzo, svezzando così figli, magari pure tanti, senza una busta paga e con la neve in tasca.
Te lo consiglio, tesoro, non ti ci vedo proprio a scattare sull'attenti e timbrare un cartellino, animo troppo inquieto il tuo… è vero, è dura, ma ogni banconota guadagnata te la sarai sudata. Non dovrai ringraziare nessuno, nessuno, e non è poco, potendo così passare a testa alta, tra chi, a reddito fisso e spesato di tutto, t’avrà chiamato, a suo tempo, ladro ed evasore.
Pupazzetti, stella mia, disegnati pure male, bisogna capirli, se gran parte di loro è brava gente che, rimboccate le maniche, lavora duro, un 'altra, sia pur modesta, fetta, la più arrogante, scalda soltanto una sedia, in genere la stessa per non meno di trent'anni, rompendo, per di più, pure i coglioni…
Non sarò il migliore dei padri, non pretendo tanto, ma non sono poi tanto male, e, a dirla tra me e te, in giro c'è di peggio, io, se non altro, non faccio figli e figliastri e quando mi comporto da stronzo, si vede lontano un miglio, non è mai un fatto personale, né dura a lungo.
Di me rammenterai le tempie grigie, del resto, quando sei venuto al mondo la mia chioma corvina era già un lontano ricordo. Rievocherai la mia presenza quando attraverserai le vie del centro, e sentirai la mia voce elettrizzata che ti esorta ad alzare lo sguardo, per osservare il suggestivo profilo dei palazzi di via del Tritone e dintorni, appena ritagliati dall'azzurro del cielo di Roma.
Non so quanto farò ancora per te da qui in avanti, dipenderà dal vestito che la vita vorrà cucirmi addosso, ma stai pur certo che, in un modo o nell'altro, avrei voluto fin d'ora fare molto di più… certo, comunque, che saprai cavartela alla grande, anche senza il mio modesto aiuto.
Le mamme sono fatte per rincuorare, i padri, in genere, per rompere l'incanto. E' un ruolo che assumo volentieri, perché, ne sono certo, è il solo modo per farti crescere senza tante paturnie e grilli per la testa, sottraendo così materiale d'analisi, e non pochi quattrini, a strizzacervelli schizzati e in crisi d'astinenza. Se poi dovessi fare il botto a un certo punto, be', pazienza… non credere d'averne l'esclusiva, è capitato, capita e capiterà ancora a tanti, per cui vedi di rialzarti… e senza fare tante storie.
Un bell'esempio di letteratura, con punte di amarezza e pessimismo, ma anche di autoironia, simpatia e affetto. E' il racconto di un padre vero, come ne ce sono tanti in questo mondo, che ha sbarcato il lunario, ha ricevuto gioie e dolori, se n'è fatta una ragione e ha proseguito il cammino, un cammino di dignità e serietà. La lettera al figlio mette i problemi con i piedi per terra, senza edulcorare niente ma anche senza farlo disperare (non hanno bisogno di disperazione i nostri ragazzi). In conclusione, una cosa bella. Bravo, Tiddi, purtroppo non posso chiamarti per nome perché non l'hai messo.
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