Fuori forma un alunno su tre nella fascia 6-11 anni. Nonostante la dieta mediterranea, allarme obesità
Merenda di metà mattina troppo abbondante, poca frutta, attività fisica insufficiente Un milione di bambini con problemi di peso Fuori forma un alunno su tre nella fascia 6-11 anni. Nonostante la dieta mediterranea, allarme obesità
Scattiamo una fotografia della situazione, secondo i dati raccolti dall’ «International Obesity Task Force»: i bambini in età scolare obesi o sovrappeso nel mondo sono 155 milioni, ovvero uno su dieci. Di questi, 30-45 milioni sono classificati tra gli obesi, il che significa il 2-3% dei ragazzi in età compresa tra i5 e i 17 anni. In Europa il problema dell’obesità infantile è sempre più diffuso: ogni anno negli Stati membri dell’Unione Europea circa 400 mila bambini sono considerati soprappeso e oltre 85 mila obesi. Per quanto riguarda la sola obesità giovanile, oggi la prevalenza in Europa risulta essere 10 volte maggiore rispetto agli anni Settanta.
Il problema dell’obesità e del sovrappeso nei bambini ha acquisito un’importanza crescente anche in Italia, sia per le implicazioni dirette sulla salute del bambino, sia perché rappresenta un fattore di rischio per l’insorgenza di patologie in età adulta. Oggi, su 100 bambini della classe terza elementare quasi 24 sono in sovrappeso (23,6%) e oltre 12 sono obesi (12,3%). Complessivamente si stimano oltre un milione e centomila bambini italiani, tra i sei e gli undici anni, con problemi di obesità e sovrappeso: più di un bambino su tre.
Quali le cause? Claudio Maffeis, pediatra dell’università degli studi di Verona, ha stilato un rapporto per il «Barilla Center for Food Nutrition», organismo creato all’inizio del 2009 come centro di pensiero e proposte dall’approccio multidisciplinare per affrontare il mondo della nutrizione e dell’alimentazione mettendolo in relazione con le tematiche a esso correlate: economia, medicina, nutrizione, sociologia, ambiente. Organismo garante del Barilla Center for Food Nutrition è l’Advisory board, composto da Barbara Buchner, ricercatrice presso l’International Energy Agency di Parigi (Iea); Mario Monti, economista; Gabriele Riccardi, endocrinologo; Camillo Ricordi, diabetologo; Joseph Sassoon, sociologo; Umberto Veronesi, oncologo.
Scrive Maffeis nel rapporto: «È evidente la grande diffusione tra i bambini di abitudini alimentari che non favoriscono una crescita armonica e che predispongono all’aumento di peso, specie se concomitanti. In particolare, emerge che l’11% dei bambini non fa colazione; il 28% la fa in maniera non adeguata; l’82% fa una merenda di metà mattina troppo abbondante (oltre 100 calorie); il 23% dei genitori dichiara che i propri figli non consumano quotidianamente né frutta né verdura». Da qui indicazioni utili anche per l’industria alimentare. Anche i dati raccolti sull’attività fisica sono poco confortanti: solo un bambino su 10 fa attività fisica in modo adeguato per la sua età e uno su 4 non ha svolto attività fisica il giorno precedente l’indagine. La metà dei bambini, inoltre, possiede un televisore in camera propria. Aggiunge Renata Lorini, pediatra dell’università di Genova: «La percezione del problema da parte dei genitori, infine, sembra essere inversamente proporzionale alla frequenza statistica del peso in eccesso: quattro mamme su dieci di bimbi in sovrappeso non ritengono che il proprio figlio abbia un peso eccessivo rispetto all’altezza».
La European association for the study of diabetes (Easd) e la Federazione diabete giovanile riconoscono la prevenzione e il trattamento dell’obesità come «il più importante problema di salute pubblica in tutto il mondo». Oltre alla rilevanza sanitaria, infatti, l’obesità e il sovrappeso generano anche un significativo effetto negativo sui costi della sanità.
Molto interessanti appaiono i risultati di un recente studio condotto su giovani americani di età compresa tra i6 e i 19 anni negli anni 2002 e 2005 e basato sui dati di un’importante indagine statistica nazionale (Medical expenditure panel survey, Meps). Che cosa è emerso? I soggetti «classificati» obesi in entrambi gli anni hanno generato maggiori costi sanitari: 194 dollari in più per visite ambulatoriali, 114 dollari in più per prescrizione di farmaci e 12 dollari in più per prestazioni d’emergenza rispetto ai bambini con peso normale. Estrapolando i dati per l’intera popolazione si può dire che obesità e sovrappeso tra i giovani causano costi incrementali per il sistema sanitario americano di 14,1 miliardi di dollari l’anno per visite ambulatoriali, farmaci emedicina d’urgenza.
Molto interessanti appaiono i risultati di un recente studio condotto su giovani americani di età compresa tra i6 e i 19 anni negli anni 2002 e 2005 e basato sui dati di un’importante indagine statistica nazionale (Medical expenditure panel survey, Meps). Che cosa è emerso? I soggetti «classificati» obesi in entrambi gli anni hanno generato maggiori costi sanitari: 194 dollari in più per visite ambulatoriali, 114 dollari in più per prescrizione di farmaci e 12 dollari in più per prestazioni d’emergenza rispetto ai bambini con peso normale. Estrapolando i dati per l’intera popolazione si può dire che obesità e sovrappeso tra i giovani causano costi incrementali per il sistema sanitario americano di 14,1 miliardi di dollari l’anno per visite ambulatoriali, farmaci emedicina d’urgenza.
Diretta conseguenza di sovrappeso e obesità, dei disturbi metabolici o dismetabolismi giovanili, è il diabete precoce con tutte le conseguenze. Il diabete di tipo II, quello che un tempo veniva classificato come senile, oggi sembra avere abbassato l’età anagrafica della sua comparsa. A Roma, nell’ultima edizione di Changing Diabetes Barometer Project, Anil Kapur, managing director della World Diabetes Foundation, ha sottolineato: «Le stime riguardanti i costi globali dell’healthcare — prevenzione, trattamento del diabete e delle sue complicanze— si attestano per il 2010 intorno a 376 miliardi di dollari, mentre nel 2030 questo numero è destinato a superare i 490 miliardi di dollari». Tutto ciò senza calcolare i costi per malattie cardiovascolari e ictus, comprese le disabilità indotte, che con sovrappeso e obesità sono strettamente collegate. La roadmap di Changing Diabetes prevede, in Italia, una «rete di collegamento» in grado di armonizzare dati ed evidenze relative allo stato del diabete a livello locale, favorendo così lo sviluppo di un piano di azione nazionale coerente ed efficace e di un sistema di cura uniforme e integrato su tutto il territorio, ponendosi come una guida reale per le Regioni. A partire dai primi anni di vita.
Perché è nei primi due anni che si segna il destino metabolico futuro. È questo il momento in cui un’iperalimentazione, oltre a causare un aumento di volume delle cellule adipose (ipertrofia), determina anche un aumento del loro numero (iperplasia). Ed è il momento che favorisce l’obesità in età adulta, oltre a una difficoltà a scendere di peso o a mantenerlo nei limiti. Questo per l’impossibilità a eliminare gli adipociti maturi una volta completata la loro differenziazione.
Quindi, a conti fatti, la cultura della corretta alimentazione pesa più della genetica. E forse nei Paesi occidentali è proprio quella cultura a scarseggiare.
Quindi, a conti fatti, la cultura della corretta alimentazione pesa più della genetica. E forse nei Paesi occidentali è proprio quella cultura a scarseggiare.
I disturbi del comportamento alimentare
Sono patologie caratterizzate da alterazioni di tipo psicologico nel rapporto con il cibo
I disturbi del aomportamento alimentare comprendono un insieme di patologie caratterizzate da alterazioni di tipo psicologico nel rapporto con il cibo. Le principali sindromi sono: l’ Anoressia Nervosa , la Bulimia Nervosa ed i Disturbi del Comportamento Alimentare Non Altrimenti Specificati . Anoressia Nervosa e Bulimia Nervosa sono patologie gravi a cui sono generalmente associati altri disturbi psichiatrici e complicanze mediche. Sono comunque patologie curabili e guaribili, importante è farsi seguire da esperti nel momento in cui insorgono i primi sintomi. L’incidenza e la prevalenza di questi quadri clinici hanno una netta prevalenza femminile soprattutto nella fascia a rischio (14-20 anni). In Italia troviamo ogni 200 donne un caso di Anoressia Nervosa, 2 casi di Bulimia Nervosa e circa 12 casi di Disturbi del Comportamento Alimentare Non Altrimenti Specificati. I casi maschili sono più limitati (1 uomo ogni 10 donne).
Gli «altri» disturbi del comportamento alimentare
Sono quelli definiti come «non altrimenti specificati»
Ai due disturbi più noti del comportamento alimentare (anoressia nervosa e bulimia nervosa) si aggiungono i Disturbi del Comportamento Alimentare Non Altrimenti Specificati fra i quali il Disturbo di Alimentazione Incontrollata, in inglese Binge Eating Disorder, sta acquistando un’importanza crescente per i suoi legami con l’obesità. Quest’ultimo è stato descritto per la prima volta da Stunkard nel 1959, caratterizzato dal consumo di ampie quantità di cibo in un breve periodo. Riguarda circa il 20-30% dei soggetti obesi.COME RICONOSCERLI
Per il sesso femminile tutti i criteri richiesti per la diagnosi di Anoressia Nervosa in presenza di un ciclo mestruale normale. Tutti i criteri di Anoressia Nervosa sono soddisfatti e, malgrado la significativa perdita di peso, il peso attuale risulta nella norma. Tutti i criteri della Bulimia Nervosa risultano soddisfatti, tranne il fatto che le abbuffate e le condotte compensatorie hanno una frequenza inferiore a due episodi alla settimana per tre mesi. Soggetti di peso normale che si dedicano regolarmente ad inappropriate condotte compensatorie dopo aver ingerito piccole quantità di cibo (per es. induzione del vomito dopo aver mangiato due biscotti). Soggetti che ripetutamente masticano e sputano, senza deglutire, grandi quantità di cibo.
Disturbo da Alimentazione Incontrollata: ricorrenti episodi di abbuffate in assenza delle regolari condotte compensatorie tipiche della Bulimia Nervosa
Criteri diagnostici per il Disturbo dell’ Alimentazione Incontrollata (Binge Eating Disorders)
Ricorrenti episodi caratterizzati da perdita di controllo alimentare.
Un episodio è caratterizzato da entrambe le seguenti manifestazioni: Mangiare in un lasso di tempo limitato (per es due ore) una quantità di cibo che è certamente più abbondante di quella che la maggior parte delle persone consumerebbe in un periodo simile ed in simile circostanze. Una sensazione di perdita di controllo sull’assunzione di cibo durante l’episodio (per es. sentire che uno non può smetter di mangiare, o controllare quanto o quello che mangia). Gli episodi sono associati con tre (o più) delle seguenti caratteristiche: Mangiare molto più rapidamente del normale. Mangiare fino a sentirsi sgradevolmente pieni. Mangiare grandi quantità di cibo quando non si è affamati. Mangiare da soli per evitare l’imbarazzo di quando si mangia. Sentirsi disgustati con se stessi, depressi o molto in colpa dopo aver mangiato.
Notevole sofferenza relativa al comportamento alimentare. Il Disturbo da Alimentazione Incontrollata si manifesta, in media, almeno due giorni alla settimana per sei mesi. Il Disturbo da Alimentazione Incontrollata non si associa con l’uso regolare di condotte compensatorie inappropriate (per es. uso di lassativi, digiuno, eccessivo esercizio fisico) e non si manifesta esclusivamente durante il decorso di Anoressia Nervosa o Bulimia Nervosa.
A CHI RIVOLGERSI
Nel momento in cui ci si rende conto di soffrire di un Disturbo del Comportamento Alimentare sarebbe opportuno rivolgersi al proprio medico oppure ad un centro specializzato nei Disturbi dell’Alimentazione. E’ bene ricordare che un Disturbo del Comportamento Alimentare esprime un disagio psicologico che tuttavia si può riflettere anche gravemente sulla salute fisica. La diagnosi deve essere fatta da uno specialista, possibilmente uno psichiatra, meglio se con specifica formazione nel campo dei disturbi dell'alimentazione. I Centri di Salute Mentale dovrebbero poter offrire informazioni in proposito.
ANNAMARIA...a dopo
Sempre molto interessanti i tuoi servizi, Caterina.
RispondiElimina