3-5-25 Sono numeri per il lotto? Fate voi. Per me sono gatti. I miei gatti. I primi tre vivono in casa. Due, più vecchietti, ex orfanelli. Una, più giovane, trovatella. Uno è maschio, senza un occhio. Vedeste quanto è buffo se ti vuole guardare diritto. Semplicemente non può. Allora assume una posa tutta sua, reclina il capo e il suo occhio ti fissa e non ti lascia. Salta, poi, su di te e sta’ sicuro che non c’è forza al mondo che possa allontanarlo. Io sono suo e di nessun altro. Le sorelle lo sanno e non ci provano. La seconda, è una filosofa, capisce tutto. Come si suol dire, tu le puoi parlare. E, in effetti, la guardi, le dici di avvicinarsi, si siede vicino a te, e il colloquio inizia, lungo o breve che sia, a seconda delle necessità. Lei t’ascolta, capisce, e con un cenno del capo ti dice che va bene o no, ma tutto finisce con la solita carezza. Al prossimo colloquio! La piccola piagnucola per ogni dove fino a quando non l’hai presa in braccio o non le hai dato una pulitina al suo folto manto. Ha occhi belli e giallissimi.
I miei gatti. Qualche incidente potrebbe capitare con le due canarine che stanno di là. Una volta l’ho trovata, Pauline, appoggiata per lungo sulla gabbia. Ma non è successo nulla di grave. Mosé e Nicoletta, niente. A uno, due chilometri da casa, altre due mie gatte, Sarah e Lilletta. Due furbette che lévati. Padrone assolute di un grande terrazzo, fanno, se le circostanze lo permettono, una caccia spietata agli uccellini. Li ho visti qualche volta, povere vittime di una natura senza crudeltà. Ma belle, belle, le gatte, anche se assassine. Dai grandi manti colorati, unici, dico, perché originali, non di tutti i gatti. Anch’esse, peraltro, trovatelle e fortunate perché hanno trovato famiglia. Quanti ce l’hanno? Questi gatti, un gatto e quattro gatte, appartengono al mio privato, fanno parte di me, ma anche quelli della casa-famiglia di cui ho parlato in Riflettiamo, quella di Vanna e Marella, sono miei. Gatti dai nomi d’accatto, sempre mutevoli perché sempre diversi i gatti. Qualcuno, più fortunato, è adottato, qualche altro, dopo breve o lunga malattia, si accomiata dal mondo. Sono forse i gatti a cui sono più affezionato e quelli, d’altra parte, che mostrano più affetto. Dovreste vederli quando vengono in braccio a farsi accarezzare, spazzolare. Quando sono con loro dico fra me: davvero il mondo è gatto. Stupidi quanti, non conoscendoli, dicono che sono diffidenti, non si affezionano, si fanno gli affari loro. Giuro che non è vero. Gatto è amore, amicizia, gioia di stare insieme.
LORENZO
Sì, mi piacciono i gatti? E' un peccato?
RispondiEliminaNessun peccato lorenzo i gatti sono accattivanti.. ne conosco solo uno ,io, ed è il gatto di mio figlio , che accudisco quando lui va via, e credo che mi sia affezionato, perche quando mi vede , si strofina fra le mia gambe, ed io mi tolgo le scarpe e lo accarezzo coi piedi, è un gioco che abbiamo sempre fatto, evidentemente a lui piace, xche' solo con me fa cosi', dice mia nuora si abbandona a pancia x aria ai miei "piedicarezze" e si bea...
RispondiEliminaI gatti fanno tenerezza, sono carini per la dimensione non tanto grande e poi non gridano molto da infastidire il vicinato, inoltre un soffice pelo e una sensibilità affettuosa verso le persone come come quella dei cani. Averlo nell'orto dietro casa dove possa fare quello che a sua vuole e anche vederlo circolare dentro casa rende felice.pino
RispondiEliminaPiccolo epilogo, che non guasta l’armonia dell’insieme.
RispondiEliminaDa quando ho scritto il racconto, Mosé, malauguratamente,è venuto a mancare, si è aggiunta un’altra gattina, che chiamo Cleopatra (Cleo), mentre la casa-famiglia si è allargata con una struttura fuori Roma.
Riassumendo, i numeri sono diventati 2-5-50.